l'analisi

Fino a settembre «forte reattività della Bergamasca», ma i sindacati sono preoccupati

Secondo uno studio della Cgil, le imprese industriali con almeno dieci addetti hanno avuto una crescita del 21,3 per cento, mentre quelle artigiane con almeno tre addetti un incremento del 22,7 per cento

Fino a settembre «forte reattività della Bergamasca», ma i sindacati sono preoccupati
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La provincia di Bergamo, almeno fino a settembre, «ha mostrato una forte reattività alla crisi pandemica» secondo la Cgil e l’Istituto Ires Morosini. L’incognita è però rappresentata dal trimestre attuale e da ciò che potrà accadere il prossimo anno. In particolare, tra luglio e settembre, la produzione manifatturiera ha registrato un netto rimbalzo rispetto al trimestre precedente. «In base alla recente indagine congiunturale della Camera di Commercio di Bergamo - sottolinea Gianni Peracchi, segretario generale della Cgil provinciale -, le imprese industriali con almeno dieci addetti riportano una crescita del 21,3 per cento, mentre quelle artigiane con almeno tre addetti registrano un incremento del 22,7 per cento».

La capacità di recupero è stata maggiore nei settori alimentare, chimico-farmaceutico e della gomma-plastica. Tendenze negative riguardano il versante dell’occupazione industriale, con una lieve diminuzione pari allo 0,3 per cento del numero di addetti tra l’inizio e la fine del trimestre. «Pressate dalle misure restrittive - aggiunge Peracchi - molte imprese della bergamasca hanno accelerato l’adozione di soluzioni per il lavoro agile (confermata dalla riduzione degli spostamenti nei periodi di chiusura), investendo in tecnologie digitali e creando nuovi canali commerciali e relazionali con i clienti».

A livello nazionale, la nota Istat dell’1 dicembre conferma il rimbalzo del Pil italiano nel terzo trimestre, che cresce del 15,9 per cento rispetto al periodo precedente. «Restano però negative le previsioni per il 2020 – specifica il segretario -, fisse al -8,9 per cento (-7,8 per cento per l’area Euro). Per questa ragione anche in provincia di Bergamo c’è preoccupazione per il trimestre che stiamo vivendo e per i mesi che verranno. Nel 2021, sempre a livello nazionale, si stima una ripresa del 4 per cento. Tenuto conto delle nuove misure restrittive, la caduta prevista per il Pil annuale dipenderà prevalentemente dalla domanda interna al netto delle scorte e, in misura inferiore, dalla domanda estera netta».

«A novembre l’Istat ha stimato una diminuzione sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese, quest’ultimo in calo per effetto soprattutto del forte peggioramento dei servizi di mercato, mentre gli effetti negativi risultano più contenuti per l’industria e il commercio al dettaglio – conclude Peracchi -.  Nonostante il blocco dei licenziamenti, l’evoluzione dell’occupazione a livello italiano, misurata in termini di unità lavorative annue, seguirebbe quella del Pil con una riduzione del 10 per cento nel 2020 e una ripresa parziale del 3,6 per cento nel 2021».

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