Cambio epocale

Oggi è il lavoro che cerca i giovani, ma sono pochi e "il posto" non è una priorità

In trent'anni in città sono calati del 35 per cento a causa del crollo delle nascite. E l'immigrazione non basta

Oggi è il lavoro che cerca i giovani, ma sono pochi e "il posto" non è una priorità
Pubblicato:

di Paolo Aresi

«Si fa fatica a trovare giovani per i nostri locali, una volta era più semplice, soprattutto per la bella stagione. Addirittura si deve rinunciare ad aprire i centri di ristorazione serale, i cosiddetti “Estivi”... L’impressione è che i ragazzi preferiscano altri tipi di lavori, che non amino la ristorazione perché magari la sera si lavora fino a tardi, si è impegnati anche al sabato e alla domenica...».

L’opinione di un ristoratore di Città Alta è condivisa da molti altri suoi colleghi. Ma questa impressione corrisponde a realtà? Davvero sono pochi i giovani interessati a questi lavori o al lavoro in genere? C’è un dato sul quale è importante riflettere: nel 1991, in Bergamo città, i giovani tra i venti e i ventiquattro anni erano 9.535 (maschi e femmine). Nel 2021 gli stessi giovani, dello stesso arco di età, erano 6.249, la bellezza di 3.286 ragazzi in meno. Un piccolo esercito.

Non si riflette abbastanza su questo semplice numero. E la situazione non migliora se ci spingiamo alla fascia di età superiore, quella che dai venticinque arriva ai trentaquattro anni: nel 1991 in questa fascia rientravano 18.095 giovani, mentre oggi sono 13.538. Questi numeri significano che ogni iniziativa di lavoro che si rivolge ai giovani per un’occupazione stabile, meno stabile, a tempo pieno e a tempo parziale può contare sul trentacinque per cento di individui in meno rispetto a trent’anni fa. Non si riflette abbastanza su quello che questi numeri significano. Noi lo scriviamo da anni, ma, ovviamente, senza alcun esito. Significa meno camerieri, meno operai, meno ingegneri, meno infermieri, meno medici.

E bisogna considerare che nei dati odierni sono compresi anche i tanti giovani di origine straniera: la loro presenza perché immigrati o perché nati da famiglie immigrate non compensa il calo drammatico della natalità. Che continua a scendere. I ventenni di oggi sono nati nel 2002, quando il numero delle nascite era ben più alto rispetto a quello attuale. Significa che fra un po’ di anni avremo ancora meno giovani… Un ultimo elemento, da brividi: i bambini di un anno (da zero a un anno) a Bergamo sono 787, i sessantenni (60 anni di età) sono quasi duemila. Una situazione che non viene presa in considerazione. Giustamente ci si lamenta perché i giovani medici non sono sufficienti (in questo caso anche per gli errori di programmazione universitaria), che non ci sono abbastanza operai e nemmeno camerieri e contadini e tecnici per le industrie... Ma il problema è che la stessa forza lavoro è diminuita drasticamente.

In tempi di espansione come questi, il problema diventa drammatico al punto che - cosa mai vista - le industrie premiano i dipendenti che segnalano un possibile nuovo lavoratore! Come succedeva una volta a chi procacciava un cliente. Ha suscitato un certo clamore l’iniziativa della nota azienda che produce impianti di illuminazione di alto livello, che danno luce ai concerti delle più grandi rockstar, la Claypaky: “Porta un amico in Claypaky”. E se l’amico è di quelli giusti, cioè se supera una serie di test e viene assunto, il premio al dipendente segnalatore può andare da due a cinquemila euro. Non è l’unico caso. Non sono soltanto le aziende di ristorazione a non trovare addetti, ci sono anche le manifatture, a tutti i livelli. La “fame” di personale si incontra con la crisi demografica. Ed è uno scontro. (...)

Continua a leggere su PrimaBergamo in edicola fino al 26 maggio, oppure in versione digitale cliccando QUI

Seguici sui nostri canali