Per sorridere un po'

Per un Natale davvero atalantino basta ricordare i nomi del passato

Per un Natale davvero atalantino basta ricordare i nomi del passato
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Un destino, anche una ironica condanna: quando arriva dicembre, chi il Natale – o qualcosa di connesso – ce l’ha nel nome, viene sempre tirato in mezzo. Un po’ per scherzo, un po’ perché viene facile, un po’ perché in fondo l’Atalanta è forse il club più natalizio del lotto potendo annoverare nella sua storia una serie di nomi e cognomi adatti alle festività e capaci, messi insieme, di sommare ben oltre un migliaio di presenze con la maglia della Dea.

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Quanti sono i Natali in nerazzurro? 112, dal 1907 a oggi, più uno, che Natali (Cesare) lo faceva di cognome e nacque calcisticamente proprio qui. Ma Natale è anche un nome di battesimo, invero raro, in nerazzurro: l’ultimo fu Gonnella, il primo, e andiamo indietro di oltre sessant’anni, Natale Borsani, lombardo che all’Atalanta giocò una stagione nel 1956-'57. Per i cattolici, Natale rappresenta la nascita del Salvatore, e qualche Salvatore c’è stato anche da queste parti: Garritano il più singolare, Perrucci l’alfiere con oltre un centinaio di presenze fra il 1938 e il 1944, Molina l’ultimo, frutto del settore giovanile e meteora in prima squadra. E, visto che c’è sempre una mamma, non si può non citare Madonna (Armando e Nicola).

Il rito sostanzialmente Pagano (Biagio Pagano) dei regali Donati (Massimo), in nerazzurro ci permette di esagerare: Doni, Donadoni (Roberto, ma anche Mario) e, per chi è stato cattivo, persino Carbone (Angelo, fra il 1996 e il 1999) nel Sacco (Giovanni, atalantino fra il 1969 e il 1973). Il momento migliore per scambiarseli, i regali? Ovviamente Mezzanotte (Angelo, e andiamo indietro quasi di cent’anni). Poi, il 25, tutti a Tavola (Roberto) ad assaggiare le pietanze preparate nei Calderoni (Alex) delle nostre tradizioni, e che il Cherubin (Nicolò) custode vi protegga dai peccati di Gola (Giuseppe), e v’assista in una Gentile (Carmine) digestione delLamanna (Hugo Lamanna, qualcuno lo ricorda?). Ma guai a chi resta Magrin (Marino, sempre sia lodato), perché un Natale in Champions va festeggiato come si deve.

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