Fresca d'inaugurazione

Il nuovo aspetto di piazza Dante non piace al soprintendente Luca Rinaldi

L'architetto, intervistato da L'Eco di Bergamo, ha giudicato l'intervento poco consono alla storicità della piazza

Il nuovo aspetto di piazza Dante non piace al soprintendente Luca Rinaldi
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All'inizio del Sentierone, spalle alla chiesa di San Bartolomeo, si vive una delle passeggiate più magiche grazie alle luminarie natalizie che creano un corridoio di luce e rami lungo la via di recente sistemazione. Sulla destra, all'altezza del Balzer si apre la vista su Piazza Dante, ancora più nuova, fresca dell'inaugurazione dello scorso luglio. In questi mesi, c'è chi, non convinto all'inizio, ha imparato ad apprezzarla, chi sorpreso dal suo cambiamento ora ci passa quotidianamente con indifferenza e chi continua a nutrire qualche dubbio sulla riuscita dell'intervento. Fra questi ultimi c'è anche l'architetto Luca Rinaldi, soprintendente per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio di Bergamo e Brescia.

In una lunga intervista rilasciata a L'Eco di Bergamo, l'architetto abbraccia gli interventi conclusi, in corso o in programma verso l'appuntamento di capitale della cultura che è ormai alle porte. Dalle Mura, a Sant'Agostino, dall'Accademia Carrara, al Palazzetto dello Sport, Rinaldi commenta le tante opere, ma tra tutte le considerazioni spiccano quelle poco lusinghiere sul rifacimento del centro piacentiniano e, in particolare, su piazza Dante.

Riportando quello che ha dichiarato a L'Eco di Bergamo: «Mi dispiace non aver seguito il lotto di piazza Dante, che mi sembra la parte più debole di tutto il progetto. L’ingresso all’ex Diurno sembra quello di una stazione della metropolitana, con quei parapetti in cristallo e le uscite di sicurezza in metallo bronzeo: un allestimento poco consono alla storicità della piazza. Una chiara dimostrazione di come talvolta l’architettura contemporanea fatichi a interpretare correttamente questi spazi in contesti storici. Personalmente ritengo che il primo lotto non sia un buon risultato».

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