Gori: «Bergamo e Brescia sono ora destinazioni di fama internazionale. E lo resteranno»
Il primo cittadino: «Abbiamo brillato di una luce speciale». Dal Donizetti, in collegamento con il Teatro Grande di Brescia, il passaggio di testimone a Pesaro
Gran finale di Bergamo e Brescia Capitale italiana della Cultura, oggi (martedì 19 dicembre) dalle 17 al teatro Donizetti e al Grande di Brescia. Alla cerimonia il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, i sindaci Giorgio Gori e Laura Castelletti, gli assessori comunali Nadia Ghisalberti e Andrea Poli, l’assessore regionale Francesca Caruso e Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, prossima Capitale italiana della Cultura.
Il discorso di Gori
Dopo i ringraziamenti di rito a tutti gli attori che hanno contribuito a fare del 2023 un anno speciale, Gori ha ribadito che:
«la cultura ha unito Brescia e Bergamo superando i pregiudizi e le diffidenze. Ci siamo riscoperti fratelli e sorelle, “specchi riflessi” - come dice il mio amico Emilio Del Bono - con radici e valori comuni, ma soprattutto con un futuro comune, che sta a noi costruire. Centinaia di progetti, migliaia di eventi che hanno punteggiato il 2023, costruiti dal basso e larghissima misura condivisi tra realtà bresciane e bergamasche, ci hanno reso evidente che un concetto semplice ma che avevamo dimenticato: che l’unione fa la forza, in ogni campo».
«In questo 2023 abbiamo preso piena consapevolezza che il fare che caratterizza la nostra cultura si declina anche come capacità di fare cultura e di fare bellezza. Non solo: l’impegno profuso da tante imprese ed espressioni del mondo del lavoro ha certificato il rapporto inscindibile tra cultura e innovazione, presupposto di competitività»,
Capitale come propellente di sviluppo
La cultura è diventa così un grande propellente dello sviluppo territoriale:
«per la sua capacità di produrre economia in forma diretta - gli oltre 11 milioni di visitatori che abbiamo contato quest’anno si traducono in posti di lavoro e ricchezza - ma ancor di più per quanto può arricchire il capitale umano e sociale di un territorio, e diffondere un complessivo orientamento alla curiosità, alla creatività, alla solidarietà e all’innovazione. Questa è stata la scommessa di Bergamo-Brescia 2023, e a me pare una scommessa vinta».
«Le città producono luce, le città si nutrono di luce», aveva detto in fase di apertura il presidente Sergio Mattarella a commento del titolo scelto per l’anno speciale, “La città illuminata”. «Ecco, a me pare che Brescia e Bergamo – assicura Gori - abbiano davvero brillato di una luce speciale nel corso di questi mesi, come un faro alimentato da una grande dinamo, a sua volta mossa da tutte le persone che hanno pedalato insieme, con impegno, al servizio di un progetto comune».
Testimone a Pesaro
Bergamo e Brescia si apprestano a cedere il testimone di Capitale Italiana della Cultura a Pesaro,
«che conoscendo il suo sindaco farà cose strepitose - in bocca al lupo Matteo! – ma da oggi non potranno più viversi solo come luoghi di eccellenza produttiva e manifatturiera; da oggi ci sono anche la Cultura e la Bellezza – ugualmente incise nel nostro dna e finalmente conosciute e riconosciute da milioni di visitatori italiani e stranieri, soprattutto europei. Bergamo e Brescia sono oggi una destinazione culturale e turistica internazionale, e questa cosa non finirà con il 2023. Indietro non si torna, né dal punto di vista del rilievo della Cultura, sulla quale sarà importante mantenere alto l’investimento, né dal punto di vista del profilo compiutamente europeo che le nostre città hanno guadagnato in questi mesi. Né, tantomeno, per quanto riguarda la relazione tra Bergamo e Brescia».
Dal dramma alla speranza
Un ricordo anche al periodo della pandemia:
«Abbiamo immaginato di diventare Capitale italiana della Cultura nel momento più drammatico della nostra storia recente, e la designazione ottenuta a metà del 2020 ha rappresentato un forte segno di speranza. Abbiamo scommesso sulla cultura come fattore di coesione e di rinascita per le nostre comunità, unite nella cattiva sorte, ancora più unite nella volontà di rimettersi in piedi. Dopo tre anni di lavoro, un lavoro che – ripeto – ha coinvolto centinaia di realtà e migliaia di persone, possiamo dirci che la missione è compiuta. Ma già ne intravvediamo un’altra, se possibile ancora più ambiziosa».