I turbamenti d'amore del grande poeta Ugo Foscolo mentre era in visita a Bergamo
Da una ricerca d'archivio spuntano le lettere che il poeta scrisse all'amata, durante un soggiorno nella nostra città

di Alessandro Traverso
«Bergamo è un bel paesuccio. L’aria è sì sottile e sì pura che io malgrado i miei mali mi sento rivivere. Il sole è limpido: la campagna è ben coltivata; gli uomini... oh! Gli uomini, io devo dirne assai bene. Molti che non conoscevo mi hanno avvicinato offrendomi i loro servigi e la loro casa. Le città piccole hanno meno lusso e meno ambizione e sono perciò più ospitali. Delle donne bergamasche non so dirti nulla: parlano male. Mi pare che si vestano semplicemente, almeno le popolane. Le dame avranno i cenci di Parigi, ma senza il garbo delle milanesi».
(Lettera di Ugo Foscolo alla contessa Antonietta Fagnani Arese, Bergamo, 2 novembre 1801)
Archivio del Comune di Genova. Non esiste un motore di ricerca. Può accadere così di esaminare una cosa e trovarne un’altra. Ricostruisco in questo modo, un po’ per caso, un frangente di cronaca avvenuta a Bergamo che vede protagonista uno dei più notevoli esponenti letterari dell’ottocento: Ugo Foscolo.
Anno 1801. Il poeta, dopo una vita attiva ed errabonda, ricca di avvenimenti, avventure e spiriti bollenti, giunge a Milano. Qui conosce la contessa Antonietta Fagnani Arese, capricciosa quanto mai e, sentimentalmente, «non alle prime armi». La nobildonna corrisponde per oltre un anno al suo amore e ha il privilegio (si dice non meritato), di essere immortalata nella famosa ode ellenica "All’amica risanata". Numerose sono le rose appassite e le lettere fragranti di divina amicizia che Ugo Foscolo le invia.
In alcune di queste epistole si narra di un soggiorno del poeta a Bergamo. Motivo di questa visita? Foscolo, stimato per la sua capacità dialettica e dotato già all’epoca di un indubbio prestigio, viene chiamato nella città orobica per soccorrere, con il contributo della sua parola forbita e tagliente, un povero prigioniero innocente.
Il Foscolo possiede tutte le qualità e le doti del tribuno. Appassionato e veemente, sa, secondo le circostanze, eccitare all’ira e allo sdegno e far vibrare tutte le corde del cuore. Il poeta, convinto della innocenza dell’imputato, accetta così di buon grado il patrocinio dell’onesta causa.
Problema: come staccarsi dalla sua Antonietta? È un Foscolo molto sentimentale ma anche parecchio sottomesso quello che queste lettere ci restituiscono. L’amore è in lui più potente dell’impegno assunto, pertanto Foscolo non si decide a partire per Bergamo. Per andare e mantenere la parola, ha bisogno che l’amica si allontani da Milano.
«Se parti lunedì, io me ne andrò a Bergamo», le scrive nell’ottobre del 1801. E pochi giorni dopo, ancora: «Vedersi a Varese! E potrei cogliere il tempo per andare a Bergamo... Ma io mi sento così pieno di te ch’io non posso perdere un solo momento per consacrarlo a cosa che non ti appartenga. Tuttavia conviene che io vada! Ho impegnato la mia parola e si tratta di aiutare un innocente ed infelice padre di famiglia».
Passano i giorni. Il poeta vive sempre accanto all’amica dalla quale non sa staccarsi (o divincolarsi). Ma è proprio vero che è così innamorato? (...)