Che connubio al museo

La mostra e la bestia al Bernareggi Dipinti e coccodrillo di Pontenossa

La mostra e la bestia al Bernareggi Dipinti e coccodrillo di Pontenossa
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Ha vissuto tutta la vita a Bergamo, in via Zambonate, Giovan Paolo Cavagna, ma la sua famiglia era originaria di Averara. Nato nel 1550 e morto nel 1627, seppellito nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, è considerato il più importante pittore bergamasco attivo tra Cinquecento e Seicento. Da oggi al 6 maggio il Museo Bernareggi di via Pignolo ne ripercorre l’opera nella mostra Visioni, apparizioni, miracoli, a cura di Simone Facchinetti, promossa da Ufficio Beni Culturali e Ufficio Pastorale della Cultura della Diocesi di Bergamo e progettata e realizzata in collaborazione con Fondazione Credito Bergamasco.

1.Cavagna_Madonna con il Bambino in trono tra due Sante e quattro orfanelle
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2.Cavagna_Madonna in gloria tra i Santi Cristoforo, Rocco e Sebastiano
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3.Cavagna_San Diego d’Alcalá appare a un frate francescano e a un sacerdote Brigenti
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4.Cavagna_Madonna con il Bambino tra i Santi Rocco, Sebastiano e quattro devoti
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5.Cavagna_San Rocco e i disciplini verdi
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6.Cavagna_La Trinità contemplata dai Disciplini bianchi
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7.Cavagna_Adorazione dei Magi
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8.Cavagna_Annunciazione
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10.Cavagna_Miracolo dei fiori nati dal sangue di Sant’Alessandro
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11.Cavagna_Miracolo dell’acqua dell’arca dei Santi Fermo, Rustico e Procolo
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12.Coccodrillo del Nilo_Ponte Nossa, Santa Maria Annunciata_particolare
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13. Coccodrillo del Nilo_Ponte Nossa, Santa Maria Annunciata
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Si tratta della prima monografica dedicata all’artista e «raccoglie un importante gruppo di pale d’altare, molte delle quali vengono presentate al pubblico dopo una recente campagna di restauri», dichiara don Giuliano Zanchi, segretario di Fondazione Adriano Bernareggi. Gli interventi realizzati sulle opere – la splendida Madonna della cintura della Pinacoteca dell’Accademia Carrara e diversi dipinti provenienti dal patrimonio diocesano – fanno parte del progetto Grandi Restauri promosso da Fondazione Credito Bergamasco. Accanto ai dipinti è esposto un oggetto meraviglioso, degno di figurare in una Wunderkammer rinascimentale: il celebre coccodrillo di Ponte Nossa, un reperto naturalistico che ancora oggi si conserva nel santuario omonimo.

Controriforma in atto. La pittura di Giovan Paolo Cavagna si sviluppa a Bergamo in un’epoca segnata dallo spirito della Controriforma. Durante la sua attività, divisa tra la città e la provincia, il pittore realizza un consistente numero di opere sacre allineate alle novità espresse dal Concilio di Trento. Punto di partenza dell’esposizione è la pala Madonna con il Bambino in trono tra due Sante e quattro orfane che vede la luce intorno al 1575, l’anno dell’attesa visita apostolica di Carlo Borromeo a Bergamo; è un’epoca tesa a un radicale rinnovamento, sia nell’ambito dei costumi religiosi sia in quello degli edifici sacri. Ed è in questo ambiente che i primi dipinti di Cavagna prendono corpo, in un clima espressivo segnato dall’eredità di Giovan Battista Moroni, influenzato dall’esperienza manierista di Giovanni Battista Guerinoni d’Averara e dagli exploit di Francesco Bassano.

Lucertolone del Nilo con trucco. Ha sempre suscitato curiosità, la «mostruosa meraviglia» appesa nel santuario di Ponte Nossa dalla fine del Cinquecento. Nella mostra al Bernareggi su Cavagna sarà possibile ammirare in tutta la sua grandezza lo spaventoso coccodrillo che, dopo essere stato sottoposto a una procedura diagnostica sofisticata attraverso i raggi X e a una Tac grazie alla collaborazione della clinica San Francesco, viene presentato in tutto il suo splendore dopo un’operazione di ripulitura e restauro in collaborazione con il museo di scienze naturali. Si tratta di un coccodrillo del Nilo: ha avuto per secoli il compito di impersonificare il male. Non è proprio così, però, il coccodrillo originale: nei secoli è stato sottoposto a maquillage. A rendere la creatura ancor più spaventosa di quanto già non fosse, ecco l’aggiunta di «effetti speciali»: i denti sono quelli originali, eccetto i due grandi e affilati canini sporgenti. Sembrano quelli di un vampiro. «Post produzione» anche per il muso bitorzoluto, forse sulla scorta di qualche disegno dell’epoca. Poi sono state aggiunte le zampe di legno, simili a quelle di leone su cui poggiavano i mobili tra 600 e 700. La «bestia», nella mostra, vuol rappresentare tutto ciò che la chiesa della Controriforma vuole archiviare, cioè la superstizione.

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo alle pagine 48-49 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 15 febbraio. In versione digitale, qui.

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