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Il film da vedere nel weekend: "Piccole donne", vera carica passionale

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di Giuseppe Previtali

Regia: Greta Gerwig.
Con: Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Timothée Chalamet.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

Fra i classici della letteratura per l’infanzia ci sono alcuni dei libri più belli e importanti della letteratura mondiale. Moby Dick, Zanna Bianca sono libri che hanno formato il gusto di intere generazioni e iniziato alla lettura i più piccoli. Le loro storie, avvincenti ma alla portata dei giovani, hanno permesso a tantissimi ragazzi e ragazze di orientarsi nel mondo che li circondava, ritrovando nei sentimenti dei protagonisti e nei loro percorsi di crescita elementi di vicinanza alla loro vita quotidiana.

Certo, oggi il successo di questi testi appare messo in discussione da una sensibilità profondamente mutata e ci si rende facilmente conto di come i riferimenti dei bambini e dei giovani di oggi siano spesso molto distanti da questi. Eppure vale la pena di ricordare che un testo si dice classico quando è ancora in grado di parlare al suo pubblico, dopo anni o secoli. È il caso, ad esempio, del romanzo di Louisa May Alcott Piccole donne, che torna al cinema in questi giorni in una nuova versione.

A dirigerlo è stata chiamata Greta Grewig, già autrice dell’acclamato Lady Bird. Il compito che le si presentava non era certo facile: proprio a causa dell’enorme valore di cult letterario che il romanzo ha acquisito nel tempo, adattarlo per lo schermo poteva essere un’operazione rischiosa, avendo la possibilità di appiattirsi di una ripetizione del già noto. L’intelligenza di un autore, in questi casi, sta tutta nella capacità di ritagliarsi uno spazio di azione personale e di proporre una interpretazione del testo di partenza.

In questo, il film di Grewig è senza dubbio un esempio molto positivo. Pur mantenendo fede alla collocazione temporale della vicenda, la regista riesce a formulare una interpretazione molto intima del romanzo della Alcott, facendo dei suoi personaggi e dei suoi ambienti uno specchio dove riflettere ansie e problemi del presente. Le donne del film sono complesse, sfaccettate, individui a tutto tondo che non si riducono a quella figura stereotipata della donna in cerca di marito. Una donna, dice Grewig, è ben altro.

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Insomma, il fatto che a dirigere il film sia una regista donna appare un fatto di primaria importanza. Ben più di tanti suoi colleghi uomini, Grewig è in grado di intercettare - anche solo con lo sguardo - la complessità del femminile e di riproporla in un modo molto produttivo all’interno del film. L’ottimo cast impreziosisce, con le sue interpretazioni, un prodotto che riesce a sfuggire alla tentazione della mediocrità grazie a un lavoro di indagine dello sguardo femminile complesso e stratificato.

In un momento storico dove la rivendicazione dell’agency femminile sta finalmente occupando il centro di molti discorsi e immaginari, un film come Piccole donne sembra una vera e propria dichiarazione politica. Lo è anche e soprattutto in virtù dei “tradimenti” che Grewig compie rispetto al testo originale, restituendoci l’immagine di personaggi e relazioni ben più complesse e problematiche. Gli sguardi si fanno non solo veicoli di potere, ma anche e soprattutto strumenti per stabilire relazioni e sentimenti. C’è una carica passionale negli sguardi diretti dalla Grewig che è forse la cosa più bella di tutto il film. Ben lungi dall’essere un semplice adattamento, Piccole donne si offre allo spettatore come un’opera complessa e di ampio respiro, che merita tutta la nostra attenzione.

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