Golosi, a Milano c'è Re Panettone (Tre leggende sulla sua origine)
Temperature sempre più fredde, la prima comparsa della neve sulle strade della città e il Natale dietro alle porte (o sopra i comignoli). Che siate tradizionalisti, per i quali il menù del 25 dicembre è uguale tutti gli anni, o tra coloro che in quel giorno si cimentano sempre in nuove ricette, è comunque difficile che dalla vostra tavola manchi almeno un panettone.
Se il dolce tipico del Natale vi piace davvero, e quindi ne preferite la sua versione artigianale, questo fine settimana c'è un’occasione che potrebbe fare al caso vostro: Re Panettone. Sabato 28 e domenica 29 novembre, a Milano torna la fiera-mercato che, dal 2008, raduna pasticceri che eccellono nell’arte del panettone artigianale.
Orgoglio della cucina milanese, al pari del risotto giallo e della cassoeula, il panetùn viene festeggiato dall’iniziativa che, questa volta, si terrà alla Fabbrica del Vapore (via Procaccini, 4). L’occasione raduna quaranta pasticceri da tutta Italia, serve un po’ per incontrarsi e chiacchierare di panettone, un po’ per ribadire le sue origini lombarde, ma soprattutto per assaggi e acquisti in vista delle vicine festività. Venduto da tutti al prezzo fisso di 22 euro al chilo, durante la manifestazione è possibile fare degustazioni su prenotazione. Non mancano eventi collaterali, come l’incontro con il pasticcere lombardo che usa solo prodotti lombardi o alcuni contest, dal prodotto più innovativo a quello con la confezione più eco-sostenibile, creativa e funzionale. L’ingresso alla manifestazione è gratuito, previa registrazione sul sito www.repanettone.it).
Ma attenzione. Il panettone deve comporsi di specifici ingredienti (uva sultanina, farina naturale, lievito madre, burro, scorza di arancia e cedro canditi, niente conservanti o ogm) in determinate percentuali, e contare di un tempo di lavorazione di trentasei ore. Pena, il non potersi considerare panettone secondo un decreto ministeriale del 2005. La sua ricetta risale addirittura al 1500 e sono tre le leggende più accreditate sulla sua origine.
Il piccolo Toni. Al tempo dei Visconti e degli Sforza, più precisamente alla corte del Duca Ludovico, si festeggiava la sera della vigilia di Natale con un grande banchetto. Il numero di portate e il traffico in cucina fu tale da causare una piccola disattenzione dei cucinieri, per cui il dolce si bruciò. Il piccolo Toni, un ragazzetto che in cucina dava solo una mano, consegnò al capocuoco, con titubanza ma anche buona volontà, quello che aveva preparato per sé con gli avanzi dell’impasto del dolce bruciato: un dolce semplice cui aveva aggiunto solo uova, zucchero, uvetta e cedro candito. Il dolce piacque moltissimo e, da quel giorno, prese ad essere fatto in occasione di ogni Natale. Il suo nome era quello di “pan del Toni”, da cui il nostro panettone
Ughetto. Il falconiere di Ludovico il Moro, Ughetto, era innamorato della figlia di un fornaio, Adalgisa. Le cose non andavano bene per il forno, perché le vendite erano in calo e un garzone s’era ammalato. Ughetto, allora, vendette la propria coppia di falchi e si presentò al padre dell’amata per offrire il proprio sostegno. Con i soldi guadagnati dalla vendita dei due animali, comprò qualche ingrediente per arricchire il pane, a partire dal burro, e poi ancora uova, zucchero, uvetta e canditi. La storia finisce ovviamente bene, con un boom nelle vendite del forno e il matrimonio di Ughetto e Adalgisa.
Suor Ughetta. All’interno di una monastero, la monaca Ughetta preparò un dolce per le proprie consorelle in occasione di un Natale che, come sempre, era molto povero. Praticò un’incisione nell’impasto che, una volta in forno, prese a lievitare a dismisura, dando luogo al dolce dalla tradizionale forma a cupola. Ne mangiarono in abbondanza tutte le suore del convento.