Coinvolta la confraternita Phi Kappa Psi

Cos'è andato storto, Rolling Stone? Storia di un fallimento giornalistico

Cos'è andato storto, Rolling Stone? Storia di un fallimento giornalistico
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«Un fallimento giornalistico che poteva essere evitato», sono queste le dure parole con cui Steve Coll, direttore della più prestigiosa scuola di giornalismo d’America, la Columbia University, ha definito l’articolo pubblicato dalla rivista Rolling Stone riguardante uno stupro di gruppo verificatosi alla University of Virginia.

L’articolo. Nel numero della nota rivista del novembre 2014 veniva pubblicato un lungo reportage a cura di Sabrina Rubin Erdely, da lungo collaboratrice della testata, che documentava un presunto caso di stupro avvenuto all’Università della Virginia nel settembre 2012. L’articolo riportava il resoconto di una testimone di 18 anni, il nome utilizzato era Jackie, che raccontava di essere stata violentata il 28 settembre 2012 da cinque ragazzi membri della confraternita Phi Kappa Psi, storica associazione universitaria americana fondata nel 1852. A seguito di quello che la ragazza definì come un rito di iniziazione alle attività del gruppo accademico, Jackie decise di rivolgersi alle autorità accademiche, ma di non denunciare l’unico membro del gruppo che conosceva così da evitare ritorsioni.

 

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Il pezzo più letto nella storia della rivista. Jackie conobbe la giornalista di Rolling Stone all’interno di One Less, un’associazione studentesca per le donne che avevano subito abusi sessuali, e le raccontò la sua “triste” storia. A sostegno del racconto della testimone, la Erdely condì il pezzo con una serie di dati, a sostegno dell’aumento di violenze sulle donne all’interno delle confraternite universitarie (come il fatto che solo il 12 percento delle donne abusate nei campus poi sporgono denuncia), oltre ad evidenziare come l’Università della Virginia, nonostante avesse “all’attivo” 38 casi di violenza, non avesse mai espulso nessuno dall’ateneo. In pochi mesi l’articolo divenne il pezzo più letto nella storia della rivista (Rolling Stone è stata fondata nel 1967), che non riguardasse una star.

La prime critiche. Come diretta conseguenza dell’accusa della studentessa, la polizia di Charlottesville, della contea dove si trova l’ateneo, aprì un’inchiesta, mentre la preside dell’Università della Virginia sospese le attività delle confraternite per sei settimane. Alcuni media americani, come Washington Post e New Republic, invece fecero notare le notevoli falle dell’articolo, denunciando come nel reportage l’unica fonte citata e apparentemente consultata fosse il teste, mentre al contrario non si trovasse alcuna dichiarazione dei colpevoli. Il Washington Post fece addirittura partire una sorta di contro-inchiesta, contattando tutti i protagonisti della vicenda, evidenziando come con il passare del tempo anche la versione riportata da Jackie cambiasse (i ragazzi della confraternita sono passati da 5 a 7). Il 5 dicembre di fronte alle evidenti lacune del reportage Rolling Stone si è scusata con tutte le persone coinvolte nell’accaduto, dichiarando che la fiducia nella ragazza era stata malriposta (Jackie stessa aveva chiesto esplicitamente alla Erdely di non contattare gli «autori del crimine»). A seguito della presa di posizione, altri media hanno attaccato duramente la rivista, evidenziando come la scarsa accuratezza mostrata nell’indagine potrebbe nuocere a Jackie e a tutte le ragazze che vorranno i futuro denunciare casi analoghi («Gli errori della rivista potrebbero aver diffuso l’idea che molte donne inventino di essere state violentate» dice Steve Coll).

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La posizione ritrattata. Il 23 marzo scorso la polizia di Charlottesville ha dichiarato di non avere avuto conferme sulle accuse emerse dall’articolo, dichiarando il caso sospeso per evitare pressioni su Jackie. Nel frattempo Will Dana, direttore di Rolling Stone, si è rivolto alla Columbia University’s Graduated School of Journalism chiedendo di esaminare dettagliatamente il fatto. Una commissione di tre persone ha prodotto un fascicolo notevolmente approfondito sulla vicenda, dove ha sottolineato come «il giornale ha messo da parte o ritenuto superflue le pratiche essenziali dell’indagine giornalistica», tanto che il preside della Columbia, Steve Coll, ha chiesto l’immediato licenziamento di Sabrina Rubin Ederly. Domenica sera Rolling Stone ha rimosso il reportage dalla sua pagina web (il titolo del testo attuale è alquanto indicativo A Rape on campus. What went wrong?) e, tramite un comunicato, ha fatto sapere che verrà pubblicato un articolo che avrà il compito di spiegare la genesi del testo tanto criticato. Dana e la Erdely hanno entrambi pubblicato le proprie scuse, addossandosi tutte le responsabilità, e facendo sapere che non ci sarà comunque nessun licenziamento per l’accaduto. Le polemiche però continuano e la Phi Kappa Psi, la confraternita incriminata, è decisa a far causa a Rolling Stone, per quella è diventata una vicenda seguitissima in America. Sorprendono soprattutto i molteplici errori elementari di verifica della notizia commessi da un gruppo di persone addette alla revisione dell’articolo, tra cui un avvocato e due capiredattori, che, come scritto nel report della Columbia, non hanno sollevato alcun dubbio sulle apparenti lacune della fonte. I successivi sviluppi cercheranno di chiarificare una vicenda con troppi tratti oscuri e alcuni esageratamente banali.

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