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Il film da vedere nel weekend The Hateful Eight, Quentin Tarantino

Il film da vedere nel weekend The Hateful Eight, Quentin Tarantino
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Regia: Quentin Tarantino.
Cast:  Samuel L. JacksonKurt RussellJennifer Jason LeighWalton GogginsDemiàn BichirTim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, Channing Tatum, James Parks, Dana Gourrier, Zoe Bell, Gene Jones, Keith Jefferson, Lee Horsley, Craig Stark, Belinda Owino, Bruce Del Castillo.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Era il 1992 quando un giovane regista ancora poco conosciuto usciva con il suo primo film in America. Le Iene (Resevoir dogs, letteralmente “cani da rapina”) fu un autentico trionfo e consacrò il nome di Quentin Tarantino nel firmamento degli astri nascenti del cinema. Sì, perché tutto era già scritto eppure era tutto profondamente nuovo: il dialogo come unico strumento per far progredire l’azione, la forte caratterizzazione dei personaggi, l’uso intelligente degli stereotipi della cultura pop, l’attenzione al cinema di genere (anche, se non soprattutto, italiano). Tarantino ha avuto l’ardire e la capacità di presentarsi subito come un autore, un regista ispirato e dallo stile fortemente connotato; se a questo si somma una personalità esuberante e spesso sopra le righe si capisce bene la fortuna di questo cocktail vincente. Da lì in poi è stato un crescendo di successi: Pulp Fiction è ormai considerato un testo fondativo per il rinnovamento cinematografico della contemporaneità e Kill Bill, nei suoi due volumi, è diventato la perfetta rappresentazione dell’intera operazione cinematografica di Tarantino.

 

The hateful eight

 

Negli ultimi tempi Quentin pare essersi interessato in particolare alla rilettura, alla sua maniera s’intende, di episodi chiave della storia americana e non. Così, se in Bastardi senza gloria il regista ci fa tornare sul terreno dell’Europa nazista e porta in scena la vendetta ebraica, l’operazione di Django è ancora più radicale e obbliga gli americani a confrontarsi con l’annoso problema della schiavitù, ferita mai chiusa e accettata del tutto. Così, se già nel suo ultimo film Tarantino aveva deciso di appropriarsi dei codici del cinema americano classico per eccellenza, con The Hateful Eight il richiamo a temi e modi cari al western si fa ancora più esplicito. Otto personaggi si ritrovano loro malgrado nello stesso luogo (il numero non è casuale: il film è l’ottavo per Tarantino; la mente corre subito all’8 e ½ felliniano).

Lo spettro che Tarantino evoca nel suo modo caratteristico è quello della guerra civile, momento topico per la costruzione dell’identità americana come nazione. Ritroviamo la grande intuizione originale: il teatro dei movimenti minimi di uno spazio chiuso che aveva portato Le Iene all’attenzione della critica internazionale. Qui il tentativo è ancora più radicale e l’adozione del formato 70 mm (che si può ammirare solo in pochi cinema, il più vicino è l'Arcadia di Melzo), è del tutto funzionale alla causa: deformare lo spazio diventa virtuosismo tecnico in grado di tenere tutti i personaggi nel medesimo spazio e di farli muovere come ballerini in un'inquadratura oblunga e fortemente costruita.  

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THE HATEFUL EIGHT
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È evidente: solo i grandi registi sono in grado di operare scelte tanto radicali su questioni tecniche quali il formato della ripresa e di usarle intelligentemente per veicolare un messaggio preciso al pubblico. In questo caso, pur senza fare spoiler di trama, è lo stesso trailer a dirci che nessuno dei personaggi chiamati a raccolta è chi dice di essere. Il problema, come sempre da Shakespeare in poi, verrebbe da dire, è quello dell’identità e dei suoi livelli di manifestazione. Tutto ciò è raccontato dalle posizioni dei personaggi, che si muovono liberamente nello spazio e lasciano intendere continuamente quello che accadrà, se lo spettatore è abbastanza attento da cogliere i segni. Certo il film diventa un enigma, un gioco per spettatori appassionati, ma è in queste sottigliezze che sta la grandezza di un regista come Tarantino.

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