Mancano dipendenti

In Bergamasca il posto fisso in Comune non attira più: problemi e stipendio inadeguato

La media di impiegati disponibili per numero di cittadini è inferiore rispetto a quella regionale e nazionale

In Bergamasca il posto fisso in Comune non attira più: problemi e stipendio inadeguato
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Carenza di personale, carichi di lavoro elevati e stipendi che a malapena tengono il passo con l’inflazione: questa la realtà che, per la Fp-Cgil, vivono i dipendenti degli enti locali bergamaschi. Una situazione che avrebbe addirittura reso oggigiorno poco o per nulla attrattivo un posto di lavoro nel settore, perché dati Inps alla mano (aggiornati al 2022) i numeri sarebbero poco incoraggianti.

I numeri del comparto

«Da quanto possiamo osservare direttamente nei luoghi di lavoro emerge che la garanzia del posto fisso in un Comune non è più sufficiente per motivare la partecipazione a un concorso - ha spiegato questa mattina (lunedì 26 febbraio) Laura Vecchi -. I vincitori dei concorsi spesso rinunciano all’assunzione perché trovano altrove opportunità migliori, oppure dopo alcuni mesi rassegnano le dimissioni, perché le condizioni di lavoro non sono adeguate alle aspettative e soprattutto non vengono garantiti opportuni affiancamento e formazione».

Partiamo innanzitutto dai numeri e dalla serie storica: nel 2014 i dipendenti delle amministrazioni locali (Comuni, Unioni, Comunità montane, Provincia, Camera di Commercio, ecc.) erano 6.448. Nel 2022 risultavano scesi a 6.286. «Il problema dell’attrattività è complesso e non può più essere ignorato, soprattutto nella nostra provincia dove il rapporto tra numero di abitanti e numero di dipendenti è ben lontano dalla media regionale e da quella nazionale (un dipendente per 221 abitanti a Bergamo, uno ogni 170 in Lombardia e uno ogni 126 in Italia)».

Il confronto con gli altri dipendenti pubblici

In altri comparti del settore pubblico, come la sanità, si certifica una crescita di 513 unità (da 9.595 a 10.108). «Poche e infatti la situazione risulta decisamente critica, soprattutto se pensiamo all’emergenza pandemica e a tutti buoni propositi in termini di assunzione di personale proclamati ma poi rimasti solo sulla carta. Segnali più positivi si registrano invece nel comparto delle forze armate, di polizia e vigili del fuoco, che hanno registrato 933 unità in più».

Nel periodo 2014–2022, l’inflazione è stata del 13 per cento e la crescita media degli stipendi del 13,05 per cento, praticamente un incremento di stipendio quasi nullo. In altri comparti pubblici è andata un po’ meglio: le retribuzioni medie giornaliere sono cresciute del 21,9 per cento nel settore delle amministrazioni centrali e del 34,3 per cento in quello della sicurezza. Peggio, invece, è andata per scuola e sanità, rispettivamente con il 9,81 percento e dell’11,4 per cento, al di sotto dell’inflazione.

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Tanti problemi e poche risorse

Lunga per il sindacato la lista degli altri fattori che rendono poco interessante lavorare negli enti locali: la riduzione di organico e l'aumento dell'età media dei dipendenti, carichi di lavoro eccessivi che provocano in breve tempo l'esodo dei lavoratori in altri comparti. Inoltre, le risorse per la formazione e l’aggiornamento non sarebbero adeguate, con vincoli di legge che pongono un tetto ai fondi destinati alla contrattazione decentrata ed al welfare integrativo. Le misure di benessere organizzativo, infine, sarebbero inadeguate o assenti.

Sul territorio di Bergamo sono aumentati i concorsi banditi, spesso però per l’assegnazione di un solo posto, ed i candidati con la professionalità o la preparazione richiesta sono pochi, perché lavorare in un Comune è considerata una delle tante opportunità del mercato del lavoro.

«La disparità di trattamento può essere risolta solo con la contrattazione nazionale collettiva - ha concluso Vecchi -. La contrattazione decentrata rimane l’unica leva per adeguare questa differenza retributiva, ma il tetto al fondo del salario accessorio, imposto per norma, pone grossi limiti alle risorse che si possono stanziare e scarica sui bilanci il problema». Nei prossimi dieci anni, tra le altre questioni, si dovrà far fronte al pensionamento di almeno un terzo dei dipendenti.

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