Il bel libro di poesie del pittore Sciacca (dove il colore non arriva, arriva la parola)
Per decenni sono rimaste in una sfera privata, ora la decisione di pubblicarle. Una produzione all'altezza dei suoi dipinti
di Marinella Carione
Augusto Sciacca è un pittore molto conosciuto, non solo a Bergamo. Messinese, ha 77 anni. Nella nostra città è arrivato più di 50 anni fa e ha messo radici. La sua arte ha ottenuto diversi riconoscimenti. Entrare nel suo studio è un po’ come calarsi fuori dal tempo, tempo che non puoi catturare ma solo percepire. Cerchi di afferrarlo ma lui è già fuggito. È come l’attimo che si confonde con l’atomo, la materia e il cosmo. Ma quando il colore non arriva a comunicare uno stato d’animo, subentra la parola, parola che non deve mai essere abusata. E proprio per questo le sue poesie sono rimaste a lungo nel cassetto: «Quel rispetto che vuoi per te stesso lo devi avere soprattutto per gli altri. La poesia nasce da un sentire profondo sedimentato, un ribollire che con il tempo viene fuori. Come si suole dire, “il primo verso viene da Dio”: può essere di getto, un impulso, un’immagine, una parola. Ma poi deve essere sorretto dalla riflessione».
Sciacca cominciò a scrivere poesie da ragazzo, vincendo anche qualche premio locale, ma poi avvertì il bisogno di conservarle in una sfera privata: «Ho sentito come un distacco. Penso sia giusto ritagliarsi un tempo necessario per fare autocritica. Il componimento richiede un profondo raccoglimento interiore, è un po’ così anche per la pittura: i miei primi disegni erano prettamente figurativi, parecchi ritratti venivano anche apprezzati, poi sono passato a ritrarre dalle fotografie, lavori anche quelli che ho preferito tenere per me». Da bambino si dilettava nel tempo libero con piccole sculture: «Mi accompagnavo con mia madre nelle chiese e durante quelle passeggiate ero affascinato dalle emozioni che sculture e monumenti mi evocavano. L’attrazione verso i luoghi sacri mi spinse fin dentro i cimiteri. Era la bellezza a catturare la mia attenzione. Così è nata la mia passione per l’arte».
Crescendo vi si sono aggiunti approfondimenti di carattere culturale e scientifico su quello che avevano fatto gli altri e le materie oggetto di studio hanno spinto il suo vivace intelletto verso il desiderio di una conoscenza sempre più ampia: «C’era la pittura spaziale degli anni Sessanta, Einstein, la luce e i fotoni, le particelle di materie e le superfici dove ho iniziato a ricercare l’espressività».
Lo scultore-poeta divenne principalmente pittore con una laurea in architettura ottenuta al Politecnico di Milano, avendo prima conseguito un diploma in telecomunicazioni e uno all’artistico: «Ho studiato parecchio perché la cultura mi ha da sempre affascinato». Gli artisti li salva tutti, perché ognuno di loro ha qualcosa da trasmettere, ti aprono nuovi orizzonti, ti arricchiscono la conoscenza e ti rendono più libero: «L’uomo rinascimentale era un uomo che guardava la complessità. Antonello da Messina, Michelangelo, Raffaello e Leonardo, i capisaldi che aprono la strada ai contemporanei: Burri e Fontana, imprescindibili. De Staël, Van Gogh e Rothko, artisti suicidi che hanno fatto violenza su sé stessi e che io ho ammirato. Il Piccio che già conoscevo prima di venire a Bergamo, Picasso».
E che dire dei poeti?: «Non hanno avuto vita facile, basti pensare a Quasimodo e Montale... Ma penso con dispiacere anche ai tanti artisti di oggi, i quali non hanno i riconoscimenti che meriterebbero…».
NEL VESPRO
Nel brusio
del pomeriggio
inatteso
nel vespro
il profumo
dell'incenso
effuso
dalla chiesa defilata
con la porta socchiusa
pervade
quel tratto
di via XX SettembreIl pensiero
torna bambino
alle grandi
domande di sempre
e il cielo
torna semplice infinito
con il suo buio
e il trepido incanto
dello sciame
di puntini splendenti
possibili mondi di gioia
irraggiungibili.Cominci a chiederti
chi sei
e intanto prendi
se puoi
la mano di tuo padre
o di tua madre
per una risposta
che ti porti
il domani
più certo
ma ancora lontano.Bergamo, aprile 2011