Un bel discorso sul femminismo distribuito a tutti i sedicenni svedesi
Nei primi giorni di dicembre, in Svezia, distribuivano gratuitamente copie di un pamphlet agli studenti e alle studentesse di una scuola superiore, purché avessero compiuto i 16 anni. Il libro si intitola Dovremmo essere tutti femministi ed è la trascrizione, riadattata, della conferenza TEDx tenuta dalla scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie nel 2012. L’iniziativa è nata dalla Swedish Women’s Lobby, in collaborazione con l’editore Albert Bonniers, ed è partita dalla scuola superiore Norra Real di Stoccolma. I promotori sperano che il libro possa «inaugurare un dialogo sull’uguaglianza di genere e sul femminismo» tra i più giovani, maschi e femmine. L’idea non è la trovata di un gruppo di femministe sopra le righe, ma un progetto di interesse nazionale che ha ottenuto il sostegno della Associazione svedese per le Nazioni Unite, della Swedish Trade Union Conferation e dall’Order of the Teaspoon, un’organizzazione che riconosce in Amoz Oz il suo padre spirituale e che lavora per l’integrazione e la solidarietà sociale.
Per un mondo più equo. Il discorso di Adichie è stato visualizzato da due milioni di persone su Youtube ed è diventato così popolare che la cantante Beyoncé ha addirittura citato alcune frasi della scrittrice in una sua canzone, Flawless: «Insegniamo alle ragazze a restringersi, a rendersi più piccole. Diciamo alle ragazze: “Potete avere ambizioni, ma non troppe”». E la scritta FEMINIST a caratteri cubitali come sfondo della performance dell'artista agli Mtv Video Music Awards, così come il famoso discorso dell'attrice Emma Watson alle Nazioni Unite in cui si dichiara femminista sono segni evidenti del fatto che c'è un prima e un dopo Dovremmo essere tutti femministi.
Una volta saputo dell’iniziativa svedese, Chimamanda ha commentato così: «Quando avevo 16 anni, non penso che sapessi cosa significasse la parola “femminista”. Non penso che conoscessi affatto quella parola. Ma ero una femminista. E spero che anche i sedicenni che leggeranno questo libro in Svezia decideranno di diventare femministi e femministe. Spero che molto presto, un giorno, non avremo bisogno di esserlo. Perché vivremo in un mondo che sarà veramente giusto e equo».
Cos’è il femminismo 2.0. Chimamanda Ngozi Adichie parla di “femministi” e “femministe” a ragion veduta. Il suo femministo 2.0 non fa alcuna distinzione di genere – dal momento che, dopotutto, l’obiettivo da raggiungere è l’uguaglianza di ambo i sessi: «Femminista è un uomo o una donna che dice: “Sì, al momento c’è un problema di genere e dobbiamo aggiustarlo, dobbiamo fare meglio. Tutti noi, donne e uomini, dobbiamo fare meglio"», spiega l’autrice. Il discorso sulla parità che le scuole svedesi vorrebbero incoraggiare non vuole banalmente rappresentare il lato femminile come quello svantaggiato dalla società. La questione è più complessa. Se è vero che, soprattutto in alcuni Paesi, le donne hanno possibilità limitate, è anche vero che anche gli uomini sono spesso legati a dei stereotipi: «Insegniamo ai ragazzi ad avere paura della paura, della debolezza, della vulnerabilità. Gli insegniamo a mascherare il loro vero io», si legge in Dovremmo essere tutti femministi. Ecco perché anche alcuni cliché legati all’ideale della cavalleria maschile dovrebbero essere rivisti. All’interno di una coppia, ad esempio, se lei ha un lavoro e lui si trova in difficoltà economiche, sarebbe ingiusto fare pagare solo a quest’ultimo il conto di un ristorante, solo perché è un uomo e deve perciò dimostrare la sua virilità. Fino a quando le sue finanze non si saranno consolidate, è giusto che sia la donna ad aiutarlo. Questo è femminismo, secondo Adichie, «perché il femminismo riguarda la giustizia».
Chi è Chimamanda Ngozi Adichie. La scrittrice è nata in Nigeria, ma al momento vive tra il suo Paese natale e gli Stati Uniti, dove ha frequentato l’università, grazie a una borsa di studio. Ha esordito nel 2003 con Purple Hibiscus (Ibisco viola), un libro che tratta il tema del fanatismo religioso e dei suoi terribili effetti sull’educazione dei giovani. Nel 2006 ha poi pubblicato Half of a Yellow Sun (Metà di un sole giallo), sulla guerra del Biafra, e nel 2013 Americanah, l’ultima opera edita della scrittrice e forse quella più autobiografica. I libri di Chimamanda sono stati tutti tradotti in italiano, ad eccezione di una raccolta di racconti, The thing around your neck (2009), letteralmente La cosa attorno al tuo collo.