I consigli di Laura Adele Feltri: Bergamo avrà mai una sua via Montenapoleone?
La nostra città ha mantenuto la tradizione delle sue botteghe e più che sui brand dell’alta moda sta puntando sulla cucina. Ma il contagio di Milano c’è...

di Paolo Bosio
Montenapoleone, la via di Milano, è la via più cara al mondo, più di New York e di Londra, dove dove pure lo shopping è solo per pochi, così come gli affitti... Parliamo del tema del rapporto tra i prezzi e la qualità dei luoghi con Laura Adele Feltri, esperta di materia immobiliare.

Anche lei come molti bergamaschi avrà passeggiato nel quadrilatero della moda, cosa ci può dire di questo primato milanese? In qualche modo coinvolge anche Bergamo?
«Montenapoleone è da sempre la via più visitata dai bergamaschi, che ammirano non solo le vetrine dei grandi stilisti, ma anche l’eleganza del luogo stesso. Ho letto anche io che adesso ha raggiunto la vetta della classifica tra le vie più care al mondo, con costi di locazione da 20 mila euro al metro quadro l’anno. Questo fenomeno è legato a tutta la situazione del centro di Milano che sì, credo coinvolga anche Bergamo, almeno in parte».
Da chi è stato condotto lo studio che ha fornito questo risultato?
«Emerge dal 34esimo report di “Main Streets Across the World”, realizzato dal gruppo immobiliare Cushman & Wakefield, che monitora 138 luoghi, prevalentemente del lusso, distribuiti in tutto il mondo. Guardando alla top ten europea, spicca la presenza di altre due strade italiane: le romane via Condotti, al terzo posto, e Piazza di Spagna, in decima posizione».
Quali sono le altre vie del lusso in concorrenza con la via milanese?
«Preciso che Montenapoleone è da sempre una via commerciale di lusso e che rappresenta anche una meta turistica; tuttavia non aveva mai raggiunto questo primato; le facevano concorrenza la Fifth Avenue di New York (con canoni da 19.537 euro, stabili da due anni), New Bond Street a Londra, con i suoi 17.210 euro al metro quadro, Tsim Sha Tsui, la principale via dello shopping di Hong Kong con 15.697 euro e l’Avenue des Champs Élysées di Parigi con 12.519 euro. Nella via milanese c’è stato un incremento dell’11 per cento negli ultimi dodici mesi e del trenta per cento negli ultimi due anni per i canoni di locazione. Seguendo, del resto, un andamento ormai tipico di Milano, almeno per quanto riguarda il centro, e che coinvolge anche le zone migliori di Bergamo».
I grandi brand del lusso inseguono da sempre luoghi all’altezza del marchio, sembra che l’abbiano trovata in questo luogo più piccolo rispetto alle vie di New York, di Londra o di Parigi facendo così lievitare anche gli affitti.
«È esattamente così: quando la domanda supera l’offerta, il prezzo di quest’ultima tende a salire. I grandi brand del lusso non si fanno più concorrenza, ma si sono accorpati tra loro con l’intenzione di esserci in quella zona denominata “il quadrilatero della moda”. È vero, è diventato il luogo eletto, che non è soltanto l’esclusività della moda: negli anni ha visto nascere anche bar, che sono salotti di alta pasticceria con cucina “fashion”, gioiellerie, negozi di ottica dai nomi altisonanti».
Questa situazione è frutto anche del grande flusso turistico, sempre più numeroso dopo l’Expo 2015?
«Sicuramente ciò che è avvenuto nel 2015 ha dato un notevole impulso non solo al comparto degli affari, anche se Milano è la sede della finanza per eccellenza; la città è riuscita in questi anni ad attrarre non solo nuovi investitori, ma anche turisti e residenti di un certo livello. Se la città si fosse appiattita solo sul business avrebbe attratto persone che non sempre hanno il tempo per godersi una passeggiata in una via elegante per effettuare acquisti».
Sembra di capire, secondo gli analisti di Cushman & Wakefield, che per il comparto del lusso il negozio diventa un messaggio indirizzato soprattutto a turisti e residenti di alto livello. Concorda?
«Infatti, ad esempio, il polo di Porta Nuova e di Piazza Gae Aulenti ha attratto, nonostante la bellezza del luogo, una clientela media. Si sono insediati buoni negozi, ma non così altisonanti come i brand del lusso. I grandi stilisti non hanno voluto sparpagliarsi nella città, ma raccogliersi in bella mostra in via Montenapoleone, così ne hanno decretato una spinta verso l’alto. Questi negozi rappresentano una esperienza da assaporare, successivamente si può comprare anche on-line, ma non si possono assolutamente non visitare gli show room dei grandi stilisti, sia da turista che da milanese o bergamasco. Si entra in uno spazio magico dove si ammira l’eleganza degli spazi, eleganza voluta dallo stilista per comunicarci la sua realtà. Tutto è studiato nei minimi dettagli».
E Bergamo avrà mai la sua via del lusso?
«Bella domanda, la vogliamo davvero una via del lusso, una piccola Montenapoleone? A Bergamo ci sono vie molto affascinanti con negozi di vario genere, certamente non il grande lusso, ma comunque un alto livello. Del resto, il carattere bergamasco tende a non ostentare, e a mantenere le tradizioni delle sue botteghe. Ci piace, e parlo anche per me stessa, andare a Milano, immergermi nel lusso, e poi tornare a Bergamo dove tutto è più a dimensione umana, come dire... Credo che la città stia puntando soprattutto sulla cucina, sul cibo, vedo meravigliose realtà dove la tradizione dei nostri piatti si mescola con raffinatezza dei nuovi concetti del mangiare sano e ben presentato. Però non c’è dubbio che alcuni fenomeni milanesi si ripercuotano su Bergamo, come accennavo».
Per esempio?
«Il grande aumento del turismo, il fenomeno delle case vacanza e il relativo aumento dei prezzi degli affitti e degli immobili in generale. E un po’ di mentalità milanese è arrivata anche a Bergamo, certamente siamo stati contagiati dall’idea di apparire: oggi tendiamo meno a nasconderci, accettiamo anche di essere protagonisti. Come l’Atalanta».
Prendiamo a modello Milano per altre cose, quali trasporto pubblico, e meno verso un modello di esclusione (immobiliare, culturale e sociale) come è diventato il capoluogo di regione. Puntiamo a rimanere unici e aperti, invece che una città di facciata per pochi ricchi.
Una risata l'articolo me l'ha strappata... a Bergamo c'è un centro? Sarebbero i 500mt di Sentierone? È un buco di cittá purtroppo mal organizzata a livello viabilistico,le vie sono quelle che potrebbe avere un qualsiasi paesello di provincia,quando sono state pensate quando Bergamo era poco più di un villaggio, difficile sviluppare la città più di cosi, visto che tutto è costruito. Lo si nota per esempio dalla mancanza di controviali e dai marciapiedi spesso assenti o talmente stretti da aver paura di percorrerli. Inoltre il turismo bergamasco è composto prevalentemente da gente proveniente dall'est europa, non certo gente alto spendente per negozi in stile Montenapoleone.
Io direi alla Signora Feltri che sarà molto difficile, a mio modesto parere, che Bergamo arrivi ad avere un equivalente di via Montenapoleone sul suo territorio... sono sempre di più i negozi che chiudono, se si escludono quelli di catena, o che trasferiscono la propria attività a Orio Center. Evidentemente non hanno più la convenienza a restare in centro. Perché? Esistono SOLO parcheggi a pagamento, il trasporto pubblico è inesistente, verso l'imbrunire molte zone della città sono frequentate da gentaglia di vario genere... in comune forse pensano che siano risorse e che non serve chiedere a chi di dovere l'aiuto delle forze dell'ordine... che in ogni caso poco potrebbero fare, visto che ormai a certa gentaglia non si può più torcere un capello perché poi ci vanno di mezzo loro... per cui Signora Feltri mi intenerisce il suo intervento... ma Bergamo non avrà mai la sua Montenapoleone.