Dal 5 al 7 novembre al cinema San Marco

Camilleri cieco come Tiresia «Ora vedo tutto con più chiarezza»

Camilleri cieco come Tiresia «Ora vedo tutto con più chiarezza»
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Scrive, ma non ci vede. Fa anche teatro e dal 5 al 7 novembre lo vedremo al cinema. Andrea Camilleri, il più popolare scrittore italiano di oggi, 93 anni, è diventato cieco per vecchiaia ma continua a fare tutto come nulla fosse. «Scrivo tutte le mattine, detto appunti. Ma ad agosto, quando è venuta la ragazza a cui detto le mie cose non ce l’ho fatta, Tiresia mi aveva svuotato: ho riposato un mese, e a settembre ho ripreso a scrivere».

Infatti qualche mese prima il produttore Carlo Degli Esposti gli aveva proposto di interpretare sulla scena la figura di uno dei più celebri non vedenti della storia, l’indovino Tiresia che aveva annunciato al re Edipo il suo destino. Il regista di quello spettacolo, Roberto Andò, andato in scena al Teatro Greco di Siracusa ha filmato la performance del vecchio scrittore e ne ha fatto un film, che vedremo nelle sale per tre giorni con il circuito Nexo (a Bergamo al cinema San Marco). Insomma, Camilleri non vede (e per uno scrittore non è cosa da poco, ma è più vivo che mai. «Mi sono accorto di cominciare a “sentire” davvero», ha raccontato Camilleri. «Malgrado avessi un orecchio chiuso dall’auricolare, per sentire suggerimenti di cui non avevo bisogno», racconta, «quella sera a Siracusa sentii le cicale. Ho pensato: non è possibile sto cominciando a dare i numeri. Quella sera gli animali hanno avuto una funzione importante».

 

 

Non era proprio la prima volta che Camilleri calcava le scene di un teatro, ma era come una prima volta. Da ragazzo aveva infatti fatto la comparsa in uno spettacolo su San Francesco, avendo al fianco il giovanissimo Enrico Maria Salerno. Una sola battuta in tutta la sera. Quindi quello al Teatro Greco è stato un vero debutto, in cui ha messo al centro la sua nuova condizione raccontando appunto di Tiresia. Un personaggio affascinante con un destino pesante, perché essere indovino, dice Camilleri è una condanna: «perché di ogni persona vedi dolori e dispiaceri. Comunque la passione che ho sempre avuto per Tiresia mi ha fatto vincere tutte le resistenze».

Per realizzare lo spettacolo Camilleri ha fatto fare delle ricerche alle sue aiutanti, che hanno raccolto interi faldoni di materiali con grande solerzia. Naturalmente l’idea di scegliere un personaggio così, per l’autore di Montalbano è anche un modo per stare sull'attualità: l’Italia avrebbe bisogno di gente che guarda lontano e non solo alle 24 ore che seguono e agli interessi da presidiare. «Ho risentito tutto lo spettacolo», ha raccontato Camilleri in un’intervista a Repubblica. «Ascoltare le mie parole e non vedere nulla del pubblico è terribile. Ma lo sentivo respirare, ne percepivo i respiri. Una delle mie necessità quando parlavo in pubblico era scegliermi una faccia per vedere le reazioni. Non posso più farlo, non ho più quella risposta, ma ho quella uditiva. Un altro tipo di emozioni».

 

 

L’esperienza con Tiresia comunque l’ha convinto, tanto da essersi messo al lavoro su un altro personaggio: Álvar Núñez Cabeza de Vaca, un conquistatore alla rovescia, che tornò dall’America prigioniero degli indigeni. Cioè da conquistato. Un personaggio non casuale e controcorrente, come piace a Camilleri. Che del resto mette tutti sull'avviso: «Da quando ho perso a vista mi sembra di vedere con più chiarezza».

 

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