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Mille anni di storia nel libro “La Fiera di S. Alessandro a Bergamo”: ascesa e caduta

Dalla seconda metà dell’800 è cominciato il declino della struttura. Poi è arrivato il “Centro Piacentiniano”

Mille anni di storia nel libro “La Fiera di S. Alessandro a Bergamo”: ascesa e caduta
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Ecco un libro che parla della Fiera di Bergamo e della zona dove si svolgeva, luogo di incontro dei borghi di Pignolo e di San Leonardo di Bergamo al piano e grande prato dove fare pascolare il bestiame. Il posto dove nei primi anni del Novecento si decise di costruire il nuovo centro della città abbattendo gli edifici della vecchia fiera, sul bordo del “Sentierone”.

Il libro è di Claudio Tognozzi, autore che si sta specializzando nel racconto storico della città e della provincia, che ha ri-edito il “Dizionario Odeporico Bergamasco”, primo testo di geografia bergamasca, scritto da Giovanni Maironi da Ponte a inizio Ottocento e che ha via via pubblicato altri libri come quello sulla Bergamo nella “Belle Epoque” e sulla ferrovia della Val Brembana.

Ora Tognozzi arriva con questo libro ricchissimo di immagini dal titolo “La fiera di Sant’Alessandro a Bergamo” (in vendita su Amazon e alla libreria Arnoldi), volume di 228 pagine (costo 24 euro). L’autore traccia la storia di questo evento che sembra essere iniziato nell’Alto medioevo, addirittura nel IX secolo e che si è sempre tenuto verso la fine di agosto, in coincidenza con la festa di Sant’Alessandro. Per la fiera arrivavano mercanti da buona parte dell’Europa: man mano la manifestazione prese importanza fino a quando, nel 1740, si decide di realizzare una struttura stabile in muratura e pietra a pianta quadrata, che comprendeva 540 locali a due piani, la maggior parte botteghe e osterie, ma non soltanto.

Per cento anni la Fiera procedette bene, poi iniziò una lunga agonia che portò tutto il grande edificio alla decadenza. La fiera divenne luogo di malaffare, di risse, di prostituzione e si cominciò a pensare a un grande cambiamento.

Se ne discusse per decenni fino a quando, all’inizio del Novecento, l’omicidio di una giovane prostituta in uno di questi miseri locali diede la spinta decisiva al consiglio comunale di Bergamo che decise di bandire una gara tra architetti: vinse il progetto di un giovane Marcello Piacentini, che venne compiuto nel 1923. È il nostro “Centro Piacentiniano”.

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