«Il conflitto è diventato ingestibile»

Un inferno chiamato Sud Sudan La paga per i soldati sono le donne

Un inferno chiamato Sud Sudan La paga per i soldati sono le donne
Pubblicato:
Aggiornato:

Lo stupro come paga per i combattenti. È solo una delle terribili atrocità denunciate dall’Onu nel rapporto choc sul Sud Sudan, lo stato più giovane del mondo, nato il 9 luglio 2011 come 54esima nazione dell’Africa e 193esimo Paese membro delle Nazioni Unite. L'Onu ha registrato più di 1.300 segnalazioni di stupri solo in cinque mesi dello scorso anno e solo Stato d’Unità, una delle dieci aree che compongono il Paese.

 

 

Situazione tra le più orrende al mondo. Il Rapporto di 102 pagine dell’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti dell’uomo racconta di un Paese dove la situazione è tra le più orrende del mondo. Nel 2015 sono stati uccisi 10.533 civili con il consenso deliberato del governo di Juba, che secondo le Nazioni Unite è responsabile di una politica di “terra bruciata” nei confronti dell’opposizione. A leggere il rapporto vengono i brividi: quei civili sospettati di sostenere l’opposizione, tra cui bambini e disabili, vengono assassinati, bruciati vivi, soffocati in contenitori, impiccati ad alberi o tagliati a pezzi. Veri e propri crimini di guerra secondo l’Onu.

Stupro come arma di guerra. Un destino altrettanto atroce spetta alle donne. il rapporto, infatti, afferma che lo stupro è ormai diventato la prassi. Donne di tutte le età vengono stuprate con il consenso del governo per ripagare i combattenti dell’esercito, dato che lo Stato non ha i soldi per i loro salari. Alcune donne hanno spiegato di essere state prese come “spose” dai soldati e tenute come schiave sessuali in baracche, dove venivano ripetutamente violentate. «Fonti attendibili indicano che gruppi alleati al governo sono autorizzati a stuprare donne in sostituzione dei salari», si legge nel comunicato diffuso dall’Onu, che precisa che anche molti gruppi di opposizione e bande criminali attaccano donne e ragazze. L’Alto commissario per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein, nel presentare il rapporto a Ginevra, ha dichiarato che «la portata ed i tipi di violenza sessuale, in primo luogo da parte del governo delle forze SPLA (Sudan People Liberation Army n.d.r.) e le milizie affiliate, sono descritti con dettagli devastanti e spaventosi, così come l'atteggiamento quasi disinvolto, ma calcolato, di coloro che hanno massacrato civili, distrutto beni e mezzi di sussistenza».

 

 

Una nuova guerra civile. I crimini di guerra, però, non sono cosa recente in Sud Sudan. Dal 2013 il Paese è tornato nel baratro di quella guerra civile durata dieci anni che aveva portato Juba a rendersi indipendente da Kartoum. Due anni dopo la nascita del Sud Sudan, infatti, Salva Kiir Mayardit, Presidente di una nazione fortemente desiderata ma ancora tutta da costruire, ha accusato il suo ex vice Rieck Machar di aver tentato il golpe per salire al potere al suo posto. Ne è nata una nuova guerra civile che ha contrapposto l’esercito fedele al governo alle milizie ribelli del suo principale oppositore. Il risultato, finora, è stato quello di aver provocato decine di migliaia di morti e oltre due milioni di sfollati.

 

 

Miseria e morte. Il conflitto in Sud Sudan ha determinato una terribile miseria che colpisce anche i bambini. Questi, se non muoiono (135 su 1000 decedono prima dei 5 anni) o vengono uccisi, sono arruolati con la forza nelle milizie armate. I livelli di mortalità materna e infantile sono tra i più alti al mondo, il 90 percento della popolazione vive con meno di 1 euro al giorno e meno del 50 percento dei sud sudanesi ha accesso a una fonte di acqua.

Conflitto politico ed etnico. Ma la guerra è difficile da raccontare, sia per il pessimo stato in cui versano i media nazionali, sia per la difficoltà a raggiungere le zone più remote del Paese. Il New York Times, meno di un anno fa, scriveva che «lo scontro politico ed etnico tra il presidente Salva Kiir e il suo ex vicepresidente Riek Machar è arrivato a essere una delle guerre più crudeli, ingestibili e senza senso di tutto il continente africano, una di quelle che più è peggiorata senza sosta».

 

 

La componente etnica. Oltre al dato politico tra le fazioni in lotta in Sud Sudan non si deve dimenticare l’aspetto etnico, che sempre più prepotentemente ha dominato il conflitto. Salva Kiir, infatti, appartiene all’etnia Dinka, mentre Machar a quella dei Nuer, le due principali etnie che hanno monopolizzato la leadership del Paese fin dalla sua nascita, e che si sono ritenute l’anima storica dei movimenti di ribellione nonché le artefici del processo di indipendenza da Kartoum. Da quando è nato, il Sud Sudan aveva una grande sfida da vincere: quella di trasformare un territorio in una nazione della quale tutti i gruppi tribali si sentissero parte. Ma l’ha persa.

Seguici sui nostri canali