Cinema

“Air”, commedia capitalistica sul grande salto della Nike

Narrazione epica della geniale trovata di marketing datata anni ‘80: puntare sull’astro nascente Micheal Jordan

“Air”, commedia capitalistica sul grande salto della Nike
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Di Fabio Busi

Il cinema coglie i rimbalzi della società, e se parliamo di Hollywood allora è inevitabile che a lungo andare la leva soverchiante del capitalismo si trasformi in epos, mito, da raccontare con (più o meno) devozione.

Tutto si può fare, anche sacralizzare il marketing. L'importante è scegliere le giuste lenti per focalizzare la storia. “Air” di Ben Affleck (grazie alla sceneggiatura dettagliata di Alex Convery) si pone su un crinale sottilissimo: mentre sembra costruire l'agiografia dei signori della Nike, scava nelle logiche che governano le pulsioni mercantili americane, quel cannibalismo dei mercati che non risparmia nessuno, che non distingue tra affari ed esseri umani. O meglio, i successi economici sono intimamente legati alle gesta di alcuni esseri umani, i campioni dello sport. La macchina vorace chiede per il suo altare la carne di un diciottenne del North Carolina.

Mentre costruisce il castello del successo, ne tratteggia le asprezze, ne scandisce la (dis)umanità. Il protagonista ipotetico, Jordan, non compare mai in volto, è di spalle, assente, raccontato da altri. Quasi un feticcio. Il corteggiamento di Sonny Vaccaro non è diretto, perché il campione è inavvicinabile. Una danza che viene perpetrata da lontano, attraverso strategie poco ortodosse, sfuriate con i superiori per ottenere più denaro, telefonate, sortite a sorpresa, insulti.

È la società consumistica, gli uomini costruiscono imperi dietro una scrivania, attraverso proposte formali (a cinque zeri almeno). È l'algido spirito del tempo (in America già trionfante nel 1984). Bisogna avere la firma di Michael, fare una linea di scarpe per lui, perché sarà il più grande.

La trovata geniale del protagonista Vaccaro (Matt Damon) sta nell'affrontare questo sistema apparentemente rigido con un piglio anarchico, infrangendo le regole. Il rischio è massimo, il fallimento dietro l'angolo. Ma nel mondo del marketing, che tutto tritura, a fare la differenza resta l'essere umano: Michael. Che però, prima di firmare, chiederà vantaggi economici mai visti prima.

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