Il fenomeno

La grande spinta alle dimissioni si sta attenuando in Bergamasca: nel 2024 si va verso un -4,5% di casi

Secondo l'Osservatorio provinciale Cisl, a lasciare il posto di lavoro in cerca di meglio sono soprattutto i giovani qualificati

La grande spinta alle dimissioni si sta attenuando in Bergamasca: nel 2024 si va verso un -4,5% di casi
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Sembra attenuarsi, anche in Bergamasca, la grande spinta alle dimissioni: fenomeno che, fino allo scorso anno, ha visto aumentare numeri e percentuali di allontanamenti volontari dal lavoro. A dirlo sono i dati dell'Osservatorio provinciale Cisl di Bergamo.

Le dimissioni di massa in provincia

Dopo l’era del Covid, infatti, si era fatto forte il fenomeno della fuga dal lavoro: mancanza di gratificazione in azienda, ricerca di una maggiore salute fisica o mentale, volontà di inseguire le proprie passioni o una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro avevano guidato soprattutto i lavoratori più giovani ad allontanarsi dal proprio impiego, con modalità spesso definite come un esodo.

È un fenomeno che ha coinvolto tutti i settori, e non di rado anche nelle fabbriche e nei servizi sembra che il posto fisso non sia più l’obiettivo dei nuovi lavoratori, a differenza di quanto succedeva in passato.

Giovani in cerca di condizioni migliori

«È una situazione a cui dobbiamo dare risposte con lo strumento della contrattazione: alcune priorità in particolare nei giovani, sono cambiate e il sindacato non può pensare che le soluzioni si trovino se non governate - dice Danilo Mazzola, segretario Cisl Bergamo -: le dimissioni volontarie riguardano prevalentemente giovani (uomini e donne) in cerca di condizioni di lavoro migliori, giovani preparati, che il mercato, se attivo e ricettivo come quello bergamasco, riassorbe.

Spesso, le motivazioni nel lasciare l’azienda, mettono in discussione anche le migliori organizzazioni aziendali abituate a gestire il mercato delle assunzioni secondo proprie regole, e in alcuni casi poco propense a condividerne i motivi. In quest’ottica, la pandemia ha rappresentato un acceleratore formidabile, rimettendo bruscamente in discussione schemi consolidati».

I numeri del fenomeno (in diminuzione)

Bergamo, negli ultimi tre anni ha visto le domande di dimissioni crescere dalle quasi 35mila del 2021 alle 45mila del 2022, che nel 2023 si sono attestate sulle 44.251, e in proiezione su tutto il 2024 la cifra dovrebbe far registrare un calo del 4,5 per cento rispetto al 2023. Quello che aumenta è la percentuale di lavoratrici che ne fanno ricorso, rispetto ai colleghi maschi: erano il 30 per cento quattro anni fa, 34 per cento nel 2022 e 35 per cento lo scorso anno.

In tutti e tre gli anni presi in considerazione dalla ricerca della CISL di Bergamo, la fascia d’età maggiormente coinvolta dal fenomeno è sempre quella tra i 25 e i 34 anni (sempre tra il 28 per cento e il 29 per cento ), seguita da quella tra i 35 e 44 (oscillante dal 24,6 per cento del 2021, al 22,7 per cento del 22, al 22,1 per cento del 2023). Interessante la crescita delle dimissioni tra i giovanissimi (15-24 anni): erano il 12 per cento del totale nel 2021, diventati il 17,5 per cento l’anno successivo e saliti al 18,3 per cento nel 2023.

Nei primi sei mesi del 2024, le dimissioni (21.948) si confermano quindi in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2023 (quando erano 22.984). Se si raffronta lo stesso dato del 2023 ai primi sei mesi del 2021 (17.913), l’aumento è di oltre il 22 per cento. Il settore con la più alta mobilità quest'anno (rispetto al 2023) resta quello del turismo e della ristorazione, con un +29,6 per cento, a seguire il trasporto e magazzinaggio, con un +20,5 per cento, e l’edilizia con +4 per cento.

I settori che segnano più stabilità nei primi sei mesi del 2024, sempre rispetto al 2023, sono la manifattura, che ha chiuso l’anno a -13,9 per cento, e il commercio con -1,9 per cento. Questo tenendo conto che nel 2023 gli occupati in provincia hanno raggiunto i 491mila (di cui novantamila indipendenti o autonomi). Pertanto, nei primi sei mesi del 2024, oltre il 5 per cento delle persone che compongono la platea degli occupati ha cambiato lavoro o lo ha lasciato.

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