L'intervista

Milestone, l'azienda bergamasca che ha rivoluzionato la diagnosi dei tumori

Nuovo centro ricerche a Valbrembo. Il fondatore Franco Visinoni: «Le nostre macchine tagliano i tempi d'attesa delle analisi». Fra i clienti, Majo Clinic, Nasa, Apple, Ferrari e Boeing

Milestone, l'azienda bergamasca che ha rivoluzionato la diagnosi dei tumori
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di Paolo Aresi

A Bergamo la Milestone non la conoscono in molti. Invece a Cupertino, in California, sanno benissimo dove si trova, per il semplice fatto che la Apple per controllare la purezza delle materie prime dei suoi computer si affida alle apparecchiature dell’azienda bergamasca. Così come la Nasa, la Boeing, la Ferrari.

E come i maggiori ospedali del mondo che si rivolgono alla Milestone per la processazione dei tessuti umani che gli anatomo-patologi esaminano per scoprire eventuali malattie. La precisione delle macchine prodotte a Sorisole e Valbrembo mette in grado i medici di capire meglio se una cellula è sana oppure ammalata, se è normale o tumorale.

Il 15 aprile, la Milestone inaugura il suo nuovo centro di ricerche a Valbrembo, non lontano dalle Cornelle. È il compimento del sogno del fondatore dell’azienda, Franco Visinoni, da Rovetta, 84 anni, progettista dei suoi macchinari: ha all’attivo decine di brevetti internazionali, quasi tutti fondati sulla tecnologia delle microonde. Lo studio di Franco Visinoni presenta una grande vetrata in modo che si possano ammirare il boschetto e il Canto Alto.

Il fondatore della Milestone, Franco Visinoni

Perché questo nuovo centro ricerche?

«Perché la nostra azienda vive grazie alla ricerca, solo continuando a innovare sosteniamo la concorrenza di colossi come la Siemens, per dire. Investiamo tra l’otto e il dieci per cento del fatturato in ricerca. In questo edificio abbiamo investito quattro milioni e mezzo di euro».

La vostra è un’azienda tutta bergamasca?

«Tutta bergamasca. Abbiamo centotrenta dipendenti, centoventinove sono bergamaschi, uno è straniero. Viene da Monza».

Bergamo non è celebre per il livello di studi e di scolarizzazione.

«In passato era così, ma negli ultimi quarant’anni le cose sono cambiate radicalmente. I miei dipendenti sono soprattutto giovani che escono dall’Esperia o che hanno fatto ingegneria. Io vengo dalla Val Seriana, la vita da studente è stata dura, lo so bene. Vengo da una terra di mandriani e pastori, per questo chiamo i nostri giovani ricercatori, i “pastùr”. Il bravo pastore ha grande dedizione per il suo lavoro, ama i suoi animali e la natura che gli sta intorno. Un amore vero, profondo, che ha poco di certo ambientalismo sdolcinato da città, se posso esprimermi così. Qui abbiamo lo stesso amore per il nostro lavoro, che ha uno scopo fondamentale, superiore a tutto, anche al guadagno: fare qualcosa per i malati, realizzare apparecchi che possano migliorare la vita dei pazienti».

In che senso?

«Con i nostri macchinari si possono processare i tessuti in pochi minuti senza rovinarli in alcun modo mentre con i metodi tradizionali sono necessarie ore o giorni con esiti non sempre brillanti. Noi abbiamo applicato a questo campo la tecnologia delle microonde»(...)

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