Lavoro e devozione

Da Bergamo al mondo le copie della Sindone col lino antico della Val Gandino. Si parte da Washington

Il 26 febbraio si inaugura negli States l’esposizione straordinaria della copia. Poi nuove collocazioni: Torino, Chambery, Oviedo, Cairo e Mosca

Da Bergamo al mondo le copie della Sindone col lino antico della Val Gandino. Si parte da Washington
Pubblicato:
Aggiornato:

di Giambattista Gherardi

Un ulteriore, importante passo per un progetto che negli ultimi due anni ha caratterizzato l’impegno di una Valle, fra lavoro e devozione. È in programma sabato 26 febbraio a Washington l’inaugurazione di “Mystery & Faith: The Shroud of Turin”, la mostra-evento che saluterà la collocazione nel locale Museum of the Bible di una copia certificata in lino antico della Sindone conservata nel Duomo di Torino.

L’esemplare proviene dai manufatti realizzati lo scorso anno grazie al progetto “Lino Val Gandino”, destinato a portare nel mondo un messaggio di speranza ma anche l’arte tessile senza tempo della Bergamasca. Grazie alla regia dei Comuni di Peia e Gandino, al concreto sostegno di Gal Valle Seriana e Laghi Bergamaschi, Comunità Montana Valle Seriana e Uniacque, a partire dall’aprile 2020 è cresciuto a Gandino un campo coltivato a lino, nelle proprietà della famiglia Torri, storici produttori lanieri. L’iniziativa ha visto prodotte una serie di copie certificate in scala 1:1 della Sacra Sindone. Il progetto ha avuto riconoscimento e supporto dal Centro Internazionale di Studi sulla Sindone (CISS) e dal Museo della Sindone, grazie al particolare supporto del segretario Enrico Simonato.

A rendere possibile un processo produttivo che ha unito competenze di altissimo profilo hanno contribuito il Linificio Canapificio Nazionale di Villa d’Almè (selezione degli antichi semi della varietà Eden e lavorazione delle fibre con successiva filatura), Torri Lana 1885 di Gandino (tessitura di trama e ordito con esatta riproduzione di disegno e grammatura della Sindone originale) ed Efi Reggiani di Grassobbio (stampa a pigmento in altissima risoluzione).

Gandino (BG) il campo di lino (2)
Foto 1 di 7

Il campo di lino coltivato a Gandino nel 2020

Il Lino raccolto ed essicato a Gandino nel 2021 (1)
Foto 2 di 7

Il lino raccolto ed essicato a Gandino

TESSITURA Giorgio Rondi del Linificio Canapificio Nazionale (a sinistra) e Massimo Belotti di Torri Lana 1885 (a destra) in occasione delle operazioni di tessitura.
Foto 3 di 7

Giorgio Rondi del Linificio Canapificio Nazionale (a sinistra) e Massimo Belotti di Torri Lana 1885 (a destra) in occasione delle operazioni di tessitura.

Stampa digitale delle copie presso EFI Reggiani Grassobbio (BG) (1)
Foto 4 di 7

Stampa digitale delle copie presso EFI Reggiani a Grassobbio

La prima copia certificata della Sacra Sindone - foto Marco Presti (3)
Foto 5 di 7

Particolare della prima copia realizzata con il lino della Val Gandino (foto Marco Presti)

La prima copia certificata della Sacra Sindone - foto Marco Presti (2)
Foto 6 di 7

Particolare della prima copia realizzata con il lino della Val Gandino (foto Marco Presti)

Il gruppo di lavoro del progetto Lino Val Gandino
Foto 7 di 7

Il gruppo di lavoro del progetto Lino Val Gandino

«La Sindone - sottolinea Simonato - è il tessuto più studiato al mondo, almeno dal 1898, con la celeberrima fotografia scattata da Secondo Pia, che notò nel negativo l’immagine impressa nel Sacro Lino. È un lenzuolo molto antico, che ha sicuramente avvolto un cadavere con una serie di ferite che nessuno può non collegare al racconto evangelico della crocifissione di Gesù di Nazareth. La Sindone era di proprietà dei Savoia, che la portarono in Piemonte, nel 1578, da Chambery. È tuttora conservata nel Duomo di Torino, lasciata in eredità da Umberto II di Savoia al Papa, con l’obbligo di tenerla nel capoluogo piemontese. Quest’ultimo elemento, così come le ragguardevoli dimensioni di mt. 4,41 x 1,13, rende quasi una necessità il progetto di creazione delle repliche certificate. La Sindone è un’immagine riconosciuta dai cattolici, dagli ortodossi e anche dal mondo musulmano».

«L’utilizzo di lino antico lavorato senza contaminazioni chimiche - aggiunge Simonato -, è motivo di grande interesse per gli studiosi, che nell’ambito di un progetto promosso dall’Enea stanno approfondendo aspetti specifici relativi alle reazioni del lino, che possano contribuire ad escludere o spiegare ipotesi e quesiti formulati negli anni».

Una sala del Museum of the Bible di Washington

Al Museo di Washington (inaugurato da Steve Green nel 2017 e fra i più tecnologici al mondo) la copia realizzata con il lino della Val Gandino sarà collocata al quinto piano, dedicato alle mostre eccezionali, e successivamente resterà in esposizione permanente. Il Museum of the Bible propone per ciascuno dei suoi sei piani particolari temi di approfondimento, mentre sulla terrazza sommitale offre una vista panoramica su Washington DC. Per la Sindone realizzata con il lino della Val Gandino sono previste cinque aree tematiche e otto postazioni interattive.

Nel corso di un’anteprima diffusa via web, Brian Hyland, curatore del Museo della Bibbia, ha spiegato come l’intento sia quello di sottolineare quanto la Sindone di Torino rispecchi il racconto dei Vangeli. «I visitatori potranno muovere virtualmente le proprie mani sopra il telo disteso - ha spiegato - attivando in questo modo la descrizione vocale di passi biblici che dettagliano e spiegano le ferite subite da Gesù durante la Passione».

La sala del Museo della Sindone di Torino che ospiterà la copia della Sindone realizzata con il lino della Val Gandino

Per il progetto nato in Val Gandino, quello di Washington è solo un primo, prestigioso passo nella diffusione delle copie, la cui assegnazione dipende esclusivamente dalla Diocesi di Torino: l’Arcivescovo è infatti Custode Pontificio del sacro lino. Una copia è attualmente esposta nella Basilica di Santa Maria Assunta a Gandino, mentre nelle prossime settimane un’altra sarà collocata all’interno del Museo della Sindone a Torino, nella sala in cui sono conservati reperti preziosi: innanzitutto la macchina fotografica con cui nel 1898 Secondo Pia rivelò attraverso un negativo l’immagine della Sindone, ma anche la teca in argento che custodiva la Sindone in Duomo, sino all’incendio del 1997 nel quale fu miracolosamente salvata dalle fiamme grazie ai Vigili del Fuoco.

Due copie saranno inviate a Chambery (Francia), luogo che originariamente custodiva la Sindone nella Sainte Chapelle di Palazzo Savoia; una copia è giunta nei giorni scorsi al Cairo, in Egitto, segnalando un importante punto di congiunzione con il mondo arabo e musulmano. Un’ulteriore copia sarà conservata ad Oviedo (Spagna) nella Cattedrale di San Salvador che custodisce la reliquia del “Santo Sudario”. Già approvata per il 2023 la collocazione di una copia a Mosca (Russia) nella Cattedrale del Cristo Salvatore, sede del patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie.

Seguici sui nostri canali