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Foto dell'emozionante addio alla Curva Nord, che verrà demolita

Foto dell'emozionante addio alla Curva Nord, che verrà demolita
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Foto di Mario Rota

 

La verità? Per i tifosi della Dea, la Curva Nord è “Patrimonio del Popolo Atalantino”. Altro che le Mura e l’Unesco. Si è capito ancora una volta sabato sera: senza nessuna partita da vedere e nessuna maglia da sostenere sono arrivate migliaia di persona a salutare 37.500 quintali di ferro e cemento. Perché per decenni quei gradoni hanno sostenuto una passione che non gliela spieghi a chi non la vive. Sabato 27 aprile 2019 la Curva dell’Atalanta ha salutato con una festa sentita, partecipata e spettacolare la Nord, il settore più caldo del tifo orobico.

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Cosa è successo allo stadio. Per quei pochi che ancora non lo sapessero, facciamo un breve riassunto. Da domani, martedì 30 aprile, la zona della Curva Pisani sarà completamente “cantierizzata” e inizieranno i lavori preliminari che porteranno all’abbattimento di questa prima porzione dello stadio nel giro di una quindicina di giorni. Tra cinque mesi ci sarà una nuova gradinata, coperta e molto più comoda, ma quando i ragazzi della Curva hanno ufficializzato la possibilità di salutare i gradoni con una serata semplice e sentita, è partito un passaparola quasi infinito che ha prodotto un risultato devastante. Stasera ci sarà l’ultima gara ufficiale, ma sabato sono arrivati ugualmente in oltre cinquemila (qualcuno parla addirittura di ottomila presenti) e tutti si sono seduti. C’erano le salamelle e le costine, un po’ di birra e delle bibite, ma tutti, dalle 19 fino alla mezzanotte, hanno fatto la stessa cosa. Sono arrivati, sono entrati, si sono seduti al loro posto e hanno aspettato. Non un fischio d’inizio, non un gol e nemmeno il saluto di Gasperini dal campo. No, hanno aspettato la fine e hanno partecipato ai cori e agli applausi senza dimenticare nessuno.

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Chi è venuto a salutare. Ciò che rende tutto ancora più speciale è che non c’era un protagonista da applaudire. Non c’era nessuno da abbracciare o da ringraziare. Chi è passato, alle 19 come alle 23, e pure chi è arrivato senza mai andare via, lo ha fatto solo e semplicemente per dire grazie a una muraglia di cemento sgangherata e arrugginita che ha un merito enorme: nel corso degli anni, la Curva Nord ha unito molto più di quello che si possa pensare. Certo, il numero e il significato degli striscioni esposti ha ricordato a tutti che si è passati da lotte anche importanti tra vari gruppi, ma alla fine resta la passione. E dietro al “Bergamo” c’è qualcosa di unico. Microfono e megafono in mano, è stato emozionante rivedere il Bocia condurre le danze all’interno dello stadio e non alla Festa della Dea; tra i tanti volti incrociati c’erano anche quelli di Luca Percassi e Cristian Raimondi, che sono passati come tifosi qualunque per godersi lo spettacolo. Ci sono stati uomini che non entravano in Curva da tempo e si sono commossi, bambini che ancora non capiscono cosa sia il calcio ma hanno già intuito che l’Atalanta è una roba meravigliosa. Tutti hanno voluto salutare. Si può salutare un gradone? Certo, e Bergamo lo ha dimostrato.

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Siamo unici, non ce ne sono di storie. Nel giro di qualche ora, non appena sono iniziate a circolare immagini e video di quello che è successo allo stadio, sono piovuti complimenti da ogni dove, ma questo, per chi conosce la piazza, è un dettaglio. La verità è che allo stadio sarebbe successa la stessa identica cosa anche con la squadra in lotta per non retrocedere: non sono i punti, non è la classifica, non sono le vittorie a rendere forte la fede nella Dea. Quelle allungano il carro, ma chi lo trascina è sempre presente. Questa sera ci sarà ancora una volta l’occasione di far tremare i muri di tutto il quartiere, l’immagine più bella di quello che ha lasciato la serata di sabato l’ho letto negli occhi di Federica, la mia bimba di quasi 5 anni. Con mamma Sara e la sorellina Martina abbiamo lasciato lo stadio intorno alle 22.45 e pochi minuti dopo sono iniziati i fuochi d’artificio. Mentre camminavamo verso la macchina, un paio di cori potenti hanno squarciato il silenzio di via Marzabotto. «Papà, senti che cantano ancora. È per l’Atalanta», mi ha detto con gli occhi stupiti di chi sta scoprendo il mondo. Hai ragione Chicca, è perché hanno dentro l’Atalanta.

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