E le sorprese non sono finite...

L'abisso di Bueno Fonteno, la Postumia bergamasca

L'abisso di Bueno Fonteno, la Postumia bergamasca
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Gli speleologi sono una strana razza. Come gli scalatori estremi, quelli che vanno alla conquista degli Ottomila. Solo che loro lo fanno al contrario. Scendendo e non salendo. Al buio, illuminando il cammino con una torcia e non alla luce del sole. Perché il sole, sottoterra non arriva. E i loro itinerari, la scoperta di nuove vie, li “picchettano” con due sistemi: acqua e aria. Colorando l’acqua verificano dove questa vada a finire sgorgando da qualche parte. E l’aria. Che come l’acqua segue un suo percorso. E allora, profumandola con incensi, cercano di scoprire nuove vie nei cunicoli della montagna. Ed è proprio a partire da un flusso d’aria, che usciva fredda e insistente da un pezzo di terra insignificante, su a Fonteno, che nasce questa straordinaria storia.

 

https://youtu.be/CWT-QjYV0ps

 

Dopo dieci anni di ricerche, da quel foro largo quanto una moneta da 2 euro si è arrivati a scoprire una quarantina di chilometri di gallerie, scendendo a profondità fino a 600 metri e persino un terzo lago. Immaginate: tra il lago Sebino e il lago di Endine, la Val Cavallina cela un terzo lago sotterraneo.

I quattro amici speleologi Claudio Forcella, Maurizio Aresi, Devis Magri e Max Pozzo (oggi presidente del Progetto Segino), cominciano a scavare un buco attorno a quest’aria che usciva dal terreno e in poco tempo si sono trovati “inghiottiti” in quello che oggi è chiamato l’Abisso di Bueno Fonteno. Il primo impatto è stato a suo modo devastante. Da un buchino si è spalancata una voragine di 18 chilometri profonda 500 metri. La questione è diventata immediatamente seria. Con il Comune di Fonteno si sono subito stretti in sodalizio l’Associazione Progetto Sebino, con il grupo speleologico Valle Imagna Cai-Ssi, Speleo Valtrompia, gruppo speleologico Monfortano Cai Coccaglio e Speleo Cai Lovere.

Ad un certo punto delle spedizioni, risalendo in superficie, uno del gruppo esclama: «C’è talmente tanta acqua la sotto da dissetare l’intera valle». Infatti, a 500 metri sotto, c’è quello che è stato chiamato il lago smeraldo. Luca Pedrali ha pinneggiato per oltre 500 metri in un’enorme galleria di dieci metri per dieci piena d’acqua sino a trovare «un bacino acquifero di dimensioni impressionanti. Sono rimasto sott’acqua due ore e mezzo al buio con una luce che illuminava soltanto i dieci centimetri davanti», dice. La sperimentazione con i traccianti colorati ha permesso di capire che l’acqua del sifone Smeraldo prende una strana via e riaffiora a Tavernola.

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Complesso carsico di Fonteno
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Nadia-in-Smeraldo
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Ma tre anni dopo, ecco un’altra incredibile scoperta. Lungo la cresta che collega il monte Torrezzo al monte Boario, tra il Sebino e la Val Cavallina l’Abisso Bueno Fonteno è collegato dopo un trentina di chilometri a un altro abisso, che gli speleologi hanno chiamato Nueva Vida. «Siamo scesi di 130 metri mappando un chilometro di nuove gallerie – racconta Maurizio Greppi – seguendo corsi d’acqua e fiumi in forre e canyon, sino ad arrivare al Pozzo dell’infinito, profondo 170 metri e largo oltre 30. In fondo a questa verticale i fiumi si riuniscono formando un impetuoso corso d’acqua che si dirige all’interno della montagna». Max Pozzo definisce questo spazio la “Notre Dame” del Sebino, la cattedrale vuota. Tra l’abisso Nueva Vida e Bueno Fonteno c’è tanta di quell’acqua da immaginare un lago sotterraneo di acqua purissima.

 

https://youtu.be/CeHMSORH5Ps

 

Là sotto c’è un tesoro. Le persone che prima facevano queste ricerche a tempo perso, ora lo fanno a tempo pieno. È diventato un lavoro, serio di attività scientifica di altissimo livello. Quello del turismo – per il momento – è solo l’ultimo dei pensieri. Non sarà facile trasformare questo progetto, come hanno fatto a Frasassi o a Postumia. Di sicuro il territorio ne trarrà beneficio e saprà valorizzare le preziose risorse rinvenute.

 

https://youtu.be/3knQ5uaeda0

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