La rossa torna a vincere a Sepang

Quando Vettel sognava di diventare come Schumi

Quando Vettel sognava di diventare come Schumi
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Un tedesco batte i tedeschi, emulando le gesta di un altro tedesco. Ma questa volta non siamo qui a piangerci addosso, paragonandoci in modo ossessivo ad un El Dorado straniero, perché alla radice di questo successo pulsa un cuore interamente italiano. Ieri Sebastian Vettel, pilota di punta della Ferrari, ha vinto il Gran Premio di Sepang (Malesia) valido per la seconda prova del Campionato del Mondo di Formula 1, precedendo con un ottimo margine le due Mercedes di Lewis Hamilton e Nico Rosberg, che lo scorso anno avevano dominato la scena per tutta la stagione. Erano 34 gare che la Rossa non saliva sul gradino più alto del podio: il 12 maggio 2013 Fernando Alonso vinceva in casa sua in Spagna, precedendo Raikkonen, attuale seconda guida della Ferrari, e l’allora compagno di squadra Felipe Massa.

Sebastian Vettel
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Ferrari driver Sebastian Vettel of Germany jumps on the podium as he celebrates after winning the Malaysian Formula One Grand Prix at Sepang International Circuit in Sepang, Malaysia, Sunday, March 29, 2015. (AP Photo/Andy Wong)

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Ferrari driver Sebastian Vettel of Germany pose for a photo on the podium after winning the Malaysian Formula One Grand Prix at Sepang International Circuit in Sepang, Malaysia, Sunday, March 29, 2015. Hamilton finished second. (AP Photo/Joshua Paul)

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Ferrari driver Sebastian Vettel of Germany celebrates on the podium after winning the Malaysian Formula One Grand Prix at Sepang International Circuit in Sepang, Malaysia, Sunday, March 29, 2015. (AP Photo/Joshua Paul)

Sebastian Vettel, Lewis Hamilton
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Ferrari driver Sebastian Vettel of Germany celebrates in front of Mercedes driver Lewis Hamilton of Britain on the podium after winning the Malaysian Formula One Grand Prix at Sepang International Circuit in Sepang, Malaysia, Sunday, March 29, 2015. Hamilton finished second. (AP Photo/Andy Wong)

Per Schumi. «Io da bambino guardavo Michael che guidava la Ferrari, era il mio mito, e oggi guido quella macchina, è incredibile», ha detto Vettel nella conferenza stampa a margine del trionfo rosso. E la testa e la mente non possono non andare a Michael Schumacher anche lui protagonista di un anno particolarmente difficile. Era il 29 novembre 2013 quando sulle nevi di Meribel l’ex campione della Ferrari era vittima di un incidente che lo portò in coma farmacologico. Da lì iniziò un lungo calvario fatto di indiscrezioni e smentite sulle sue condizioni di salute, fino al 16 giugno 2014 quando Schumi, uscito dal coma, iniziò un percorso riabilitativo in una clinica privata. Ad oggi i progressi fatti dal tedesco sono lentissimi e la sua ripresa è seguita da un equipe di 15 esperti composta da logopedisti, fisioterapisti e neurologi capeggiati dal professor Jean-Francois Payen, il quale ha previsto almeno tre anni prima di vedere i primi miglioramenti.

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Sebastian Vettel and Michael Schumacher celebrate after winning the Nations Cup for Team Germany.

L’esultanza di Seb. Sebastian Vettel ricorda un po’ Schumi, e non solo per il salto sul podio immortalato ieri che a molti ha riportato alla mente le esultanze tipiche dell’ex grande campione. Anzitutto per il curriculum che, a soli 27 anni (stessa età in cui Michael arrivò a Maranello), lo ha portato a vincere già 4 titoli mondiali consecutivi (Schumacher a quell’età era fermo ai 2 vinti in Benetton), e per la positività, la voglia di vincere e la disciplina, tipica tedesca, che mette in tutta la fase di preparazione dei Gran Premi. Sebastian, che da piccolo correva con l’esclusivo intento di avere un autografo da Schumi, sa di essere stato chiamato per far risorgere la Rossa, e quando nel 1996, al termine di una gara di kart, venne premiato da Schumacher, in cuor suo probabilmente non pensava in una profezia così veritiera (Schumi infatti disse: «Quel ragazzino farà strada»). Il legame tra i due è sempre stato molto solido, passavano infatti molte domeniche assieme ad allenarsi sui kart a Kerpen, tanto che Vettel ha ricordato il collega tedesco con il numero scelto (il 5 come Schumi quando vinse la prima volta) ed il casco (con una grafica retrò che ricorda quello usato da Michael alle prime esperienze sui kart). A conferma della loro amicizia non è casuale l’intenso abbraccio tra i due in Brasile nel 2012: Sebastian vinse il suo terzo titolo consecutivo e Michael annunciò il definitivo ritiro dalle corse. Quel gesto ai più apparve come una sorta di passaggio del testimone.

 

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La speranza Rossa. Con l’ex pilota della Red Bull sembra che la Ferrari sia tornata indietro nel tempo, quando con Schumacher piloti e scuderia eccellevano entrambi portando trionfi a Maranello grazie ad un perfetto ed equilibrato gioco di squadra. L’avvento di Alonso infatti aveva esaltato al massimo le caratteristiche di un pilota magnifico e capace alla guida di manovre uniche, ma allo stesso tempo la classe al volante dello spagnolo aveva fatto passare in secondo piano, fino a quando possibile, i lenti progressi della Rossa rispetto alla concorrenza. Ora la vittoria di Sepang può essere un punto di partenza per lavorare ancor più liberi da pensieri in una stagione dove il cavallino rampante non ha nulla da perdere, ma soltanto da guadagnare per ripartire (come ha detto Sebastian ieri: «C’è sempre una possibilità nella vita, bisogna saperla afferrare»). Vincere un po’ per superare Schumi, ma anche per non dimenticarlo.

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