Mercato

In Bergamasca nel 2022 venduti meno veicoli rispetto anche al 2020 (quando c'era il lockdown)

Aumentano i passaggi di proprietà tra privati. L’elettrico non ha convinto

In Bergamasca nel 2022 venduti meno veicoli rispetto anche al 2020 (quando c'era il lockdown)
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Il 2022 non è stato un buon anno per il mercato dell’auto bergamasco: rispetto all’anno precedente, infatti, si è registrato un calo delle vendite del -17,4 per cento. Un dato che, secondo i rappresentanti del settore, non si vedeva da almeno un decennio.

I numeri sono riportati oggi (martedì 10 gennaio) da L'Eco di Bergamo: nell’anno appena passato sono stati immatricolati 19.270 veicoli, mentre nel 2021 erano stati 23.322. Nel 2020, nonostante fosse l’anno della pandemia e ci fosse una serie di restrizioni che poteva incidere sugli acquisti, i clienti ne hanno comunque portati a casa in totale 22.742 e nel 2019 erano addirittura 33.381.

Calo delle vendite ed aumento dei passaggi tra privati

Paolo Ghinzani, presidente del gruppo Concessionari di Ascom Confcommercio Bergamo e direttore di Ghinzani Group, ha spiegato che il 2022 è stato tenuto in piedi dalle immatricolazioni delle grandi imprese di noleggio, che in dodici mesi sono cresciute dell’8 per cento ed a dicembre hanno avuto un incremento pari all’82 per cento. La sua preoccupazione è condivisa da Loreno Epis, presidente del gruppo Salonisti e titolare della rivendita di Scanzorosciate, che ha aggiunto come il livello minimo di vendite, quello fisiologico, ogni anno nella nostra provincia dovrebbe essere sui due milioni di mezzi, ma quest’anno tra privati ed aziende non si è arrivati neanche a un milione.

A ciò si aggiunge il fatto che il settore dell’elettrico, nonostante l’entusiasmo iniziale ed i numerosi tentativi di lanciarlo con promozioni ed incentivi, da noi non è mai veramente partito, dato che ad oggi si attesta a un 4 per cento del mercato. Di certo, l’aumento dei costi energetici, la scarsità di colonnine di ricarica e l’elevato prezzo di queste vetture non hanno aiutato a orientare i consumatori verso questo nuovo modello. Poche anche le nuove vetture di questo tipo: l’anno scorso sono state in tutta Italia 1,3 milioni, a fronte di un usato che è andato per la maggiore, con 4,6 milioni di passaggi di proprietà nel nostro Paese, di cui il 55-60 per cento effettuato da privati, con operazioni che quindi escludevano i saloni, che hanno avuto un calo delle vendite.

Ripartono gli incentivi, ma nel 2035 stop ai motori endotermici

In Bergamasca, tra l’altro, nessuna delle alimentazioni (motori endotermici, ibride, plug-in ed elettriche) ha chiuso in positivo a dicembre. Nel frattempo, sono ripartiti gli incentivi sul nuovo, con il Governo che ha stanziato 190 milioni per le auto elettriche, con fino a cinquemila euro di contributi con rottamazione, 235 milioni per le plug-in, fino a quattromila euro, 150 milioni per le endotermiche a basse emissioni, fino a duemila euro. Risorse che comunque per le endotermiche, le quali costituiscono ancora il reale sostegno al mercato, si esauriranno nel giro di due mesi, con gli affari per il 2023 ancora rischio.

Come se non bastasse per Ferdinando Uliano, segretario Fim-Cisl, l’impegno dell’Ue a smettere di produrre questo genere di motori nel 2035 metterebbe a rischio diversi posti di lavoro sul nostro territorio. Il tutto mentre i produttori cinesi subentrano nel mercato europeo con i loro marchi, che propongono prodotti con un costo inferiore dal 30 al 40 per cento. Un fenomeno che accentuerà le delocalizzazioni degli imprenditori in altri Paesi, dove è disponibile manodopera a un prezzo inferiore.

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