L'esperta risponde

I consigli di Laura Adele Feltri: avere una casa "green" costa tanto, ma ne vale la pena

L'immobiliarista spiega cosa prevede la nuova normativa europea che chiede agli Stati membri di avere immobili a zero emissioni

I consigli di Laura Adele Feltri: avere una casa "green" costa tanto, ma ne vale la pena
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di Luigi de Martino

Il tema delle case “green”, cioè a bassi consumi ed emissioni, è diventato di particolare importanza dopo che il Parlamento europeo, il 12 marzo scorso, ha votato la norma che impegna i Paesi membri a definire e ad adottare piani specifici. Ne abbiamo parlato con Laura Adele Feltri, agente immobiliare ed esperta di legislazione in materia.

Laura Adele Feltri

Che cosa pensa di questa decisione?

«Finalmente il testo definitivo ha ridato serenità a venditori e acquirenti immobiliari, adesso sappiamo come dovremo intervenire sui nostri immobili. Da quando venne presentato il primo testo di legge è trascorso un anno e quello attuale è stato ampiamente modificato e migliorato. La prima versione si presentava come molto restrittiva, avrebbe messo in seria difficoltà tutto il panorama immobiliare italiano, che è completamente diverso da quello degli altri Stati dell’Unione europea. Fortunatamente, attraverso il confronto e il dialogo, si è arrivati a un testo molto importante, ma meno stringente».

Quali sono stati i cambiamenti più significativi?

«La classe energetica di ogni abitazione era il focus principale e avrebbe dovuto seguire regole ferree, tanto è vero che erano state indicate delle date precise: classe energetica E nel 2030, classe D entro il 2033. Questo avrebbe comportato una corsa contro il tempo, visto che moltissimi immobili in Italia sono di una classe inferiore. Ora invece ogni Stato potrà liberamente definire dei piani per la riduzione dei consumi, considerando il 2050 come l’anno in cui il patrimonio dovrà essere a zero emissioni».

Cosa si prevede per gli edifici di nuova costruzione?

«Si è iniziato a parlare di edifici a zero emissioni proponendo due date che facevano presupporre tempi stretti anche solo per il reperimento di tutti i materiali innovativi: a partire dal gennaio 2026 l’obbligo sarebbe scattato per i nuovi edifici pubblici, mentre per quelli privati la data era fissata al 2028. Con il nuovo testo, tutto si è invece spostato di due anni in avanti: gennaio 2028 per gli edifici pubblici e gennaio 2030 per quelli privati. Si sono rivisti anche i parametri dei vincoli e delle esenzioni. Ricordo che gli immobili religiosi, così come le seconde case utilizzate meno di quattro mesi all’anno e i locali sotto i 50 metri quadrati, sono esentati da questi obblighi».

Può menzionare quali sono i lavori di riqualificazione più comuni e orientativamente i costi?

«Tengo a precisare che il  cappotto termico, gli infissi, la caldaia e i pannelli solari, che saranno i primi lavori presi in considerazione, presentano costi diversificati a secondo dei materiali che verranno scelti, nonché all’ubicazione territoriale. Secondo le stime del Codacons, il cappotto termico ha un costo che può oscillare tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato; per la caldaia a condensazione la spesa parte dai tremila euro e arriva agli ottomila euro se consideriamo un immobile di 100 metri quadrati. Per gli infissi, sempre per un immobile di cento metri, si oscilla tra i 10 e i 15 mila euro. L’impianto fotovoltaico, a secondo del tipo di pannelli scelti, ha un’oscillazione compresa tra i 7.500 e 10.500 euro».

Per una somma totale che si può aggirare intorno a...

«Si potrà arrivare ad avere un costo complessivo tra i 35 mila e i sessantamila euro, avendo sempre come stima un immobile di cento metri quadrati. Comunque parliamo di interventi di riqualificazione che avranno un costo iniziale che avrà una compensazione grazie ai consumi bassissimi e di conseguenza bollette molto, molto leggere».

 Cosa potrebbe succedere al settore immobiliare?

«Innanzitutto, si genererà un forte indotto, con molte aziende che ritorneranno, dopo anni non facili, a essere molto produttive. Ricordo che il volano dell’economia di un Paese è dato principalmente dal settore edile, quindi mi auguro un’economia più florida. Inoltre, le case subiranno delle modifiche nelle stime, che andranno al rialzo, mentre gli immobili con le esenzioni perderanno inevitabilmente valore. L’iter è però appena iniziato, la strada è lunga, quindi potrebbero subentrare variabili che adesso non si prevedono. Da ottimista, spero sempre siano positive».

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