Le pagelle di X Factor 9
X Factor 9 è finito. La sera di giovedì 10 dicembre, in diretta dal Forum di Assago, è andata in scena l’attesissima finale, trasmessa (come sempre) da Sky Uno e (novità) da Cielo e Mtv, in chiaro quindi anche per i non abbonati. Un evento che ha portato davanti alla tv tanti appassionati, circa 3 milioni per la precisione, con uno share del 9,7 percento, il 17 percento in più della finale dell’anno passato. Numeri che raccontano inequivocabilmente un successo. La nona edizione del talent più amato e seguito d’Italia, infatti, è stata quella che ha raccolto maggiori consensi, soprattutto per l’altissimo livello dei concorrenti in gara (la crescita complessiva negli ascolti rispetto a un anno fa è stata addirittura del 7 percento)
Alla fine a trionfare è stato Giosada, rocker barese tutto sex appel e cime di rapa (anche se abbiam capito che ama la pizza). Dietro di lui si sono piazzati i grandi favoriti, gli Urban Strangers, i Simon & Garfunkel 2.0. Terzo invece Davide “detto Shorty”, l’anima soul anglo-sicula di questa edizione; Enrica, la Rihanna di Terracina, non è riuscita invece a salire sul podio. Una finale equilibrata, come del resto tutta la stagione, ricca di sorprese ed esibizioni memorabili; un’edizione che ha diviso (meglio con o senza Morgan tra i giudici?), appassionato (basta vedere i dati dei social sotto l’hashtag #XF9) e, alla fin dei conti, convinto. X Factor resta, al momento, il miglior prodotto di entertainment della televisione italiana, in grado anno dopo anno di migliorarsi. Ecco i nostri voti a questa edizione. Tranquilli, sappiamo benissimo che non tutti saranno d’accordo, ma è proprio questo il bello, no?
I FINALISTI
Davide, uno dei quattro finalisti della nona edizione italiana di X Factor, sul palco del Forum di Assago a Milano, 10 dicembre 2015. ANSA / MATTEO BAZZI
Enrica (S), la prima ad essere eliminata dalla finale di X Factor, con il suo giudice Skin sul palco del Forum di Assago a Milano, 10 dicembre 2015. ANSA / MATTEO BAZZI
Giosada, uno dei quattro finalisti della nona edizione italiana di X Factor, si esibisce sul palco del Forum di Assago a Milano, 10 dicembre 2015. ANSA / MATTEO BAZZI
Alessio Iodice (d) e Gennaro Raia, i due componenti del gruppo Urban Strangers, durante la conferenza stampa per la finale di X Factor, Milano, 9 dicembre 2015. ANSA/ DANIEL DAL ZENNARO
Enrica: 7
La stella è ufficialmente esplosa nel cielo del firmamento musicale italiano la sera del quarto live, la puntata “elettro-dance” di questa edizione. Con Burnin’ Up di Jessie J, la piccola Rihanna di Terracina ha infiammato il palco come non aveva mai fatto, mostrando una grinta e una capacità di dominare lo spazio scenico pazzesca per una ragazzetta di appena 16 anni. Da quel momento le sue esibizioni sono state tutte ben sopra la sufficienza, con Skin che si è assunta il ruolo più di seconda madre che di giudice e mentore. Il voto finale è la giusta via di mezzo tra il 10 che avrebbe meritato il suo percorso e il 5 per l’inedito, un po’ troppo adolescenziale, forse, rispetto al livello medio degli inediti degli altri concorrenti. Resta il fatto che questa ragazzina dalla voce possente e l’occhio tenero, se ben guidata, potrebbe diventare una vera star della musica italiana.
Davide Shorty: 7,5
Televisivamente parlando, la simpatia non è certamente il suo forte. Ma importa poco quando partecipi a un talent show che premia veramente il talento musicale e si ha più talento in corpo che globuli rossi. Perché nelle vene di questo siculo «emigrato a Londra per vivere di musica» (ce l’avranno detto mille volte), scorrono note e soul a bizzeffe. Il suo inedito è probabilmente quello di maggior classe, oltre che uno di quelli più amati dalle radio. L’antipatia di parte del pubblico delle prime puntate si è trasformata, settimana dopo settimana, in stima e rispetto per un artista che ama la sua arte e sa accudirla con cura. Fosse stato in grado di creare un rapporto più emozionale con il pubblico da casa, ora staremmo parlando del vincitore della nona edizione di X Factor.
Urban Strangers: 8
Forse “urbani” lo sono poco, ma forestieri di questo mondo lo sono eccome. A guardarli, assortiti peggio di un pacco di Natale a Ferragosto, non gli daresti un euro. E invece… e invece Alessio e Gen da Somma Vesuviana sono la vera rivelazione della nona edizione del talent. Giovani, talentuosi, particolari al punto giusto: avevano tutte le carte in regola per vincere. Ma non hanno vinto. Difficile capirne il motivo, viste le schiere di fan adolescenti (in particolare di sesso femminile) che si sono prese a cuore ‘sti due ventenni che paiono essere stati catapultati nel 2015 direttamente da un universo parallelo. Forse alla fine hanno pagato un po’ la loro continua ansia da prestazione, che ha causato qualche passaggio a vuoto durante i live. Il loro inedito invece, Runaway, non avrà passaggi a vuoto, ne siamo certi: moderno, orecchiabile, cantabile. Unico neo del loro percorso (per un amante del vintage come il sottoscritto): non aver mai fatto un pezzo di Simon & Garfunkel. Con il loro stile avrebbero fatto crollare l’arena.
Giosada: 9
Che fosse bravo si era capito sin dalla prima audizione. Che fosse figo pure. Eppure, per almeno metà del suo percorso a X Factor, è stato sottovalutato. Tutti ammettevano la sua bravura, ma pochi lo consideravano nella rosa dei vincitori. Difficile dire quando qualcosa è cambiato, forse nel quinto live, quando incomprensibilmente Giò è finito al ballottaggio insieme ai Landlord. Le alzate di scudi dei giudici e dei critici hanno aiutato il pubblico a capire che quel 26enne simpatico e dall’accento smaccatamente pugliese meritava di più. Meritava di vincere. Anche perché il suo inedito, Il rimpianto di te, scritto da lui e “sistemato” da Pacifico, è un vero pezzo di cantautorato di livello. E poi vogliamo parlare di come ha incendiato il Forum con l’ultima esibizione sulle note di Best of You dei Foo Fighters? Chapeau. Potrà non piacere, ma qua siamo al top per tecnica, presenza scenica e talento.
I GIUDICI
Fedez: 7,5
Dopo una prima stagione in cui pareva più rigido di una quercia secolare e più guerrafondaio di Putin, la sua seconda stagione dietro il banco dei giudici l’ha consacrato grande personaggio televisivo. Ficcante al punto giusto, la sua empatia con Mika ha dato vita a siparietti memorabili, oltre che a una gran canzone che è Beautiful Disaster, ultimo singolo estratto dal suo album. Come giudice dimostra di saper scegliere sempre la strada giusta per i suoi ragazzi, anche quest’anno che si è ritrovato in mano una patata bollente come le band, prima volta in assoluto: poteva fare il botto, ma rischiava anche di cadere rovinosamente. Con abilità, invece, il «coso colorato» (cit. Maurizio Gasparri) ha costruito un abito perfetto per ogni suo gruppo, riuscendo a portare addirittura alla semifinale i Moseek, talentuosissimi rappresentanti di un genere musicale solitamente un po’ snobbato in Italia. Il suo sbarco a X Factor ha ampliato il pubblico del talent, ma ha anche alzato il livello della competizione. Gradita conferma.
Elio: 7
In termini di sapienza musicale ci saremmo aspettati qualcosina in più da colui che quest’anno vestiva i panni del grande saggio della giuria di X Factor. Ma in termini di spettacolo è stato anche, un po’ a sorpresa, quello che ha convinto maggiormente. La trovata di «un social a puntata» merita da sola un 10, mentre un'insufficienza va ai suoi commenti post esibizione, spesso privi di spunti interessanti. Nel complesso ha comunque portato due concorrenti fino alla finale e ha vinto l’edizione con Giò: come si può non apprezzarlo? Sublime la sua esibizione con Le Storie Tese sul palco della finale, ma noi lo ricorderemo così: in mutande e a braccia alzate mentre Fedez e Mika mandavano in tilt gli ormoni femminili dopo la loro esibizione. È stata la rivincita di noi uomini medi.
Mika: 6,5
Una conferma: Mika si è consacrato come grande personaggio, prima che come grande artista. Questa edizione, però, è stata leggermente sottotono per lui, priva di spunti di genio. Lineare, equilibrata, ordinata, ma nulla più. Il suo affiatamento con Fedez e il clima disteso tra i giudici lo hanno aiutato ad apparire ancora più simpatico, mentre i suoi commenti (a volte eccessivamente severi forse) erano quelli tecnicamente più apprezzabili. Resta il fatto che i suoi concorrenti hanno un po’ deluso le attese, anche per colpa sua, che ha spesso sbagliato le assegnazioni. Mika rimane in ogni caso una risorsa enorme per X Factor e per Sky in generale, che grazie a questo artista a tutto tondo ha rinsaldato la propria immagine come televisione internazionale e aperta alle novità. I suoi outfit restano i migliori (parola d’ordine: unicorni).
Skin: 5
La grande novità di questa edizione è stata anche la delusione più grande. La frontwoman degli Skunk Anansie doveva essere il volto rock di X Factor, ma si è rivelata una tenera pantera in cattività. Le sue difficoltà con l’italiano rendevano un supplizio ogni suo intervento e i commenti post esibizione non sono mai stati realmente interessanti. Resta il fatto che Sky ha portato un’indiscussa protagonista della musica mondiale in un programma italiano, una piacevole ventata di novità. Il rapporto che Skin ha instaurato con la sua prediletta, Enrica (ma anche con Margherita, ad esempio), ha permesso ai fan di venire a conoscenza di un suo lato più privato e meno noto. Difficile dire se la rivedremo l’anno prossimo, ma se dovessimo valutare con oggettività la risposta è “no”. O almeno non finché il suo italiano non le permetterà di fare un discorso di senso compiuto in meno di tre minuti.
LO SHOW
Luca Tommassini: 10
Lanciafiamme, piattaforme rotanti, X giganti che calano dal cielo: assistere a una puntata di X Factor è come fare un viaggio nei migliori show internazionali. E il merito è tutto del direttore artistico Luca Tommassini, che in un programma tv ha saputo portare tutta la sua esperienza, la sua creatività e il suo genio. Certo, le finanze della televisione satellitare glielo permettono, ma creare certe robe non è mica da tutti. Come scrive La Stampa, il risultato del suo lavoro dietro le quinte «ha eclissato ogni possibile grandeur sanremese da qui a quando esisterà l’Ariston».
La finale: 9,5
È la serata in cui si tirano le fila di un lungo percorso. Se la si toppa, si toppa la stagione. Beh, quest’anno la finale di X Factor è stata la ciliegina sulla torta di un’edizione televisivamente e musicalmente parlando stupenda. Le tre manche hanno saputo mixare al meglio la gara con lo spettacolo, dando vita a qualcosa di unico. I duetti dei concorrenti con Cesare Cremonini sono stati molto belli, soprattutto in termini visivi e televisivi (più che musicali, comunque godibili). La presenza dei Coldplay ha dato il tocco internazionale che ci voleva (e che tocco!) mentre le esibizioni dei giudici sono stati i giusti intervalli di comfort anche per il fan più accanito.
Alessandro Cattelan: 8,5
Niente di nuovo per l’ex ragazzo d’oro della tv italiana, oramai uomo fatto e finito. La sua capacità narrativa all’interno del programma è certamente uno degli ingredienti più importanti per il successo del format. Spigliato, elegante, educato, simpatico, a fuoco: non canna mai. Privato del daily (affidato ad Aurora Ramazzotti, voto 6), gli è restato in mano il suo habitat naturale, e cioè il palco dei live. Ha svolto il compito quasi a memoria, destreggiandosi abilmente tra una canzone e un ospite, tra un commento incomprensibile di Skin e un’ardita iperbole di Fedez. È giovane, istrionico, preparato: dove lo trova la televisione italiana un altro così al momento? Da nessuna parte, per questo Sky se lo tiene stretto.
Le band: 8
Erano la novità. In nessuna edizione mondiale di X Factor, infatti, si erano mai sfidate sul palco delle band con tanto di strumenti e arrangiamenti propri. L’Italia, per una volta, è stata casa dell’avanguardia e il risultato è stato strepitoso. I cari vecchi gruppi vocali odoravano ormai di naftalina: anche il mercato musicale nostrano ha superato i Neri per Caso. E il rinnovamento ha funzionato meravigliosamente, mostrando al pubblico quanto di buono c’è nel sottobosco musicale del nostro Paese. Emblema ne sono i Moseek: alternativi, particolari, con sonorità anglosassoni ed elettro-rock uniche. Proprio per queste loro caratteristiche si temeva (o almeno temevano noi che ci siamo subito appassionati al loro sound) che non sarebbero stati capiti dal grande pubblico. Invece proprio queste qualità sono state il loro punto di forza. Bellissimo l’inedito, Elliot, memorabile la manche in cui hanno portato in Italia Revolusion, canzone ai più sconosciuta. E poi gi Urban, coppia campana con le stigmate dei fuoriclasse delle note di cui abbiamo già detto. Restano i Landlord, forse unica delusione tra le band. Da loro ci aspettava tanto, un po’ più di quello che hanno dato.