Cinema

“Rapito” di Marco Bellocchio, un film cupo e solenne

Il regista torna al cinema raccontando la storia vera di Edgardo Mortara, rapito dallo Stato Pontificio nel 1858

“Rapito” di Marco Bellocchio, un film cupo e solenne
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Di Fabio Busi

Nel cuore della notte Edgardo Mortara si alza, scende dal letto e si reca davanti al grande Cristo crocifisso. Raggiunge le mani, estrae i chiodi, poi fa lo stesso con i piedi. Una liberazione. Il figlio di Dio è sottratto al supplizio, scende dalla croce. Una suggestione di fede quasi soffocante, che chiede uno sfogo, ma quel Gesù in fondo è proprio Edgardo, le cui membra vengono lacerate in uno scontro tra religioni.

È questo il dato più attualizzante del film “Rapito” di Marco Bellocchio. I bambini prestano le loro vite, senza sceglierlo, come terreno di scontro tra modelli culturali ed educativi contrapposti. Sottratto alla famiglia (ebraica) per un battesimo quasi incidentale, viene cresciuto in Vaticano e sradicato dalla sua identità originaria. Lui, come gli altri piccoli, non sa cosa sia giusto e cosa sbagliato.

Bellocchio dice che in qualche modo le fedi sono tutte uguali, fatte di rituali e di parole rimasticate all'infinito (si nota in alcune sequenze con montaggio alternato). Ben più cogente e decisiva è l'armonia, lasciare che un bambino viva gli affetti, la crescita, i riti in modo coerente, senza scissioni. Al contrario, per il Papa, come per la comunità ebraica, per i giornali e in parte anche per i suoi stessi genitori, quel bimbo è un mezzo per affermare un'identità, una sorta di potere, che viene prima dei sentimenti.

Nel letto di morte, la madre continuerà ad anteporre la sua fede alla riconciliazione con il figlio, ora libero, ma ormai definitivamente cristiano. E lo stesso Edgardo, di fronte al fratello venuto a Roma per liberarlo nel 1870, opporrà un rifiuto quasi sdegnoso. Ormai la sua personalità è scissa, schizofrenica, non sa comprendere quale sia la verità (perché in fondo non c’è), non riesce a voler bene alla famiglia a prescindere dalla conversione.

Il focus non sta tanto nell'accusa a una Chiesa palesemente ancorata alle rigidità del passato. Con questo film cupo e solenne, Bellocchio mostra come le scissioni dogmatiche e le lotte di potere (attraverso l'educazione dei bambini) vadano a incidere nella carne dei singoli, avvelenando i loro cuori per sempre.

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