Cinema

Paola Cortellesi ci racconta le donne che hanno fatto l’Italia

“C'è ancora domani” mostra la bellezza di chi ha masticato amaro e ora rivendica i suoi meriti

Paola Cortellesi ci racconta le donne che hanno fatto l’Italia
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Di Fabio Busi

Un film sorprendente per i modi, per i linguaggi, per le scelte di montaggio e di regia. Non parla solo di un marito violento e odioso, parla di un'Italia diversa, forse più miserabile e ignorante, ma in qualche modo più sincera, forte, dignitosa. Paola Cortellesi con “C'è ancora domani” racconta l'arrabattarsi delle donne nel Paese uscito a pezzi dalla guerra, la pazienza e l'umiltà di crescere una famiglia nonostante le asprezze di un padre padrone.

Stupisce la scelta di rileggere i momenti più brutali in chiave quasi comica, deformante, grottesca. Sarebbe stato davvero troppo scontato caricare di drammaticità quelle botte, quegli insulti: molto più efficace rivestirli, declinarli in chiave umoristica, come danze assurde che mostrano il presunto amore di un uomo accartocciarsi e diventare rancore, ceffoni e sproloqui. La danza logorante della vita, a cui Delia non si sottrae mai. È l'elogio più bello che si poteva fare a una donna, quello di non mostrarla gravata dalle bassezze del marito, ma sempre forte e leggera.

La Cortellesi unisce la commedia romanesca ruspante a una rilettura critica della storia, delle tante storie familiari d'Italia, ma senza gravarci con il senso di colpa. Ci mostra la bellezza, la luminosità di chi ha masticato amaro e ora rivendica i suoi meriti. Forse però stonano un poco alcune figure, quasi monocrome nella loro iniquità: il marito manesco e il suocero maschilista.

Stupisce invece in positivo la capacità di ripristinare un linguaggio schietto, volgare (nel senso di volgo), legato alle esigenze concrete. C'è un Paese che viene avanti tra mille difficoltà, ma dignitosamente, sforzandosi. Le donne come Delia hanno fatto l'Italia. Nei risvolti finali, con un montaggio ingannevole la regista stabilisce un messaggio chiaro: invece di lagnarsi d'un padre diabolico e poi ripetere lo stesso errore, gettandosi tra le braccia di un uomo che solo inizialmente sarà tenero, è più sensato costruirsi un futuro da sé, attraverso lo studio, il lavoro e la coscienza politica. Andando a votare.

Memorabili alcune sequenze, su tutte il pranzo di fidanzamento tra Marcella (figlia di Delia) e Giulio, rampollo d'una famiglia di arricchiti. Lì si condensano tutte le invidie e le rivalità tra chi ce l'ha fatta e chi no, ma ricompaiono anche sentimenti che sembravano dileguati, come il senso di protezione.

Un esordio che fa ben sperare, nonostante alcuni personaggi bidimensionali (i fratellini, ma anche una parte della borgata) e certi passaggi troppo repentini.

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