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Il film da vedere nel weekend Il traditore, un italiano a Cannes

Il film da vedere nel weekend Il traditore, un italiano a Cannes
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Regia: Marco Bellocchio.
Con: Pierfrancesco Favino, Maria Fernanda Cândido, Fabrizio Ferracane, Luigi Lo Cascio.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Marco Bellocchio è stato e continua a essere uno degli interpreti più intraprendenti e riconoscibili del nostro cinema. I suoi film hanno infatti segnato la storia della cinematografia italiana, sin dal suo storico esordio con I pugni in tasca, film colmo di rabbia e capace di scuotere dalle fondamenta l’istituto della famiglia borghese del dopoguerra. Da lì la sua lunga carriera ha inanellato grandi classici come Salto nel vuoto, Marcia trionfale o i più recenti Buongiorno, notte e Bella addormentata. Il suo cinema, sempre elegante e attento alla forma, è abitato da un’urgenza sociale, da un desiderio di diagnosticare i mali dell’Italia contemporanea, come dimostra in maniera chiara anche il suo ultimo lavoro, presentato a Cannes e giunto al cinema.

 

 

Il traditore racconta la vicenda del pentito di mafia Tommaso Buscetta, figura che ebbe un ruolo di primo piano nella vicenda di Falcone e Borsellino e nel maxi processo che ne derivò. Buscetta, da membro interno della mafia, ebbe infatti il coraggio di denunciare i vertici dell’organizzazione, rendendo evidente una struttura profondamente innervata all’interno del Paese e non solo (fu proprio grazie a lui, ad esempio, che divennero palesi i rapporti con la mafia nordamericana). Il suo protagonismo in Cosa Nostra gli permise di fornire ai giudici una fotografia dettagliata della struttura dell’organizzazione e di contribuire in maniera fondamentale ad assestarle un duro colpo giudiziario. Bellocchio è sempre stato affascinato dai personaggi oscuri che hanno contribuito a fare dell’Italia ciò che è oggi, tanto a livello culturale quanto a livello storico e sociale. Buscetta, quasi suo malgrado, è diventato uno dei punti chiave di questa trama, di un disegno di narrazione del Paese che Bellocchio porta avanti con coerenza da anni. Colpisce in particolare la ricostruzione attenta e filologica di quegli anni, dei personaggi che li hanno abitati e del clima dell’epoca. Si tratta di un periodo cruciale per la storia italiana, che ancora oggi presenta zone d’ombra irrisolte. Bellocchio lo sa molto bene e sceglie quindi, come ha fatto anni fa con Buongiorno, notte, di addentrarsi in questa oscurità per fornirne una interpretazione personale.

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Oltre a offrire uno spaccato accurato (e accorato) del suo oggetto di ricerca, Il traditore ci parla in filigrana anche del nostro presente, del ruolo ancora preponderante che organizzazioni come Cosa Nostra hanno nel gestire le nostre vite, seppure a un livello non sempre visibile. Ci parla del tradimento come gesto umano, politico e sociale e del ruolo del singolo nella costruzione del proprio futuro. È, infine, una attenta analisi di come la Mafia venga costruita e narrata come oggetto simbolico prima ancora che come entità concreta e materiale. Un monstrum che noi stessi – con la nostra attenzione mediatica, con le immagini e le parole che utilizziamo per descriverla – abbiamo contribuito a far sviluppare. Lo spettatore de Il traditore è chiamato ad abbracciare questa complessità a piene mani, offrendo il suo sguardo a un lavoro di (auto)analisi che non può prescindere dal suo ruolo di cittadino italiano dotato di una precisa memoria storica. Il film di Bellocchio, in questo senso, è un vero e proprio appello, se non una richiesta di esercizio di senso civico. E per questo merita tutta la nostra attenzione.

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