L'allarme de "Le botteghe di Albino": «Negozi sfitti? La situazione si sta facendo pesante»
Nelle vie principali si registrano sempre più spazi vuoti. Ne parla Roberto Squinzi, membro del direttivo dell’associazione dei commercianti

di Fabio Gualandris
La questione dei negozi sfitti nel centro storico di Albino riflette una tendenza osservata in molte località italiane, dove le vie commerciali principali registrano un aumento degli spazi vuoti.
Questo fenomeno può essere attribuito a vari fattori, tra cui la crescita del commercio online, che ha ridotto il flusso di clienti nei negozi fisici, e l’aumento dei costi di gestione, come affitti e utenze, che rende difficile per i piccoli commercianti sostenere l’attività.
Ne abbiamo parlato con Roberto Squinzi, libraio nonché membro del direttivo dell’associazione “Le botteghe di Albino”.
Abbiamo notato l’aumento dei negozi sfitti o con uso alternativo (sede politica, esposizione temporanea, vetrina espositiva, magazzino, autorimessa…) all’interno del centro storico di Albino; notiamo in pieno centro la chiusura di una cartolibreria, di un negozio di giocattoli, di due bar, di una gelateria. Cosa succede?
«Abbiamo una situazione sul commercio che diventa pesante. Dobbiamo competere con il mercato dell’online che si sta sempre più espandendo anche con delle regole poco certe rispetto a quelle che subiscono i negozi o le attività presenti nei paesi. Regole poco certe che portano a una giungla di comportamenti, diventa così difficile da sostenere un confronto con i colossi del settore, marketplace importanti che non pagano le tasse in Italia decisamente agevolati, il che non permette una concorrenza leale sul territorio. Questo comporta uno svuotamento dei negozi di paese, un impoverimento. Le serrande abbassate che si vedono passeggiando in paese, diventano tante occasioni in meno per il territorio; penso anche solo alla godibilità di fare una passeggiata in centro e guardarsi delle vetrine; penso alle persone che necessariamente, non trovando risposte sul territorio, sono costrette ad andare oltre, nei negozi online o nella grande distribuzione».
Quali sono le conseguenze per i consumatori?
«La conoscenza del prodotto da parte del venditore diventa sempre minore e quindi il servizio che dà ne risente».
Un esempio?
«Se fai un acquisto in un negozio di vicinato e il prodotto è difettoso o non va bene, lo riporti in quel negozio e il negoziante si prende cura del reso e del bisogno che si è venuto a creare. In una grande distribuzione, piuttosto che online, rendi il prodotto e (...)
I commercianti sono coscienti che siamo nel 2025 e che la situazione attuale è figlia delle decisioni mai prese e sempre rinviate
Quando ero piccolo Albino era l'Oriocenter della Valle seriana.. Poi i poteri forti hanno creato i centri commerciali...tutti luccicosi, pieni di luci di gente..belli...ma , con relativo svuotamento dei piccoli e grandi paesi... Il negozietto non può più campare con le 4 persone di un paese che non hanno l'auto per spostarsi nel centeo commerciale. Gli affitti sono troppo elevati, le tasse insostenibili, la vita commerciale qui da noi nel quartiere non ha più senso. Avete chiuso via mazzini perché centro storico e l'avete ammazzata.. Lasci la macchina 5 minuti e prendi la multa.. Quando il danno è fatto, il segno resta. Ora è tardi per rimediare, la politica, doveva pensarci prima e invece.. costruiamo l'oriocenter, l'ipertensione di seriate, il lidl, l'md e chi più ne ha più ne metta..
Direi che la situazione sarà sempre peggio in tutte le città e anche i centri commerciali si stanno svuotando , l online prevarrà prima o poi , troppo comodo: prezzi bassi , trovi tutto quello che cerchi in un unico shop, non devi fare la fila nelle casse, lo puoi ordinare mentre stai sul cesso, ti arriva in casa , Risparmi tempo e denaro
Si è sempre additato il privato come quello che paga meno tasse e guadagna tanto. Decine di migliaia di negozi pagano sicuramente più tasse di pochi centri super organizzati che hanno gruppi di commercialisti i quali sanno come pagare il meno possibile. Se poi parliamo dell'on line ......ecco, quelli spesso proprio non le pagano in Italia. Però noi siamo felici perché risparmiamo. Invece, mai come in questi anni spendiamo di più. Primo perché nei supermercati vai ad acquistare 10 articoli e ne acquisti quasi sempre 15. Secondo quando non esisteva l'on line e dovevo uscire per acquistare qualche cosa che volevo.......mi facevo volere molte meno cose.
Boh. Non capisco perché dovrei pagare di più per comprare dal negozietto dove peraltro il venditore - proprietario mi si appiccica per controllare o per appiopparmi qualcosa. Se l'attività è interessante si vende e rende ancora oggi.. ma diversamente non ha molto senso accanirsi. La gente non ha soldi, quindi andrà (lecitamente) 1-2 volte a settimana al Lidl o Eurospin di turno risparmiando quel 35% in più che avrebbe pagato al negozietto di paese. Purtroppo ci si deve adeguare al ridimensionamento della domanda ed i proprietari dell'immobile comprendere che al giorno d'oggi l'affitto di un area commerciale in paese non è più remunerativa come un tempo.