«Il numero dei contagi non conta»

Zangrillo non fa retromarcia: «L'ipotesi di una seconda ondata del virus è assurda»

Il primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele di Milano, che è stato ospite dei Lions al Casual di Città Alta, in un'intervista al Giornale di Merate continua a sostenere la propria tesi

Zangrillo non fa retromarcia: «L'ipotesi di una seconda ondata del virus è assurda»
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Capirci qualcosa è davvero difficile, soprattutto perché sono gli stessi esperti a fornire indicazioni e previsioni tra loro nettamente contrastanti. E così, per un Andrea Crisanti (direttore di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova nonché consulente della Procura di Bergamo nell'inchiesta sulla gestione dell'emergenza Covid) che da per certa una seconda ondata tra l'autunno e l'inverno prossimi, c'è un Alberto Zangrillo (primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele di Milano) che ritiene invece l'ipotesi di una seconda ondata del contagio «assurda, irrealistica». Zangrillo, che proprio ieri sera (30 giugno) era ospite di una serata organizzata dai Lions Club Brianza Colli tenutasi al ristorante Casual in Città Alta, ha rilasciato un'interessante intervista ai colleghi del Giornale di Merate nella quale ha rimarcato una volta in più la propria posizione.

Zangrillo alla cena dei Lions del 30 giugno al Casual di Città Alta

«Confermo che il quadro è ottimistico. Il quadro, sulla base dei numeri che derivano dalla clinica, è quello che tutti possono leggere. Bisogna fare molta attenzione, come ho già avuto modo di ribadire, perché comunque il numero dei contagiati fortunatamente non equivale al numero dei malati. Si tratta di due cose completamente diverse».

Sentiamo continuamente parlare di una ipotetica seconda ondata. È una possibilità?

«Per me è un’ipotesi assurda e totalmente irresponsabile, perché ipotizza uno scenario irrealistico, soprattutto perché se, nell’ipotesi peggiore, il virus dovesse presentarsi con le stesse caratteristiche di qualche mese fa, abbiamo le armi per fronteggiarlo. Per cui ipotizzare un quadro quale quello di un secolo fa, con tutto quello che ne consegue, è veramente irresponsabile e dovrebbe fare pensare chi ne è autore».

Quando potremo toglierci le mascherine?

«Non sono io, come immagina, che devo promulgare le regole del gioco. Però credo che se si possa arrivare a un’ipotesi di mantenere le mascherine solo in particolari situazioni, per esempio all’interno di un locale, dove per forza di cose c’è un affollamento e viene istintivo proteggerci e proteggere gli altri, allora questa sarebbe una misura di buon senso. In realtà, mettere la mascherina per i calciatori che siedono in panchina o da soli mentre si guida la macchina o all’aperto con le evidenze cliniche di cui disponiamo sta diventando sempre più insostenibile».

L’intervista integrale e sul Giornale di Merate disponibile in edicola e QUI in edizione digitale,

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