Buon riposo

Avevano ragione i saggi bergamaschi: per riposare bene, il latte è meglio della camomilla

I valligiani della nostra provincia lo sapevano e, dopo secoli, la ricerca scientifica (e il mercato) confermano l'antica pratica

Avevano ragione i saggi bergamaschi: per riposare bene, il latte è meglio della camomilla
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di Alessandro Traverso*

«Se ta ölet possà bè ol lacc de nòcc ta ghet de dovrà» («Se vuoi ben riposare il latte della notte, devi usare!»). Così consigliavano i vecchi montanari bergamaschi a chi aveva problemi ad addormentarsi.

Si perde nella notte dei tempi (e non è un gioco di parole), l’origine di una pratica, attuata da secoli da molti valligiani bergamaschi: l’uso del latte della munta notturna come rudimentale e artigianale, blando sonnifero. L’effetto si narra, fosse efficace e chiunque ne facesse uso finiva in breve tempo nel mondo dei sogni.

Il ricorso a questa pratica, nei tempi antichi non era però per diversi motivi, così frequente. Non era necessaria generalmente per fare quietare i ragazzi prima di coricarsi. A quei tempi infatti, l’autorità genitoriale era tale che bastava un cenno del cosiddetto “capofamiglia” e tutti all’istante (animali compresi!), andavano a ritirarsi, ben sapendo che contraddire tale ammonimento non era privo di severe conseguenze.

Il latte della notte, non era utilizzato granché neanche dagli adulti in quanto come è noto nella Bergamasca si è sempre pensato più a lavorare che a riposare. D’altra parte, nelle epoche passate la vita per le famiglie era talmente dura e faticosa che a fine giornata il difficile era piuttosto l’opposto: rimanere svegli.

Insomma, per queste e altre ragioni (che non si sta qui ad elencare), il ricorso alle virtù terapeutiche del latte notturno era limitato in determinate circostanze agli infanti e ai parenti anziani non più in grado di lavorare.

L’isolamento valligiano e lo sporadico utilizzo del latte notturno, non contribuirono certamente alla diffusione dell’arcaica conoscenza dei malgari orobici la quale venne, in tempi più recenti, derubricata a usanza di stregoneria contadina o a prassi di folclore locale. Certo, le proprietà ansiolitiche del latte erano ben note da secoli un po’ ovunque, ma (...)

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* 53 anni, genovese, vive a Bergamo da circa dieci anni. Impiegato presso l’Assicurazione Qualità Lactis di Albano, è autore di diversi studi e pubblicazioni sul latte e sulla città di Genova.

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