La spirale negativa di servizi e commercio bergamasco: lontani i livelli di fatturato pre-Covid
Nel primo trimestre 2021, nonostante il rimbalzo “fisiologico” su base annua che risente dei valori bassi del confronto con il 2020, servizi e commercio al dettaglio mostrano un indice del fatturato ancora in fase calante
Se da un lato la manifattura bergamasca nei primi mesi del 2021 ha vissuto un rimbalzo positivo, anche in termini occupazionali, trainata dagli ordini in crescita, altrettanto non si può dire delle imprese del terziario, ancora penalizzate dalle restrizioni.
Il fatturato è cresciuto del 2,5% su base annua per le imprese con almeno 3 addetti dei servizi e del 3,5% per quelle del commercio al dettaglio, ma questi dati risentono del confronto con i valori assai bassi del primo trimestre del 2020 dovuti al lockdown.
Dopo il recupero intenso, seppur parziale, della scorsa estate, gli ultimi due trimestri mostrano un nuovo peggioramento legato alla reintroduzione di misure restrittive. Secondo i dati resi noti dalla Camera di Commercio di Bergamo, infatti, la variazione congiunturale, calcolata rispetto al trimestre precedente, mostra un calo dell’1,7% per i servizi e dello 0,6% per il commercio al dettaglio. Se si considera il periodo pre-Covid la flessione rispetto ai valori medi del 2019 è pari, rispettivamente, a -11,3% e -3,4%.
«Se la ripresa ha iniziato a interessare l’industria e ha già riattivato il commercio internazionale – osserva il presidente della Camera di Commercio Carlo Mazzoleni -, il terziario, nel complesso, continua a soffrire. Ci sono rilevanti differenze tra i vari settori, ma la vera ripresa sarà guidata dai consumi delle famiglie con l’avanzare della campagna vaccinale e la fine delle restrizioni ai movimenti».
I servizi
All’interno del comparto l’impatto della crisi è fortemente disomogeneo. Le attività più colpite sono quelle ricettive e di ristorazione, che hanno perso circa la metà dei livelli di fatturato pre-Covid. Anche i servizi alla persona sono ancora distanti dai valori del 2019, segnando un calo di circa il 20%, mentre i servizi alle imprese e il commercio all’ingrosso stanno mostrando una buona capacità di recupero, registrando un divario inferiore al 5% rispetto a due anni fa.
Ciononostante, la performance delle imprese bergamasche è migliore rispetto alla media lombarda, che non solo registra un calo congiunturale peggiore, pari al 2,6%, ma anche una variazione negativa su base annua dell’1,8%.
In linea con l’aumento del costo delle materie prime, spinto dalla domanda dei mercati internazionali, anche i prezzi mostrano un’accelerazione dell’1,3% rispetto al trimestre precedente. Un fenomeno evidente soprattutto nel commercio all’ingrosso. Negativo anche il quadro legato all’occupazione, dove il numero di addetti rispetto ai livelli pre-Covid si registra tra ingressi e uscite dal mondo del lavoro un divario del -3,7%.
L’attesa per le progressive riaperture e la ripresa dei consumi che ne dovrebbe conseguire generano comunque un diffuso miglioramento delle aspettative tra gli imprenditori: i saldi tra previsioni di crescita e diminuzione tornano positivi sia per il fatturato (+6,5%) che per l’occupazione (+3,3%).
Il commercio
Anche il commercio al dettaglio continua a essere caratterizzato da un’estrema eterogeneità dei risultati, pur mostrando a Bergamo una migliore tenuta rispetto che nel resto della Lombardia. Da un lato i negozi non alimentari subiscono ancora restrizioni significative, senza considerare il calo di domanda; per queste imprese il divario dai livelli del 2019 del fatturato è di circa il 20% in meno, in ulteriore aumento rispetto al trimestre scorso.
I negozi che invece vendono prodotti alimentari, in particolare quelli della grande distribuzione, non hanno sperimentato alcuna limitazione e si sono anzi avvantaggiati della crescita dei consumi domestici a scapito di quelli fuori casa, tanto che il loro fatturato si posiziona su valori superiori a quelli precedenti la pandemia. Le vendite di ipermercati e supermercati bergamaschi, secondo IRi - Information Resources, è cresciuto del 3,7% rispetto ai picchi del 2020.
Anche per questo comparto i prezzi mostrano una lieve crescita rispetto al trimestre precedente, pari allo 0,3%, così come sul fronte occupazionale si registra un saldo negativo tra ingressi e uscite nel trimestre pari allo 0,4% in meno.