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Il film da vedere nel weekend Il premio, Gassmann torna regista

Il film da vedere nel weekend Il premio, Gassmann torna regista
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Regia: Alessandro Gassmann.
Con: Gigi Proietti, Alessandro Gassmann, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Matilda De Angelis, Marco Zitelli, Andrea Johansson, Erika Blanc, Elettra Mallaby.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Quando un attore decide di interrompere la sua carriera o di affiancare ai ruoli di interprete il ruolo di regista (di sé stesso o di altri poco importa), i critici e gli spettatori sono sempre un po’ preoccupati. La cosa in effetti è abbastanza naturale: l’attore e il regista sono due ruoli molto diversi e non è detto che qualcuno capace di interpretare con grande abilità ruoli diversi e difficili sia poi ugualmente bravo nel dirigere una pellicola. Questo perché, molto semplicemente, sono necessarie capacità molto diverse per svolgere bene i due lavori e non è detto che qualcuno le debba avere necessariamente entrambe (è già abbastanza difficile fare bene una delle due cose, figuriamoci entrambe). Ci sono ovviamente delle eccezioni molto note, ma si tratta soprattutto di personalità di spicco, che si sono sempre caratterizzate per grande estro creativo. Il caso di Woody Allen è da questo punto di vista esemplare: per buona parte dei suoi film è stato al contempo regista e attore, creando degli autentici capolavori.

 

 

Certo, non tutti sono Woody Allen. E così quando nel 2013 Alessandro Gassman arrivò in sala presentando il suo primo lungometraggio da regista (Razzabastarda) si levarono non poche voci di protesta. Dopotutto Gassman si era fatto conoscere fino a quel momento unicamente come attore, militando spesso in film non proprio indimenticabili: Ex – Amici come prima (2011), Il seme della discordia (2008), Transporter: Extreme (2005) sono solo alcuni esempi. Non che non si tratti di un bravo attore, ma va riconosciuto che (probabilmente per motivi squisitamente commerciali) si è prestato spesso a opere non proprio meravigliose. Per fortuna Razzabastarda si è rivelato un ottimo esordio, tanto che proprio in questi giorni arriva in sala il suo secondo lungometraggio: Il premio.

Protagonista della pellicola è il personal trainer Oreste, che coltiva da anni il sogno di aprire una palestra di sua proprietà. A risolvere i problemi economici di Oreste (aprire un’attività è costoso) arriva la proposta del padre, scrittore affermato, che gli chiede di accompagnarlo a ritirare il premio Nobel. Così, tradendo in parte le sue condizioni (il rapporto con il padre è quanto mai conflittuale), decide di imbarcarsi per l’impresa, accompagnato da un paio di comprimari di grande ispirazione.

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C’era da aspettarsi che prima o poi Gassman venisse a capo del rapporto con il padre Vittorio, mostro sacro del nostro spettacolo. Un rapporto che certamente non deve essere stato facile, dal momento che il suo gigantismo potrebbe (forse ha) intralciato e condizionato il percorso dei figli. Così, attraverso il prisma di una metafora neanche troppo celata, il regista affronta a viso aperto una questione spinosa e certamente non facile da risolvere, offrendo uno spaccato umano intenso e interessante. Il film si sviluppa approfondendo le premesse senza divagare eccessivamente dal nucleo della vicenda, annodando sensazioni, rancori, problemi e desideri sull’autostrada che dall’Italia porta a Stoccolma. Un viaggio non solo nello spazio ma anche nel tempo e nell’identità, che cambierà la vita di tutti i personaggi coinvolti.

Con un film diverso dal precedente, Gassman si conferma un autore ancora in formazione ma sicuramente interessante, capace di spaziare in generi e forme diverse. Soprattutto colpisce il desiderio di affrontare questioni importanti della sua vita e rispetto alle quali ogni autore, probabilmente, deve dire la propria. Il premio è dunque un lavoro da apprezzare e incoraggiare, la cui visione non mancherà di stupire chi si fosse perso l’opera prima del regista.

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