il progetto

I pensionati della Cisl in aiuto dei giovani precari, per farli «uscire dalla periferia del lavoro»

L'obiettivo dell'iniziativa è incentivare la rappresentanza nel settore della somministrazione, nel quale molti giovani trovano un impiego precario

I pensionati della Cisl in aiuto dei giovani precari, per farli «uscire dalla periferia del lavoro»
Pubblicato:
Aggiornato:

Incentivare la rappresentanza per i molti giovani che hanno trovato un impiego nel campo della somministrazione e del lavoro precario. Questo l’obiettivo del progetto “Le periferie del lavoro”, messo a punto dai pensionati di Fnp Cisl, insieme a Felsa e con il contribuito del sindacato di via Carnovali.

«Quello della marginalità del lavoro può apparire un tema lontano dall’ambito proprio della Fnp – commenta Caterina Delasa, segretaria generale dei pensionati Cisl di Bergamo -, ma occuparci tout court del tema lavoro non può che essere una priorità anche per la federazione dei pensionati e lo è ancora di più in una società come la nostra che continua a invecchiare. Le pensioni, così come quelle future, sono sostenibili solo se c’è e ci sarà lavoro, che d’altra parte deve essere un lavoro “buono”, che garantisca dignità e sicurezza alla persona, insieme ad un reddito adeguato che consenta una progettualità di vita ai giovani».

«Gli ultimi o non li rappresentiamo più, oppure molto male – sostiene Giorgio Caprioli, già segretario nazionale della Fim ed estensore del progetto -. Prima ancora di chiederci cosa rivendicare in loro favore, dobbiamo pensare a come possiamo allargare la nostra sfera di rappresentanza tra questi lavoratori». Il percorso di Caprioli, illustrato venerdì scorso (8 aprile), parte dalla realtà del lavoro “povero” e poco tutelato in provincia: nel 2021, a Bergamo, ci sono stati quasi 15 mila ingressi nel settore delle collaborazioni, dei tirocini e delle partite Iva, mille in meno rispetto a dieci anni prima. Nello stesso arco di tempo i contratti “somministrati” passati dai 9.306 a 16.375, ma è calata la componente giovanile.

Nel 2011, infatti, gli under 34 rappresentavano il 57 per cento del totale in somministrazione, mentre nel 2021 “solo” il 45,42 per cento, ma con una impressionante frenata nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni, rimasta ferma sui 2.300 occupati, perdendo percentualmente la metà della propria presenza sul totale. Di fatto, la crisi occupazionale ha spostato i più vecchi, prima garantiti dalle loro occupazioni a tempo indeterminato, verso contratti tradizionalmente giovanili e comunque precari. Al tempo stesso, i colleghi della fascia 25-34 anni aumentano abbondantemente, a testimonianza del fatto che difficilmente si esce dall’orizzonte precario dei contratti a tempo.

Il progetto di formazione ideato da Caprioli prevede che i vecchi sindacalisti, cresciuti prima dell’arrivo dello statuto dei lavoratori, affianchino giovani operatori Felsa (sostenuti grazie a un finanziamento di Fnp e il contributo della Cisl), perché possano comprendere condizioni e aspettative dei lavoratori in somministrazione, o comunque precari che «diritti ne conoscono, ma ne vedono rispettati ben pochi», sottolinea Danilo Mazzola, della segreteria Cisl.

«Il mondo che fatichiamo a rappresentare è determinante per il futuro – osserva Guido Fratta, segretario generale Felsa Cisl -. Il mondo delle somministrazioni è in assoluto il settore occupazionale cresciuto di più negli ultimi dieci anni; un quarto dei rapporti di lavoro della provincia è a termine e tre quarti dei lavoratori che entrano nell’industria arrivano con la forma della somministrazione o del tirocinio. Di fronte a questi dati non possiamo fare finta di nulla: a rischio c’è l’esistenza stessa dell’organizzazione sindacale».

«Le generazioni della precarietà sono quelle dei nostri figli e ancora di più dei nostri nipoti – aggiunge Delasa -. Una è formata da giovani adulti trenta-quarantenni, l’altra è la generazione dei giovanissimi che vivono in una condizione costante di precarietà lavorativa e di marginalità sociale in un susseguirsi di stage, tirocini, lavoretti in Italia e all’estero che fanno curriculum, nella prospettiva sempre più lontana di un lavoro stabile che stenta ad arrivare».

Compito degli operatori “Fnp/Felsa” sarà quello di sindacalizzare i lavoratori precari che vanno dagli interinali ai rider. In questi campi, la rappresentanza del sindacato confederale è molto bassa, vicina all’1,5 per cento. «Al tavolo delle trattative – sostiene Caprioli - senza rappresentanza non ottieni alcuna attenzione da nessuno. L’obiettivo è che si possano contrattare diritti e tutele con alle spalle un numero sufficiente di deleghe e conquistare anche per questi lavoratori un po’ di benefici che i lavoratori stabili già hanno».

Seguici sui nostri canali