Facciamo i conti

2022 anno nero per le nostre tasche: i rincari di luce e gas si mangeranno uno stipendio

Un esempio emblematico è quello del prezzo della pasta: l’aumento stimato, secondo Il Sole 24 Ore, sarà del 38 per cento

2022 anno nero per le nostre tasche: i rincari di luce e gas si mangeranno uno stipendio
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di Andrea Rossetti

Il 2022 appena iniziato sarà un anno nero per le nostre tasche. Pur con tutte le attenzioni e applicando al meglio ogni “lezione” di economia domestica appresa negli anni, i prossimi dodici mesi saranno segnati da un aumento pressoché indiscriminato dei prezzi e del costo della vita. I segnali erano chiarissimi sin dalla fine del 2021: a dicembre l’inflazione annuale ha toccato il 3,9 per cento e il gennaio in corso «sarà una carneficina», ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Un esempio emblematico è quello del prezzo della pasta: l’aumento stimato, secondo Il Sole 24 Ore, sarà del 38 per cento. Il motivo? Lo ha spiegato Vincenzo Divella, amministratore delegato dell’omonimo gruppo: «I primi rincari li abbiamo dovuti applicare dopo l’estate a fronte dell’aumento vertiginoso del costo del grano, cresciuto del novanta per cento. Con l’arrivo dell’autunno, poi, ci si sono messi tutti gli altri rincari», in particolare quello dell’energia, «arrivato al trecento per cento».

Uno stipendio in bollette

Qui sta il punto: la crescita vertiginosa del prezzo di energia e gas sta provocando un effetto domino pesantissimo su tutta l’economia e, di conseguenza, sulle nostre tasche. Ovviamente, la prima ricaduta è quella che avverrà (anzi, sta avvenendo) sulle nostre bollette. Luca Bolis, direttore commerciale dell’azienda bergamasca operante nel mercato libero Green Energy, spiega: «Nell’inverno 2020/2021 il costo medio in bolletta per l’energia elettrica era di 0,25 €/kWh; oggi è di 0,47 €/kWh. Ipotizzando un consumo annuo di circa 2.700, 2.500 kWh, l’aumento sarà di oltre seicento euro nell’arco dei dodici mesi. Il costo medio del gas in bolletta, invece, è passato dai 0,85 €/mc dell’anno scorso agli attuali 1,51 €/mc: l’aumento sarà di oltre novecento euro». Significa che nel 2022 uno stipendio medio dovrà essere utilizzato solamente per coprire i rincari in bolletta.

Le cause e le risposte

Oggi stiamo pagando (è proprio il caso di dirlo) le conseguenze di scelte attuate tempo fa. In primis, la lotta alle emissioni di CO2, che ha comportato una serie di conseguenze geopolitiche che hanno travolto, energeticamente, soprattutto l’Europa. La quale, manco a dirlo, s’è fatta trovare non soltanto impreparata, ma anche disunita, incapace di dare una risposta comune soddisfacente. E l’Italia, che a differenza della Germania e della Francia dipende quasi totalmente dall'importazione di energia, è tra i Paesi più colpiti. L’impotenza con cui il Governo sta affrontando questa crisi, purtroppo, è inevitabile: da sola, l’Italia può fare poco. La riduzione dell’Iva sul costo dell’energia al 5 per cento lo dimostra: è inutile davanti ai rincari monstre della materia prima. La possibilità di rateizzare le bollette, invece, sposta soltanto più in là nel tempo il problema, mentre il cosiddetto “bonus bollette” potrà aiutare giusto una piccola fetta di consumatori e certo non il mondo delle aziende.

2022, una stangata

Diversi analisti, nelle ultime settimane, hanno affermato che, nei prossimi mesi, il quadro dovrebbe stabilizzarsi. Ma ciò non significa che la situazione migliorerà molto. L’escalation del prezzo dell’energia, infatti, ha ormai raggiunto un livello tale che la sua stabilizzazione avverrà a un picco mai toccato prima. Per rendere più chiara la situazione: il 2021 si era aperto con un costo medio della materia prima di circa 60 €/mWh; nel terzo trimestre dello scorso anno era salito a 120 €/mWh; nel quarto trimestre addirittura a 250 €/mWh, con giorni in cui si sono toccati addirittura picchi di 500 €/mWh. La stima al momento più veritiera afferma che nel 2022 il costo medio dovrebbe essere di 200 €/mWh.

Come detto, tutto questo non si riflette soltanto sulle singole bollette, ma sul mercato in generale. Tutti i beni costano o costeranno di più. E le aziende, costrette a fare previsioni di spesa nell’ambito delle rispettive produzioni, già da diverso tempo ci stanno facendo i conti, tanto che molte hanno deciso di seguire la strada della massima cautela, rallentando la produzione e non facendo magazzino. Così si spiegano i lunghissimi tempi di attesa che vediamo oggi in diversi settori, in particolare in quelli automobilistico e tecnologico, che già avevano pagato ritardi negli approvvigionamenti di altre materie prime durante il picco della fase pandemica in atto.

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