L'arte per elaborare il dolore a Nembro: «Dalla tristezza del Covid si può uscire»
Aperte fino al 29 marzo in biblioteca le esposizioni del fotografo Maurizio Milesi (“Epicentro”) e dell’artista Primo Formenti (“Covid-19”)

di Clara Scarpellini
«Non possiamo dimenticare quello che è successo, fa parte della nostra storia», ha detto il sindaco di Nembro, Gianfranco Ravasio. Ed è proprio con questo spirito che Nembro ha deciso di trasformare il ricordo in arte. Sabato 8 marzo, la biblioteca e centro culturale Tullio Carrara si è fatta custode della memoria collettiva, ospitando due mostre che ripercorrono, attraverso immagini e opere, le emozioni di quei giorni drammatici.
Le esposizioni, inaugurate alla presenza delle autorità locali, resteranno aperte fino al 29 marzo e raccontano, con linguaggi diversi ma complementari, la stessa grande storia: quella di un paese che ha sofferto, resistito e che oggi vuole ricordare.
Il fotografo Maurizio Milesi, autore della mostra Epicentro, ha spiegato: «Volevo raccogliere le storie di chi ha vissuto quel periodo in prima linea: il sindaco, il parroco, il farmacista, il medico, le famiglie. Raccontare il lato umano della pandemia era fondamentale». Parallelamente, l’artista Primo Formenti ha presentato una collezione di opere, dal titolo Covid-19, che giocano sul contrasto tra oppressione e rinascita.
L’arte per elaborare il dolore
Maurizio Milesi ha spiegato come il suo progetto sia nato da una necessità personale: «Si parlava molto della salute fisica, ma poco di quella mentale. Nessuno sapeva davvero come affrontare l’emergenza, dal cittadino comune ai rappresentanti istituzionali. Ho voluto raccogliere testimonianze per raccontare il lato psicologico di questa esperienza».
L’esposizione si affianca a quella di Formenti, che attraverso una serie di opere contemporanee rappresenta il dualismo tra il dolore e la speranza. «Questa mostra – ha raccontato l’artista –. vuole lanciare un messaggio: dalla tristezza si può uscire. Il rosso che si vede nelle mie opere simboleggia le restrizioni, mentre il blu rappresenta il desiderio di ripartire e di tornare a viaggiare. Volevo raccontare come tutti noi, coperti dalle mascherine, ci sentivamo invisibili, soffocati dai pensieri e dalla paura. Ma alla fine l’abbiamo vinta noi, perché siamo ancora qui».
I volti inespressivi delle sue opere, ricordano come in quel periodo fossimo accomunati dalla stessa esperienza (...)