Nonostante le 48 ore di zona gialla, metà dei locali di Bergamo non ha riaperto
L'incertezza legata all'evoluzione normativa, spesso tardiva e comunicata all'ultimo, ha spinto molti ristoratori e baristi a tenere abbassata la serranda in attesa di novità
Zona rossa, poi arancione, poi di nuovo rossa, quindi gialla e il prossimo fine settimana (sabato 9 e domenica 10 gennaio) nuovamente arancione. Quale sarà la sorte dela Lombardia da lunedì resta un’incognita: conferme arriveranno solo dal monitoraggio odierno dell’Istituto superiore di sanità, anche se secondo indiscrezioni riportate dal Corriere della Seria il rischio è addirittura quello di entrare in zona rossa. In questo clima di incertezza e di aperture a singhiozzo, a fronte di una risalita dei contagi, le norme fissate dal Governo paiono avere come unico effetto immediato quello di disorientare ancor di più i cittadini e di impedire ad alcune categorie di pianificare con certezza la ripartenza. Tanto per citarne due: la scuola (il ritorno dei liceali in classe è stato posticipato almeno al 25 gennaio) e gli esercenti legati al settore della ristorazione.
Un tira e molla che ha convinto la metà dei ristoratori e dei gestori di bar e di locali a non aprire nemmeno in questi due giorni di zona gialla. «I problemi non ci sono stati solo quando siamo rimasti chiusi, ma enormi sono state e sono tuttora le difficoltà oggettive nelle riaperture a singhiozzo proposte dai diversi decreti: dai problemi con il personale a quelli con i fornitori. Siamo gente che lavora sul campo, con ordini quotidiani, forniture fresche, una programmazione impossibile nei tempi dettati da decreti arrivati sempre all’ultimo e senza mai una logica uno dall’altro», denuncia la categoria sulla pagina Facebook RistorantiBergamo, esprimendo il proprio sconcerto per decisioni comunicate spesso in ritardo, a volte lette la mattina stessa sulle pagine dei giornali.
Solo in provincia di Bergamo il settore della ristorazione e dei pubblici esercizi dà lavoro a oltre 15 mila persone. Una situazione che Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo, definisce in un articolo pubblicato da BergamoNews «inaccettabile. La categoria è stanca di essere considerata l’ultima ruota del carro e tutta questa situazione è figlia di un pressapochismo e di una superficialità mai visti prima da parte di chi ci governa».
«In molti ci avete mandato messaggi di info sull’orario di questa settimana ma questa volta non abbiamo nessuna voglia di giocare a “strega comanda colore” quindi rimandiamo l’apertura direttamente all’inizio della zona gialla ufficiale (forse l’11??) – scrive l’Artisan Cafè su Facebook -. Il piccolo mondo Artisan è una macchina precisa e complicata con tante lavorazioni e produzioni, non ci basta accendere un frigor e aprire una bottiglia, per noi riaprire è un grosso investimento di tempo, energia e soprattutto economico».