la trovata

Costo uguale, ma meno prodotto: ci fanno tutti fessi (anche in Bergamasca)

L'escamotage di tante aziende per "nascondere" la crescita di prezzi. Esempio: il tubetto del dentifricio sembra zeppo, ma in realtà è aumentato l'involucro

Costo uguale, ma meno prodotto: ci fanno tutti fessi (anche in Bergamasca)
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di Wainer Preda

L’inflazione in Lombardia è stabile, dice l’ultimissima ricerca della Confederazione nazionale artigiani (Cna). E l’Istat lo conferma. In Bergamasca prezzi fermi su base mensile allo zero per cento. Magra consolazione, visto che il livello raggiunto è talmente alto che, a questa stregua, gran parte delle famiglie non resisterà oltre qualche mese.

I prezzi al consumo, con buona pace degli illusionismi delle statistiche, sono spropositatamente elevati rispetto a qualche anno fa. In due anni, ha rilevato L’Eco di Bergamo sondando una catena della grande distribuzione, il costo della spesa in città è cresciuto del 36 per cento.

Vuol dire che se un bene, un prodotto o un servizio nel 2022 costava 10 euro oggi ne costa 13,6. E non perché la qualità, il contenuto o il valore intrinseco siano aumentati, anzi, semplicemente per il fatto di esistere. Al che, il cittadino medio due domande se le fa. Perché devo pagare molto di più per avere lo stesso che, di per sé, era già caro?

E allora per evitare che i consumatori si facciano troppe domande e decidano di darsi troppo alle promozioni, ecco l’escamotage adottato ormai da tempo dai produttori e grandi catene di distribuzione: a parità di prezzo, ridurre i formati o la qualità dei prodotti.

Esempio, al maschile: i rasoi da barba, le cosiddette lamette, un tempo erano facilmente utilizzabili per più giorni. Ora durano due passate, poi sono da gettare. Esempio più generalizzato: i dentifrici. Fino a qualche anno fa il tubetto conteneva 100 ml di pasta dentifricia. Ora sembra ancora pieno zeppo. Solo che è l’effetto dell’ispessimento del tubetto flessibile. In realtà dentro ce n’è meno, 75 ml. E te lo fanno pagare uguale o di più.

Questo vale per buona parte dei beni di largo consumo. L’Istat ne ha contati quasi una decina di migliaia. Sono quelli acquistati al supermercato, quasi in automatico, per abitudine o per l’immagine rassicurante creata dal packaging.  Così sugli scaffali ci sono pacchi (...)

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Commenti
Michele

Dalla "pandemia" cambia il detto da "italiani brava gente" a italiani "babbei"

Beppe

A parte che i prezzi al kilo o litro sono di proposito e truffaldinamente scritti in caratteri micron, io una mini protesta la faccio per conto mio lasciando magari il prodotto che di solito acquistavo e comprando quello più conveniente. Comunque sono due anni che le confezioni sono rimpicciolite!!

Ernesto

C'è chi tra il pubblico questa cosa l'aveva già segnalata subito come conseguenza indiretta della pandemia, le aziende che non volevano perdere un centesimo ma che tutte hanno chiesti sussidi covid allo stato. Sembra avete scoperto l'acqua calda.

Sonia

Certo che ci sono i prezzi al kg però il tubo di dentifricio quando lo apri contiene un sacco di aria, idem le patatine, e le confezioni alimentari sono più piccole ma i prezzi sono aumentati

Marcello

Esporre i prezzi al chilo (o litro) è obbligo di legge. Non potranno mai toglierli, ma solo scriverli sempre più in piccolo, così gli anziani non riusciranno a leggerli, anche se sapranno che ci sono!

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