Valorizzazione dei beni ecclesiastici anche bergamaschi: firmato un protocollo in Regione
Hanno sottoscritto il documento l'assessore Galli e monsignor Sanguineti, vescovo di Pavia e delegato ai Beni culturali per la Conferenza Episcopale

La Lombardia può vantare un ricchissimo patrimonio storico e artistico di carattere religioso, costituito sia da circa 130 mila beni mobili e 6 mila immobili. Un tesoro la cui rilevanza è dimostrata dai numerosi riconoscimenti Unesco attribuiti, ad esempio, all'Ultima Cena di Leonardo, ai Sacri Monti di Varese e Ossuccio, oppure al Monastero di Torba e al complesso monastico di San Salvatore e Santa Giulia di Brescia.
Per meglio valorizzare e salvaguardare i beni culturali della Regione ecclesiastica lombarda (che raggruppa le Diocesi di Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Mantova, Milano, Pavia e Vigevano) è stato sottoscritto un protocollo d'Intesa tra l'assessore regionale all’Autonomia e cultura Stefano Bruno Galli e da monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia e delegato ai Beni culturali per la Conferenza Episcopale lombarda.
«Questo immenso giacimento di storia, arte e tradizioni va considerato parte integrante e fondativa dell'identità culturale e del più autentico spirito lombardo – ha commentato Stefano Bruno Galli -. La sottoscrizione di questa intesa giunge a coronamento di un lungo impegno istituzionale. Basti ricordare il bando destinato ai Beni culturali mobili e immobili di enti ecclesiastici, che fu accolto con grandissimo favore e che ha visto impegnati circa 20 milioni di euro in tre anni (2019-2021) a copertura di quasi 90 progetti di ristrutturazione diffusi su tutto il territorio regionale».
Come riportano i colleghi di PrimaPavia l'Intesa consente di costruire politiche di ampio respiro, con nuovi metodi gestionali e finanziari, e di collocare il patrimonio culturale di carattere religioso nel contesto delle politiche europee di valorizzazione dei beni culturali. Dagli edifici di culto ai luoghi di aggregazione, dagli arredi liturgici al patrimonio archivistico e librario, ma anche opere d’arte, tradizioni e saperi che si sono tramandati nel tempo. L'Intesa, la prima in Italia di questa portata, apre la strada a un futuro modello di governance multilivello e di rappresentanza multi-istituzionale, tenendo conto della specificità del patrimonio culturale italiano e lombardo, che presenta intense relazioni dei soggetti coinvolti tra pubblico e privato.
«Questi beni - ha aggiunto il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti - sono legati alla vita della comunità cristiana che non è una setta che si nasconde, ma una realtà che ha una sua rilevanza sociale e pubblica e interagisce con la società multiculturale di oggi in cui anche certi linguaggi della fede, una volta conosciuti da tutti, oggi rischiano di non esserlo. Allora promuovere questo patrimonio e renderlo fruibile a tutti vuol dire offrire la possibilità di leggere una storia. I beni culturali hanno inevitabilmente a che fare con il linguaggio tipico e universale della bellezza che non ha solo un valore estetico, ma anche antropologico. E da questo punto di vista religioso, ogni esperienza religiosa ha sempre prodotto bellezza».
Alla sottoscrizione hanno partecipato anche monsignor Franco Agnesi, vicario generale dell'Arcidiocesi di Milano; monsignor Giuseppe Scotti, segretario della Conferenza Episcopale Lombarda; monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l'Azione sociale dell'Arcidiocesi di Milano e l'architetto Carlo Capponi, incaricato per i Beni culturali della Conferenza Episcopale Lombarda.