Resta l'amaro in bocca

Una nebbiosa domenica di rimpianti

Una nebbiosa domenica di rimpianti
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È iniziata con tante speranze nella nebbia, è finita con un pareggio da mangiarsi le mani. Tornando verso Bergamo, con la radiolina che snocciolava uno dopo l’altro i risultati delle dirette concorrenti, i due punti persi sul terreno del Grande Torino sembravano ancora più pesanti. La domenica dei cinquecento tifosi nerazzurri al seguito della Dea è trascorsa al freddo e al gelo dello stadio piemontese. Il catino della formazione di Mihajlovic ha rumoreggiato giusto 20 minuti per poi lasciare spazio ad un monologo bergamasco.

 

 

I panini alle sei, i bus e l’autostrada sgombra. I primi a mettersi in movimento sono stati i soliti infaticabili organizzatori de “Chei de la Coriera”. Alle sei del mattino si sono ritrovati al Ristorante Castello del Vescovado di Tribulina di Scanzorosciate per impacchettare i 320 panini con prosciutto e salame per i circa centocinquanta appassionati presenti sui tre bus organizzati. In totale, sono stati sette i pullman che si sono mossi verso il capoluogo piemontese, per un totale di tifosi bergamaschi presenti che ha superato le cinquecento unità. Sulla A4, autostrada che taglia il Nord da Trieste fino a Torino, si sono incrociati sia bus che auto private per una trasferta agevole dal punto di vista logistico come poche altre volte è successo. Nebbia a parte, compagna fastidiosa da Novara fino allo stadio del Toro, la mancanza di partite a San Siro e lo scarso afflusso delle dieci del mattino all’outlet di Biandrate Vicolungo ha permesso di evitare ogni coda e verso le undici il grosso dei tifosi bergamaschi è arrivato a destinazione. A causa di un paio di incomprensioni sul numero di bus attesi, al casello di Rondissone s’è perso un po’ di tempo, ma alle dodici lo spicchio dell’Olimpico era già bello pieno.

 

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Il minuto di (quasi) silenzio e venti minuti di (quasi) assenza. L’ingresso in campo delle due squadre è stato accolto da tanti applausi ma, dopo il lancio della monetina, le squadre si sono radunate a centrocampo per il minuto di raccoglimento a ricordo delle vittime di Rigopiano e della caduta dell’elicottero del 118. Subito dopo il fischio d’avvio dei 60” secondi di ricordo, qualcuno nella curva Filadelfia ha lanciato un urlaccio e da un altro settore è partito anche un timido applauso. Una decina di secondi che hanno “sporcato” la sacralità di un ricordo che dovrebbe sempre essere accompagnato solo da un silenzio assoluto. Pronti, via e dopo la preghiera per le vittime, l’Atalanta è rimasta un altro quarto d’ora abbondante a guardare il palleggio del Torino. Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma i giocatori di Gasperini (guidati in panchina da un Gritti decisamente agitato) sembravano tanti protagonisti al maschile de La Bella Addormentata nel Bosco. Dal settore ospiti, muto come poche volte è successo, il gol di Iago Falque è sembrato perfino troppo prevedibile, ma per fortuna le cose sono cambiate presto.

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Tre angoli, l’auto-traversa e la scossa nerazzurra. Le folate atalantine sono iniziate attorno al 20’ ma c’è stato un momento in cui tre angoli consecutivi e l’auto-traversa colpita da Barreca hanno fatto capire che l’inerzia del match era stata completamente ribaltata. Un paio di ruggiti del settore ospiti nell'ammutolito impianto di Corso dell’Unione Sovietica hanno stordito la formazione di casa e, con il passare dei minuti, l’impeto orobico è tornato quello dei giorni migliori. Zukanovic e Gomez hanno scaldato i guantoni di Hart, nello spicchio bergamasco ma anche in tribuna stampa la sensazione netta che fosse tutto tornato alla normalità è stata immediata. Anche un timido raggio di sole ha fatto il suo ingresso in campo da uno squarcio nel cielo, forse un segnale: «Forza Atalanta, adesso la luce si è accesa». Nonostante il freddo, i cinquecento cuori nerazzurri sugli spalti hanno visto la squadra lottare e costruire e fino all’intervallo non c’è più stata partita.

 

 

Secondo tempo: il monologo, Kurtic e la panchina in piedi. Dopo il riposo, con un Kessiè in più e una marcia (doppia) a favore, l’Atalanta ha schiacciato il Torino nella sua metà campo senza soluzione di continuità. La manovra palla a terra, qualche ottima scelta in fase di costruzione e giocate finalmente in classico “Gasperini Style” hanno restituito la miglior Dea possibile ai tifosi. L'unica vera grande pecca (oltre all’errore di Petagna subito riscattato dal gran gol segnato) sta tutta nei piedi di Jasmin Kurtic. Il numero 27 sloveno ha fallito tre limpide palle gol: il suo tiro in corsa su assist arretrato dei compagni è finito in Curva Filadelfia mentre sul bel cross di Gomez la deviazione sotto misura è stata respinta da Hart con i piedi. I volti dei bergamaschi erano eloquenti, imprecando per le occasioni sciupate, mentre i granata si arrovellavano cercando di capire perché una squadra come la loro fosse in balìa dell’avversario. Nel finale di partita, tutta la panchina ha visto in piedi la gara pronta ad esultare per la vittoria. I tre punti, però, non sono arrivati. Il saluto al settore ospiti è andato comunque in scena ed anche se i due punti persi fanno male, è doveroso guardare avanti. Domenica con il Cagliari serve il Comunale strapieno, non sempre capiterà di avere tutti i risultati delle altre a favore, ma con l’Inter in campo a Torino contro la Juventus è doveroso credere al sorpasso.

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