Pepi Merisio e la nobile arte di riuscire a fermare il tempo
Un racconto per immagini del Bel paese con lo sguardo del maestro di Caravaggio. In mostra al Museo della fotografia Sestini dal 6 giugno al 7 settembre

Pepi Merisio era un uomo curioso: voleva capire dove stavamo andando e al tempo stesso voleva documentare come eravamo. Parlare, spiegare, cercare di capire attraverso le immagini quello che stava accadendo. Per questo, fin dagli Anni Cinquanta si era messo a fotografare angoli dei paesi, momenti di vita, rituali. Celebre il suo reportage al funerale dello zio Gianni, in Val Gandino.
Erano gli anni Cinquanta. Pepi Merisio ha più volte dichiarato che quella passione pretendeva di fermare il tempo, di catturare quelle immagini prima che fuggissero via: era motivata dal fatto che egli si rendeva conto che tutto stava cambiando a velocità supersonica. Disse in diverse occasioni che aveva fretta di fotografare quella stalla, quei contadini, quegli archi delle case, quelle tavole e quelle cucine, quelle feste e quei carretti e quei mestieri perché magari il mese dopo, l’anno dopo, non li avrebbe più trovati.
Cominciò dalla Bergamasca, allargò poi il suo sguardo a tutta l’Europa. Le sue fotografie “Attraverso l’Italia” divennero una collana di immagini del Touring e oggi rappresentano l’asse portante della mostra inaugurata venerdì 6 giugno e che andrà avanti fino al 7 settembre al Museo della fotografia Sestini nel convento di San Francesco, in Città Alta. L’iniziativa è organizzata dal Museo delle storie di Bergamo e dal Comune con il supporto di Siad Fondazione Sestini, grazie alla quale il prezioso fondo fotografico di Pepi Merisio è stato depositato nel museo.




La rassegna consiste in 136 scatti in bianco e nero e a colori che raccontano l’Italia, le sue sfumature, attraverso le regioni, le differenze culturali. Una mostra che rappresenta un omaggio al grande fotografo di Caravaggio, ma che soprattutto rappresenta un’occasione per riflettere sulle trasformazioni del paesaggio italiano. Dal Nord al Sud, dalle vette del Gran Paradiso alla tonnara dell’isola di Favignana.
Il fotografo era ben consapevole di questo valore delle sue fotografie, che costituivano un racconto di quello che stava accadendo nel nostro Paese. E per questa ragione proprio nel segno del cambiamento era stata nel 2000 l’iniziativa di L’Eco di Bergamo preparata con le immagini di Pepi e del figlio Luca Merisio con i testi di Paolo Aresi: trenta inserti settimanali per illustrare il cambiamento della Bergamasca in cinquant’anni. La mostra riprende quel concetto, ma lo allarga a tutta l’Italia, 25 anni dopo.
Il percorso è articolato in sei sezioni, quattro di natura geografica e due di tipo tematico. Le prime quattro attraversano l’Italia e ne documentano la straordinaria ricchezza, le altre due esplorano le esperienze editoriali significative di Pepi Merisio, oltre a quella con il Touring Club, la celebre pubblicazione Terra di Bergamo, tre volumi editi da Bolis nel 1969 con il sostegno della Banca Popolare di Bergamo. La mostra è aperta da martedì a giovedì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17; al venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18. È disponibile il catalogo, edito da Lyasis edizioni, nella libreria del museo.