Aumentano collaboratori e professionisti in Bergamasca, ma ci sono le false partite Iva
Rimangono stabili i lavoratori in somministrazione rispetto agli anni precedenti, si tratta in particolare di donne e giovani
Nel 2020, tra i lavoratori atipici, i collaboratori nella provincia di Bergamo erano 20.374, mentre gli autonomi 8.254. Nell’ultimo dato disponibile, la Cisl segnala un aumento dei primi a 22.360, mentre i professionisti sono diventati 10.263.
Attenzione sulle false partite Iva
Un fenomeno che, per la sigla, nasconderebbe anche l'impiego di false partite Iva a opera di alcune imprese, quando i lavoratori sarebbero invece a tutti gli effetti dei dipendenti. Il tutto, per aggirare gli oneri che i datori hanno nei confronti di chi lavora per loro. La forma del lavoro autonomo, per i rappresentanti, in questi casi rimane ancora preda di possibili forme di sfruttamento, lavoro grigio e povero.
«Un discreto numero di rapporti lavorativi, soprattutto giovani e donne, rappresenta le cosiddette “false partite Iva”: situazioni subordinate, ma pagate con fattura per risparmiare - ha spiegato Alessia Cozzi, dell'Ufficio della Felsa Cisl -. Nel 2016 è nata Vivace , l'associazione del sindacato che si occupa di tutelare il lavoro autonomo, per intercettare e aiutare quelle realtà "non genuine" ed assistere tutti coloro che invece vogliono intraprendere volontariamente la strada del lavoro autonomo».
Stabili lavoratori somministrati
Rimangono invece in pratica invariati i numeri dei lavoratori somministrati nella provincia: nel primo semestre di quest’anno, gli occupati netti delle agenzie di somministrazione sono perfettamente in linea con le medie annue di 2022 e 2023, crescendo in modo evidente rispetto al periodo Covid e post pandemia.
«Analizzando i dati a nostra disposizione - dice Cozzi -, circa il 45 per cento della media di occupati netti in somministrazione nella Bergamasca risulta essere composto da donne. Se prendiamo in considerazione gli anni 2022 e 2023 (dove effettivamente si è potuta evidenziare una ripresa post pandemia), notiamo che la percentuale rimane pressoché invariata , confermando il fatto che la somministrazione incide in maniera importante sull’occupazione femminile».
Un altro dato interessante è quello relativo alla tipologia contrattuale: dal 2020 a oggi, il rapporto tra assunti in somministrazione a tempo indeterminato rispetto agli assunti in somministrazione a tempo determinato è notevolmente aumentato : in questo caso, la crescita è di oltre il 6 per cento, e attualmente circa il 30 per cento dei lavoratori è assunto dall’agenzia a tempo indeterminato. «Il principale motivo potrebbe essere dato dalla crescente necessità delle aziende di reperire profili sempre più qualificati , spingendo quindi le agenzie a stabilizzare i propri lavoratori».
I numeri del sindacato
Nel 2024, la fascia d'età più coinvolta nella somministrazione è quella compresa tra i 18 e i 24 anni (il 22 per cento rispetto alla media degli occupati netti; nel 2020 era circa il 18 per cento); la fascia intermedia (35-39 anni ) rimane in linea con i dati del quadriennio (11 per cento rispetto agli occupati netti). La fascia che comprende i lavoratori tra i 50 e i 65 anni ha subito un lieve aumento nel tempo: dal 13 per cento del 2020, al 16 per cento di oggi. Inoltre, si segnala un lieve aumento nell'utilizzo di lavoratori stranieri nel 2024. Dal 33 per cento di quattro anni fa, si è arrivati al 42 per cento dell’anno in corso.
Infine, il settore con la maggior concentrazione di lavoratori somministrati resta il settore metalmeccanico, che vede circa il 30 per cento di lavoratori impiegati, poi quello di chimica, tessile, gomma plastica (circa il 20 per cento). L’ambito del turismo e del commercio raccoglie circa il 12 per cento del personale somministrato della provincia.