Le dimissioni, spiegate bene

Martina Bagnoli: «All’Accademia Carrara il direttore è in subordine, prevale il marketing»

In un'intervista al Giornale dell'Arte ha spiegato che forse per il museo cittadino sarebbe meglio un conservatore capo, visto il subordine al general manager

Martina Bagnoli: «All’Accademia Carrara il direttore è in subordine, prevale il marketing»
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«Mi sono resa conto di non poter fare ciò che sapevo fare». Martina Bagnoli ritorna sulle motivazioni delle sue dimissioni da direttrice dell'Accademia Carrara, in un'intervista uscita ieri (martedì 19 novembre) su Il Giornale dell'Arte, in cui lascia davvero poco spazio alle interpretazioni e dice quali sono, secondo lei, le dinamiche de facto al museo d'arte cittadino.

Otto mesi pochi, ma sufficienti

L'ex direttrice sarà sostituita da Maria Luisa Pacelli, come confermato dall'Amministrazione con una conferenza stampa. La studiosa arriva dalla Pinacoteca nazionale di Bologna, che ha lasciato dopo la mancata riconferma da parte del nuovo ministro della Cultura Alessandro Giuli.

Alla domanda sul perché sia andata via dopo così breve tempo, Bagnoli ha riconosciuto che otto mesi a Bergamo, in effetti, sono stati pochi. Ma sono bastati per capire che, almeno per lei, quel sistema duale, dove l'altro - cioè il general manager, Gianpietro Bonaldi - aveva un enorme potere decisionale anche per quanto riguardava i suoi ambiti, non poteva funzionare.

Il direttore subordinato al general manager

«La posizione del direttore è in subordine, perché tutto ciò che attiene ai poteri decisionali (risorse umane, risorse finanziarie, comunicazione e altro) è in mano a un’altra persona» ha chiarito, pur senza mai nominare direttamente Bonaldi, evidentemente preferendo concentrarsi sui problemi che, per lei, comporta il modello adottato nel capoluogo orobico.

In sostanza, non sarebbe possibile fare un serio lavoro di programmazione delle strategie culturali, perché non si ha la contezza dei mezzi e delle risorse finanziarie. Quello alla Carrara, se rimangono così le regole, a suo avviso sarebbe «un posto più adatto a un conservatore capo che a un direttore».

L'intervista è stata anche un'occasione per fornire qualche dettaglio in più rispetto a uno degli episodi che, dopo mesi di tensioni, avrebbe portato all'irrimediabile rottura: «Avevo programmato una mostra molto interessante sulle pietre dipinte, con prestiti rari da collezioni private». Mostra poi rinviata dai vertici della Fondazione.

Un museo improntato al marketing

Bagnoli ci ha tenuto però a chiarire che non è stata una singola situazione a portare alla sua decisione. Il problema, infatti, sarebbe che la visione del museo è più improntata al marketing, mentre la sua è più votata alla tutela, conservazione, ricerca e al ruolo anche educativo che la Carrara pure deve avere. Il tutto, bisogna ricordarlo, tenendo conto che anche l'ex direttrice, per via della sua formazione ed esperienza, ha delle competenze manageriali.

A provocare la sua contrarietà, inoltre, sarebbero stati degli acquisti di alcune opere per il giardino senza consultarla, così come sarebbe stato fatto per i servizi educativi e i contatti con alcuni colleghi per delle mostre. Per Bagnoli, bisogna inoltre ritornare sull'importanza delle competenze per questo tipo di istituzioni: «Ovvio che un direttore è consapevole di dover perseguire strategie manageriali, ed è giusto che sia così, ma i musei non sono aziende: sono istituzioni culturali che usano anche competenze di tipo manageriale».

Commenti
ANNA

Sono anni che non c'è una mostra davvero interessante e importante alla Carrara. Si dovrebbe fare di più. A Brescia per esempio ci sono mostre molto importanti, per opere e nomi. Da noi tutto in piccolo...

Max conti

Cosa c'entra Chorus Life...operazione pagata da privati su aree private abbandonate da decenni in area degradata e realizzata da privati..col controllo pubblico si capisce...mescolare la Carrara a Chorus Life non ha nessun senso

Vincenzo

Tanto si è detto e tanto si è scritto. Ci si auspicava che tutto ciò, portasse l'Amm.ne comunale a valutare le circostanze che avevano suggerito alla Dott.ssa Bagnoli di fare il più classico passo indietro. La palese incompatibilità ambientale col deus ex machina che, col fine istituzionale non aveve nulla a che spartire. Invece, con uno dei più classici colpi di spugna, anzi di ramazza, la polvere è stata opportunamente occultata sotto al tappeto, con somma gioia di quanti, così facendo, si sono appuntati sul petto la classica medaglia. Si è fieri quando la pratica trova soluzione nel giro di poco tempo.

Claudio

Evidentemente qualcuno non la racconta giusta. E non è la Signora Bagnoli.

fulvio

è arrivata quella non riconfermata alla Pinacoteca di Bologna... il marketing è necessario ma se la cultura si basa sugli incassi non va bene, considerando poi che la Carrara è una fondazione con molti sostanziosi donatori

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