Il trenta per cento dei bergamaschi non lavora e non cerca lavoro, dicono i numeri
La nostra è la provincia con meno disoccupati in Italia ed è un’ottima notizia. Ma non è tutto oro quello che luccica e vi diciamo il perché

di Paolo Aresi
La notizia è di quelle che aprono il cuore: il numero di disoccupati nella Bergamasca è arrivato al minimo storico e addirittura siamo la provincia d’Italia con meno cittadini senza lavoro. Benissimo. La tendenza è condivisa dalla nostra regione e da tutta l’Italia. Ma non è oro tutto quello che luccica.
Per quanto riguarda l’occupazione esistono ancora grosse difficoltà che si rintracciano in un numero particolare, che non è quello degli occupati, ma nemmeno quello dei disoccupati. È quella cifretta che riguarda la popolazione in età di lavoro (dai quindici ai sessantaquattro anni), ma inattiva, cioè che non lavora, non studia e che nemmeno cerca occupazione. Un dato che l’Istat tiene monitorato da alcuni anni e che non risulta propriamente tranquillizzante.
La Camera di Commercio, sulla base di dati Istat, ha cercato di fotografare la situazione dell’occupazione a Bergamo durante lo scorso anno. Alcuni elementi risultano senza dubbio positivi e continuano un andamento cominciato dopo il Covid. Vediamoli.
A Bergamo gli occupati sono passati dai 473 mila del 2020 ai 497 mila dello scorso anno con un aumento secco di 24 mila persone, niente male. L’incremento risulta continuo sebbene il salto in avanti più forte si sia verificato nel 2022 con ben 13 mila occupati in più rispetto all’anno precedente. In parallelo, o quasi, è diminuito il numero di persone in cerca di occupazione, da quindici a ottomila.
Troppi “a riposo”
Passiamo ora ai cittadini inattivi: sono 218 mila. Il tasso di attività (riguarda le persone dai quindici ai 64 anni) a Bergamo è del 68,4 per cento. Significa che di tutti coloro che potrebbero lavorare soltanto il 68,4 per cento è davvero occupato. Ma considerando che il tasso di disoccupazione medio è di solo l’1,6 percento i conti non tornerebbero. E il restante trenta per cento della popolazione in età da lavoro? È inattiva. Risulta inattivo il 30 per cento della popolazione bergamasca.
Vediamo un altro dato interessante: nella stessa fascia anagrafica (...)
C'è tanta gente che si fa mantenere dai genitori e dai nonni , persone di 20 e 30 anni che fanno poco o niente e stanno a casa , vivono così.
Bisogna vedere cosa contano come occupati, mio figlio x esempio l'anno scorso con agenzie interinali ha fatto quattro cinque lavori, se contano un solo lavoratore ok ma mi sa che loro contano come quattro cinque lavoratori pertanto il numero degli occupati è sbagliato e comunque lui oggi è disoccupato
Dopo 40 anni di lavoro, essendo un precoce ( a 14 ho iniziato a fare il fornaio, sveglia alle 02,30) ho accettato la proposta dell'amianto azienda. Ho 2 anni di NASPI, finita quella farò domanda per la pensione. Perché dovrei essere cosi stupido da lavorare ancora,quando lo stato mantiene, aiuta, ecc una marea di gente che non ha mai fatto un cavolo per la nostra società? Ma per piacere
Mi faccio una domanda ma stiamo diventando una città che vive di sussidi ? Oppure qualcuno preferisce fare l'impiegato smart working come quelli che lavorano alle pensiline della stazione .
Mio nonno ha iniziato a lavorare a 10 anni mio padre a 14 noi ci avete obbligati a studiare fino a 30 anni ed ora vi lamentate se ci sono giovani disoccupati? Voi lo avete creato questo sistema mica noi, noi lo subiamo.