Incontri (gratuiti) per imparare a risparmiare e a far quadrare i conti di casa
Un progetto innovativo sull'esempio di quanto è già stato fatto a Milano. Gli incontri saranno promossi dalle reti di quartiere
Nella sala del Mutuo Soccorso di via Zambonate è stato presentato ieri (3 dicembre) un progetto innovativo per Bergamo: l’educazione finanziaria. A proporlo è la cooperativa Don Giuseppe Ferrari in collaborazione con l’assessorato comunale alle Politiche sociali, guidato da Marcella Messina. L’esperienza molto positiva a Milano, seguendo le orme di Sergio Sorgi, sociologo e autore del libro Felicità cercasi - Pratiche personali e collettive, ha convinto il presidente della cooperativa, Claudio Ongis, che per 45 anni ha lavorato come consulente finanziario, a replicare l'iniziativa anche nella nostra provincia.
Ongis, cerchiamo di spiegare: a chi si rivolge l’educazione finanziaria?
«Un po’ a tutti. In particolare il servizio è a supporto dei cittadini più vulnerabili, cioè meno preparati ad affrontare spese, scadenze e pagamenti. Ma si rivolge anche a coloro che, pur essendo economicamente stabili, vogliono capire come evitare eventuali difficoltà finanziarie in futuro».
Come è organizzato?
«In incontri collettivi promossi dalle reti di quartiere. Quattro educatori finanziari, abilitati con normativa europea, forniranno agli interessati le conoscenze necessarie per affrontare il mondo economico e finanziario con consapevolezza. Questi incontri sono gratuiti. Ma non solo: tutti coloro che poi richiederanno assistenza individuale verranno seguiti sempre gratis».
Quali temi tratterete?
«Al centro degli incontri ci sono temi molto concreti. Come la gestione del bilancio familiare e delle spese. Oppure come affrontare eventuali debiti. Oppure la valutazione oggettiva del proprio patrimonio. O ancora, la protezione personale e familiare attraverso il risparmio. L’esperto analizzerà la situazione di ognuno e consiglierà quale via seguire per esempio, per risparmiare meglio, per far quadrare i conti di casa, per gestire i risparmi. Ovviamente senza indirizzare su iniziative a scopo di lucro».
Come se foste un po’ i medici del risparmio, mi sembra di capire…
«Esatto. Lei ricorda com’era un tempo. L’amministrazione familiare era sempre in capo a una donna. La nonna, per esempio, aveva tanti vasetti in cui distribuiva i soldi. Questo per la casa, questo per i vestiti, questo per il cibo. Il restante veniva impiegato per le caramelle ai bambini. Oggi è l’esatto contrario. Prima spendiamo il più possibile: tre telefoni quando ne basterebbe uno, abbonamenti multipli alle pay tv. Poi chi accorgiamo che non c’è rimasto nulla. Dobbiamo imparare a capire quali sono le priorità. Dividere il primario dal secondario. Tornare alla gestione di un tempo».
Conti correnti, bollette mutui, risparmi. Sembrano cose comuni. In realtà, per molti bergamaschi tutt’altro che scontate…
«Le conoscenze finanziarie dei bergamaschi, purtroppo sono limitate, come peraltro quelle di tutti gli italiani. Però, con i tempi che corrono ce n’è un gran bisogno. Gli studi internazionali dicono che gli italiani hanno un’istruzione finanziaria più bassa rispetto agli altri paesi occidentali. E i risultati purtroppo si vedono. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), solo il trenta per cento dei connazionali è alfabetizzato dal punto di vista finanziario».
E a Bergamo?
«È un problema su cui il Comune si sta muovendo molto, anche per quanto riguarda i redditi di cittadinanza. Le richieste nel 2020 sono cresciute del 15 per cento. Ed è necessario che queste persone abbiano corrette informazioni per rimettersi in gioco. Quel che più preoccupa è che il fenomeno della disinformazione finanziaria riguarda anche i giovani. Secondo una ricerca della Banca d’Italia, uno studente su cinque non possiede le competenze minime necessarie per prendere decisioni finanziarie responsabili e ben informate».
Con quali conseguenze?
«Che senza informazioni adeguate è difficile muoversi nei momenti di crisi. Secondo gli indicatori di fragilità finanziaria, già prima del covid, oltre 36 per cento delle persone non disponeva di risorse sufficienti ad affrontare più di due mesi senza reddito. E due famiglie su dieci non avevano disponibilità finanziaria per affrontare un mese in condizioni di assenza di reddito. Figuratevi con i tempi che corrono. Per questo vorremmo aiutare le persone a capire come risparmiare, come gestire i propri denari, soprattutto quando esigui, per evitare brutte sorprese».
L'educazione finanziaria - è stato sottolineato nel convegno di venerdì - è importante in questo periodo segnato dalla pandemia e con un numero crescente di richieste per accedere al Reddito di cittadinanza. A Bergamo - comune capofila dell’Ambito 1 comprendente anche Orio al Serio, Gorle, Torre Boldone, Ponteranica e Sorisole - sono pervenute oltre 3000 richieste, in maggioranza da parte di donne (in Italia la percentuale di donne prive di autonomia di spesa è impressionante: tre donne su dieci non hanno un conto corrente e non possono gestirlo in autonomia). Ha detto l'assessora Marcella Messina: «Il nuovo modello di welfare, a cui come Amministrazione stiamo lavorando, prevede non solo il coinvolgimento di più soggetti - pubblici, privati, dell’associazionismo, del volontariato - nella costruzione di una rete di protezione e supporto a favore di cittadini fragili e in condizione di temporanea difficoltà, ma anche l’individuazione di un ventaglio di interventi in grado di garantire il benessere delle persone in senso ampio, quindi anche in termini economici». Le ha fatto eco Sergio Sorgi: «Dobbiamo imparare a chiederci se stiamo spendendo bene i nostri soldi, se i nostri affetti sono protetti, se i mutui sono sostenibili in futuro, che vita vorremmo fare quando avremo finito di lavorare, come garantirci una casa all’altezza delle nostre attese e possibilità o far studiare i nostri figli che abbiamo generato o che convivono con noi. Un cittadino consapevole in materia di economia personale è meno suddito e più protagonista, più indipendente, più stabile».