Una mostra targata Cesvi racconta la guerra in Ucraina e la carestia nel Corno d’Africa
Fino al 26 marzo c’è “The Last Drop” al Chiostro di Santa Marta: esposti gli scatti di Fabrizio Spucches
Non un reportage, ma uno sguardo teatrale ed evocativo. Con un parallelismo originale e illuminante. Da ieri, venerdì 24 febbraio, nel giorno del primo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, il Chiostro di Santa Marta ospita la mostra “The Last Drop”. Oltre 50 fotografie scattate da Fabrizio Spucches per Fondazione Cesvi raccontano due drammi contemporanei e le loro interconnessioni globali: il conflitto in Europa e la carestia nel Corno d’Africa. L’esposizione sarà visitabile sino al 26 marzo.
La cornice di Bergamo, Capitale italiana della cultura, ha una forte valenza simbolica per la mostra: la nostra città è stata infatti, ed è, strettamente connessa alle recenti crisi globali, prima come epicentro della pandemia di Covid-19, poi gemellata con Buča e attiva negli aiuti durante il conflitto.
“The Last Drop” è curata da Nicolas Ballario. La location è messa a disposizione da Intesa Sanpaolo che, da subito, ha sostenuto gli interventi umanitari di Cesvi in Ucraina, e anche quello a Buča.
All’inaugurazione della mostra – patrocinata dall’Aics, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – sono stati invitati Giorgio Gori, sindaco di Bergamo; Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura, Turismo e Tempo libero della città; Gianluigi Venturini, direttore regionale Lombardia Nord Intesa Sanpaolo; Gloria Zavatta, presidente di Fondazione Cesvi. «Con Cesvi collaboriamo da tempo - dice Venturini -, a Bergamo abbiamo accolto le famiglie dei dipendenti di Pravex Bank scappate dal conflitto».
Spucches ha visitato per Cesvi i progetti in Ucraina e nel Corno d’Africa e incontrato le persone aiutate, per fotografare chi è stato colpito direttamente dalla guerra e chi - seppur lontano e in un altro continente - sta vivendo analoghe condizioni di fragilità date dall’emergenza climatica, dalla carestia e, indirettamente, anche dal conflitto.
Se infatti può risultare più semplice comprendere il dramma che da un anno vede coinvolto il popolo ucraino, è più complesso comprenderne gli effetti in terre come la Somalia, il Kenya o l’Etiopia che – alle prese con la più grave siccità dal 1981 e un’agricoltura in ginocchio – negli ultimi anni sono state costrette a dipendere da altri Paesi per l’importazione di materie prime. Proprio da Ucraina e Russia, infatti, giungevano enormi quantità di grano verso quei Paesi, arrivando in certi casi a soddisfarne addirittura il 90% del fabbisogno.
Il colonnato del chiostro fa da cornice a un centinaio di valigie di profughi ucraini e di italiani. Alcuni sono riusciti a fuggire, altri sono morti tentando la fuga. «Quelle valigie sono tutto ciò che resta della loro memoria. E non esiste differenza tra le loro valigie e le nostre», dice Ballario.
“The last drop” è “l’ultima goccia”, quella che fa traboccare il vaso. È un vaso traboccante disperazione e morte.