Il report del centro di ricerca britannico

Ci sono meno guerre ma più morti perché si combatte dentro le città

Ci sono meno guerre ma più morti perché si combatte dentro le città
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Le vittime dei conflitti bellici durante il 2014 sono state 180mila, mentre nel 2012 si erano fermate a quota 110mila. Nel giro di appena due anni, insomma, il numero dei morti causato dalle guerre è cresciuto del 60 percento. Un dato che stupisce e preoccupa allo stesso tempo e che pare non seguire la logica della matematica visto in questi ultimi anni i conflitti militari sono significativamente diminuiti, passando dai 63 del 2008 ai 42 dell’anno scorso. Queste notizie, riprese da numerose testate internazionali, arrivano da un interessante report pubblicato dall’International Institute for Strategic Studies (Iiss), un importante istituto di ricerca britannico attivo dal 1997 e con sede a Londra, molto attivo nel campo degli affari internazionali.

 

++ ++SIRIA: TV; 3 MORTI 9 FERITI PER PROIETTILE MORTAIO ++

 

Dopo la Guerra Fredda. Scampato il rischio della Guerra Fredda e delle varie crisi degli anni Sessanta, pareva che l’incubo di un terzo conflitto mondiale fosse definitivamente cancellato. Invece, l’importanza e l’attualità del lavoro svolto dal centro di ricerca britannico svela come tutto il globo sia ancora costellato di conflitti che ne minano la stabilità. Non è possibile etichettare questo periodo storico sotto la categoria di Terza Guerra Mondiale per come questo termine è stato inteso fino ad oggi, anche se è comunque impressionante accorgersi del fatto che quasi ogni continente è toccato da numerosi conflitti: si va dall’America Centrale all’Africa centrale, orientale e settentrionale, ma anche il Medio Oriente e l’Asia del Sud e del sud-est devono fare i conti con guerre e tensioni.

 

Kenya University Attack

 

I conflitti in area urbana. Il numero più alto delle vittime arriva dal conflitto siriano, le stime riportano circa 70mila perdite tra uomini, donne e bambini. L’istituto inglese ha poi messo in luce il fatto che le guerre jihadiste nel mondo arabo, compresi gli attacchi dello Stato islamico a insediamenti come Mosul e Tikrit, hanno avuto un ruolo quasi centrale nell’incremento mondiale delle vittime. Quindi anche se il numero dei conflitti è notevolmente diminuito, i combattimenti non soltanto si sono fatti più spietati e violenti ma si verificano e si consumano sempre più in aree urbane con le tristi conseguenze in merito alle vittime di questi disordini. Così ha spiegato lo stesso Nigel Inkster, direttore degli Studi sulle minacce internazionali e rischio politico dell’Iiss, secondo cui il problema più grave è che «i conflitti avvengono sempre più spesso dentro le città, e per definizione favoriscono quindi un maggior numero di perdite civili».

 

Mideast Islamic State Tikrit Analysis

 

Siria, Iraq e Messico. Dopo la Siria, il Paese dove sono morte più persone nel 2014 è l’Iraq (18mila), terzo il Messico con gli scontri tra bande rivali (15mila). In Afghanistan ci sono state 7500 vittime; in Ucraina 4500. Nonostante questi numeri, Inker ha spiegato che «il ritratto del 2014 è contrastante, perché ci sono promettenti segni di speranza di miglioramento, anche se i livelli di violenza rimangono alti». Nelle conclusioni di questo rapporto si legge che «il quadro del 2014 è comunque misto e variegato». Cosi ha scritto Internazionale in un articolo su questo tema: «Alcuni conflitti che sembravano irrisolvibili, come in Colombia e nelle Filippine, mostrano segni di miglioramento, altri, come l’Afghanistan, sono in evoluzione, ma i livelli di violenza restano alti. Nel mondo arabo vasti territori sono segnati da violenza e instabilità croniche e il fenomeno del jihadismo fornisce un potente acceleratore, con poche prospettive di soluzione».

 

APTOPIX Ukraine

 

50 milioni di sfollati. Inoltre secondo l’Iiss, il numero degli sfollati in fuga dai conflitti avrebbe superato i 50 milioni nel 2013. Un dato impressionante e allarmante che non si era ancora registrato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Solo la Siria avrebbe causato 3,4 milioni di profughi, 1,4 dei quali nell’ultimo anno. Sono quindi le popolazioni civili, le altre vittime di questi conflitti. Costretti ad abbandonare le proprie case alla ricerca di una terra senza guerra e dove poter ricominciare una vita all’insegna della normalità, le guerre in corso non soltanto distruggono tradizioni storiche e millenarie ma allo stesso tempo ne minano anche la prosecuzione futura.

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